Il M5S trentino perde Manuela Bottamedi
Non si è trattato di un fulmine a ciel sereno. L'abbandono del Movimento Cinque Stelle trentino da parte della consigliera provinciale Manuela Bottamedi ha avuto un lungo preludio, fatto di contrasti e critiche rivolte all'ormai ex capogruppo da parte della cosiddetta “ala ortodossa”, espressione di una dialettica che si ripete spesso dalle parti dei pentastellati: se qualcuno non va bene ai Meetup, questi hanno in pratica il potere di rendere impossibile la vita agli eletti, fino a provocarne la destituzione.
In realtà, Bottamedi ha giocato d'anticipo rispetto a un procedimento di espulsione che avrebbe dovuto essere sancito da Beppe Grillo in persona: “Evidentemente, anche nel Movimento non sono bene accette le donne pensanti”, queste le sue dichiarazioni riassumendo le ragioni che l'hanno portata a entrare in rotta di collisione con i suoi ex supporter e a parlare addirittura di "fine del progetto": libertà di votare a favore delle quote rosa, dissenso sull'alleanza europea con Farage, difesa delle scuole equiparate e proposta di allestire per le Comunali una possibile lista civica allargata.
Filippo Degasperi rimane dunque, assieme al nostro Paul Koellensperger, l'unico rappresentante trentino del M5S in Consiglio regionale. Ancora incerta invece la futura collocazione consiliare della Bottamedi, che non vorrebbe confluire nel gruppo misto (“c'è scarsa visibilità”) e quindi sta pensando di fondare un nuovo gruppo (in pratica coincidente con la sua persona) o di accostarsi a un “gruppo vicino” che comunque le consenta una cospicua autonomia.