Cronaca | Lo scontro

“Non possiamo vendere sottocosto”

Mascherine per legge a 50 centesimi, protestano farmacie e Cna. Bonvicini: “Non si trovano a quel prezzo, da nessuna parte. Da Conte e Arcuri comunicazione fuorviante”.
Matteo Paolo Bonvicini
Foto: Matteo Paolo Bonvicini

Non bastasse la cautela per le riaperture nella Fase 2, che ha già fatto convergere all’indirizzo del governo il fuoco di fila di imprenditori, partiti di opposizione e di maggoranza, perfino dei vescovi italiani e delle Province autonome di Bolzano e Trento. Ora, verso il presidente del consiglio e suoi delegati, a cominciare dal commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri, arriva la protesta che unisce farmacie e artigiani. Il bersaglio è il prezzo calmierato, “di Stato”, fissato a 50 centesimi per le mascherine chirurgiche. Secondo gli operatori sarebbe semplicemente insostenibile stante la situazione del mercato e la scarsità di approvvigionamenti. “Impossibile trovare i prodotti ad un prezzo consono in modo tale da permetterci di non vendere sottocosto, cosa che non possiamo fare”, tuona Matteo Paolo Bonvicini, farmacista, in rappresentanza dei 128 presidi altoatesini riuniti in Federfarma. La vendita ha subito uno stop in attesa dei chiarimenti chiesti allo Stato.

 

No di farmacisti e artigiani

 

Le farmacie insomma sono sul piede di guerra e dal fronte degli artigiani la Cna Trentino Alto Adige punta l’attenzione sugli effetti dell’ordinanza di Arcuri per le aziende italiane che si stavano riconvertendo alla produzione di dispositivi di protezione. Un altro boomerang secondo gli imprenditori. “Il prezzo a 50 centesimi affonda le aziende il made in Italy delle imprese riconvertite” attacca il presidente Claudio Corrarati.

Il prezzo a 50 centesimi affonda le aziende il made in Italy delle imprese riconvertite (Claudio Corrarati, Cna)

“Evidentemente - riflette l’imprenditore - si pensa ad una massiccia importazione di prodotti dalla Cina o da altri Paesi dove diritti del lavoro, rispetto dell’ambiente, etica e responsabilità sociale sono considerati un disturbo allo sviluppo economico”. Cna Trentino Alto Adige, insieme a Cna Federmoda e ad altri partner si è mossa nelle settimane scorse per “riportare nel nostro Paese una produzione ormai pressoché totalmente delocalizzata”. “Ma l’imposizione del prezzo è un ulteriore schiaffo alle imprese italiane - continua Corrarati -, comprese quelle di Alto Adige e Trentino. I 50 centesimi non rispecchiano i costi di produzione italiani”. La soluzione per rispondere alle esigenze della popolazione senza mettere in crisi le imprese si può ottenere secondo la Cna con “l’abbattimento dell’IVA e i crediti d’imposta per il costo del personale e gli investimenti oppure infine pensando alla detraibilità di tali spese da parte del contribuente”.

 

 

Bonvicini: uno spot elettorale

 

A dare voce ai presidi sanitari è invece Bonvicini, farmacista, oltre che consigliere comunale e coordinatore provinciale assieme a Stefania Gander di Italia Viva, partito che è intervenuto in modo critico verso il piano di Conte sulla ripartenza. Bonvicini precisa di parlare in qualità di rappresentante delle 128 farmacie altoatesine rappresentante da Federfarma, che a livello nazionale sta cercando di avere chiarimenti dal governo sulla questione del prezzo e degli approvvigionamenti di mascherine. “Se, facciamo l’esempio, in tutta Italia si vende un prodotto a 10 euro, non è possibile che il governo dica all’improvviso no, si vende a 5. Non esiste in tutto il Paese e nemmeno all’estero un fornitore che offra mascherine a 40 centesimi, in modo tale da farci stare dentro con i costi. Forse solo in Cina ma poi occorre pagare il trasporto. Tutti sono intorno a un euro. Dunque, al momento la vendita si è fermata”, dice il farmacista.

Chi vuole - prosegue - vende a 61 centesimi, che è sono i 50 centesimi più l’Iva. L’ordinanza di Arcuri specifica infatti che il prezzo calmierato è ‘al netto dell’Iva’. Dunque l’imposta va applicata”. 

Non esiste in tutto il Paese e nemmeno all’estero un fornitore che offra mascherine a 40 centesimi, in modo tale da farci stare dentro con i costi (Matteo Paolo Bonvicini)

Gli operatori dei presidi sanitari, prosegue Bonvicini, si trovano tra due fuochi: da un lato l’esigenza di far avere ai cittadini dispositivi di protezione a prezzo accessibile, dall’altro le strozzature del mercato in fase di emergenza. “Non possiamo vendere sottocosto perché per legge, per farlo, dobbiamo chiedere l’autorizzazione al Comune che solitamente risponde dopo 10 giorni. Ecco perché abbiamo chiesto chiarimenti tramite Federfarma e non vogliamo certo passare per quelli che vogliono lucrare”.

La comunicazione di Conte e Arcuri è stata fuorviante, in Austria invece ci sono poche informazioni e chiare

Il farmacista critica la comunicazione fatta da Conte e Arcuri: “È stata fuorviante, mentre in Austria ad esempio ci sono poche informazioni e chiare. Non ha tenuto conto del ricarico che in questa situazione viene fatto alla fonte. Insomma, a me e ai colleghi è parso uno spot elettorale. Sulle mascherine - conclude - sarebbe auspicabile una distribuzione gratuita alla popolazione. Siamo disposti a dare il nostro contributo anche per poter permettere alle farmacie di tornare a svolgere il loro compito primario, quello di essere un presidio territoriale per la salute e il farmaco”.