Politica | SALTO WEEKEND

I fautori dell'ordine

Il Centrodestra manifesta unito sul tema della legalità e della sicurezza. Spicca però l'assenza della Lega.
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Foto: Foto gadilu

Vogliamo restituire alla città la sua parte dimenticata e negletta”. Marco Galateo – ex Forza Italia, ex Lega Nord, attualmente esponente di Fratelli d'Italia – ripete il medesimo concetto a quasi ogni giornalista recatosi al Parco della Stazione di Bolzano, dove circa cento persone, tra militanti e simpatizzanti dei partiti di Centrodestra (con l'aggiunta di un drappello di CasaPound – i tre consiglieri comunali al completo – ma senza esponenti della Lega: “solo chiacchiere”, aveva dichiarato alla vigilia il neo-commissario Massimo Bessone), si sono date appuntamento ieri pomeriggio (29 settembre) per dare vita al “percorso della legalità”.

Il bersaglio polemico, sfocato quel tanto che basta per non far trapelare la vera e propria ossessione che lo tiene in piedi, è sempre quello: gli immigrati, i falsi profughi che contribuiscono al degrado, persino alla rovina della città. Insomma, tutta la “feccia” (come si espresse in Consiglio comunale Andrea Bonazza) che sta in giro a non far niente o a far danni, e perciò dovrebbe essere contenuta da una legislazione più severa, più spedita, che non vanifichi l'emissione delle eventuali pene mediante sconti o scarcerazioni dovute alle difficoltà degli istituti di detenzione. In pratica: maggiori controlli e più galere.

Due signore, all'apparenza moderatissime, contraddicono il loro aspetto: “Io abito in via Marconi – racconta la più loquace – e ormai non sembra più neppure di stare in Italia”. “Di italiani siamo rimasti solo noi anzianotti, il resto è tutta gente che va in bicicletta sui marciapiedi, che sporca, che dorme per strada o se ne sta tutto il giorno a sfruttare il Wi-Fi gratuito del Centro Trevi. Io sono cattolica praticante e non le dico lo schifo che vedo ogni volta che esco per andare a messa”. La costernazione è sincera e fa venire l'acquolina in bocca agli impresari della paura lì intorno, i quali invitano gli astanti a firmare un documento che sproni il Governo ad inasprire tutti i possibili standard di repressione.

Se da questo rassemblement se ne dovesse trarre un'indicazione di unità anche politica, il responso potrebbe persino risultare positivo. Alessandro Urzì – insieme a Galateo quello che cerca di mettersi più in mostra – si sforza di sostenere che la manifestazione è voluta soprattutto dai cittadini, che la politica è comunque al servizio delle loro esigenze. In effetti di gente “vera”, ossia svincolata dalle appartenenze riconoscibili, lì non se ne vede molta. Si rivede invece l'ancora forzista Franco Murano, che insieme all'ex forzista Enrico Lillo interpreta l'ala moderata e tiene in mano lo striscione con la scritta “Certezza della pena = Sicurezza”; Maurizio Vezzali, rimessosi dalla fatica di aver scritto una molto ignorata relazione di minoranza in calce ai lavori della Convenzione per la riforma dell'autonomia, fa finta di essere un cineoperatore e riprende per fini ignoti quanto sta accadendo; Alberto Sigismondi fa un passo indietro e uno avanti, riuscendo quasi nella mirabolante impresa di essere contemporaneamente identificato e non riconosciuto; un po' in disparte, ma comunque anche lui della partita, l'ex candidato sindaco Mario Tagnin, con l'aria di chi negli ultimi mesi si dev'essere perso qualcosa di significativo.

Quando il numero raggiunto non può più crescere, il gruppo si mette in marcia per i vialetti del parco (“non siamo voluti andare per strada per non ostruire il traffico”, chiosa Galateo), evita di entrare in contatto con un piccolo gruppo di “antagonisti”, peraltro recintati da alcuni uomini in divisa, e raggiunge Piazza Magnago. Qui la centuria assume pose ancora più fiere (ma c'è anche qualche bambino a scorrazzare, creando piccole macchie di colore in movimento) e produce altri discorsi identici a quelli di prima – per una volta però non scanditi dalle tribune iperattive dei social network – gongola Lillo – bensì fatti risuonare sotto il Palazzo abbandonato alla vacuità del fine settimana. Arrivano due tizi con una bandiera tricolore (“questa è l'unica bandiera che vogliamo, sempre che ce la facciano sventolare”, è sempre Galateo a dettare la linea), vengono scattate altre foto, si pronunciano altri discorsi e poi, poco prima delle sei e mezzo, l'adunata già comincia a decomporsi.

Abbiamo voluto essere qui oggi in una data che non è stata scelta a caso”, spiega ancora Galateo a un giornalista arrivato in ritardo. “Oggi infatti è il giorno di San Michele, protettore delle forze di polizia, e noi siamo vicinissimi a ogni tutore dell'ordine, così come a chiunque lavori a stretto contatto con la gente, ai controllori dei treni, a tutti coloro, insomma, che hanno il compito di garantire la sicurezza dei cittadini”. Manca poco che non si metta a cantare: “Sicurezza, sicurezza, primavera di bellezza! Della vita nell'asprezza, il tuo canto squilla e va!”.