Matilde, l'inchiesta resta chiusa
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Nonostante i dubbi espressi da due ex sciatori come De Chiesa e Gros e l'inusuale invito da parte del consigliere del CSM Carbone, la Procura di Bolzano non riaprirà le indagini sulla morte della giovane sciatrice azzurra Matilde Lorenzi. L'incidente era avvenuto verso le ore 9:45 del 28 ottobre scorso sulla pista “rossa” Grawand del comprensorio sciistico “Alpin Arena Senales” lungo un tracciato di slalom gigante. Lo comunica il Procuratore facente funzioni Axel Bisignano attraverso una nota ufficiale. "Dalle dichiarazioni rese dall’allenatore della ragazza, il quale ha assistito in prima persona, risulta che l’incidente si è verificato mentre l’atleta effettuava una spigolata, perdendo il controllo della discesa e finendo rovinosamente fuori pista”.
I Carabinieri della Stazione di Senales e del Centro Addestramento Alpino di Selva Val Gardena trasmettevano "come fatto non costituente reato gli esiti degli accertamenti," per queste ragioni: dal verbale di sopralluogo e dalle fotografie allegate risulta che la pista era delimitata con palinatura posizionata nel rispetto della normativa vigente”, l’incidente si è verificato “nella fase finale della discesa e più precisamente nella zona pressoché pianeggiante caratterizzata da uno slargo con una pendenza modesta (circa 15°)”, e non venivano rilevate violazioni alla normativa sulla sicurezza.
"Si ritiene tutt’ora che l’evento mortale sia stato causato da un fatto meramente accidentale neppure astrattamente qualificabile come reato".
Come si evince dalla visione di alcune fotografie apparse sulla stampa, si legge nella nota, quel tratto di pista non era delimitato da una rete di protezione, "ma ai sensi dell’art. 13 della legge provinciale n. 14/2010, così come da ultimo modificata con legge provinciale di Bolzano del 18.07.2023, n. 15, non vi erano curve o tratti contraddistinti da forte pendenza ovvero caratteristiche tali da causare pericolose fuoriuscite di pista". Anche ai sensi di altri due articoli che riguardano la delimitazione delle piste da sci "non vi era alcun pericolo atipico, né interno nè esterno alla pista, come definito dall’art. 15 del Regolamento di esecuzione (ovvero piante, massi, sostegni di impianti di risalita, alberi, curve particolarmente strette in prossimità di precipizi, crepacci, motoslitte in movimento ecc…), tale da imporre al gestore lungo quel tracciato di allenamento misure di protezione. "Come hanno rilevato i Carabinieri nella relazione di incidente sciistico, quel giorno la neve era compatta e ben battuta, c’era bel tempo, la visibilità era ottima, con assenza di vento".
Questa la conclusione: "Posto, dunque, che nel tratto di pista dove si era verificato l’infortunio, le stesse caratteristiche della pista erano tali da escludere qualsivoglia obbligo di attivazione da parte del gestore, non sussistendo alcuna insidia interna o esterna alla pista, che dovesse giustificare l’adozione di apposite cautele, e non ravvisandosi né da parte dei Carabinieri né da parte della Procura la violazione di alcuna regola cautelare, si è ritenuto e si ritiene tutt’ora che l’evento mortale sia stato causato da un fatto meramente accidentale neppure astrattamente qualificabile come reato ed il relativo fascicolo è stato iscritto a modello 45 (come fatto non costituente reato); motivo per il quale non sono stati disposti neppure accertamenti autoptici, ma questa Procura ha rilasciato il prima possibile il nulla osta alla sepoltura, anche per rispetto della famiglia".