Chiamateci “gli invisibili”
È l’ultimo giorno di lavoro per i 25 dipendenti della “Fucine Alto Adige”, azienda metalmeccanica di Cortaccia Sulla Strada Del Vino aperta nel 1976. Un’altra spunta per la crisi dell’economia che rimpingua il suo bottino e non concede tregua. Dal 2008 in poi il progressivo calo delle commesse e l’esternalizzazione del mercato verso paesi come la Cina e la Turchia hanno lasciato poco scampo all’attività che è stata costretta alla chiusura.
Oggi i lavoratori della Fucine si sono riuniti davanti alla sede della ditta per manifestare silenziosamente con un cartello appeso al collo su cui hanno stato scritto il nome di battesimo e la parola “invisibile”. Il motivo: la vicenda è passata assolutamente inosservata, finora infatti non se ne sono interessate né le istituzioni né i media.
“Nessuno si è mosso – denuncia Claudio Voltolini, segretario dei metalmeccanici Cisl - Alto Adige –, come se non fosse successo niente, e 25 persone sono state fatte fuori in un colpo solo. Si fanno grandi discorsi sulla reindustrializzazione, sugli investimenti per la ricerca e lo sviluppo e poi si perde di vista quello che accade sul territorio; abbandonare un’azienda e recuperarla in seguito non è così facile”.
Cosa chiede a questo punto il sindacato alla Provincia? “Che trovi delle soluzioni per rioccupare gli ex-dipendenti – prosegue Voltolini –, per riqualificare il loro lavoro e agganciarli eventualmente agli ammortizzatori sociali; che provveda a inserire un’attività sostitutiva, e che elabori un piano serio di politica industriale”.
Malgrado la situazione in Alto Adige sia ancora sotto i livelli di guardia “dobbiamo stare all’erta – conclude il segretario della Fim/Cisl – perché il tessuto industriale si sta riducendo lentamente e non c’è da parte della politica provinciale un’attenzione e un impegno palesi in questo senso, si punta alto ma i risultati sono molto, molto scarsi”.