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La funivia sospesa sul voto

Giovedì prossimo il Consiglio comunale di Bressanone decide sull’approvazione del quesito referendario. Se i due terzi dell’assemblea si dichiareranno favorevoli, si voterà a giugno.

Generalmente una funivia è sospesa sul vuoto. A Bressanone, invece, il progetto di costruire una delle più impressionanti funivie d’Europa è ancora appeso a un voto. Voto che intanto riguarda “solo” l’approvazione del quesito referendario, ma si prospetta ugualmente combattuto, apertissimo, e dunque da analizzare nei suoi presupposti. In realtà la storia è parecchio intricata. Per tentare di ricostruirla, abbiamo incontrato in un caffè di Milland Paolo Cattoi, attivista di un Comitato civico (proAltvor) contrario al progetto fortemente voluto dal Sindaco Albert Pürgstaller e dal governo provinciale.

Visioni contrastanti

L’idea di questa “visione” – racconta – risale a cinque anni fa, quando il Comune si rivolse a una società di management svizzera allo scopo di ottenere un piano di sviluppo per il futuro. Venne così realizzato il cosiddetto “studio Malik”, un progetto turistico incentrato sull’idea del collegamento tra la città e la Plose, la montagna che la sovrasta. Nonostante il ventaglio di possibilità messe sul tappeto, ben presto affiorò e alla fine s’impose la volontà di costruire una funivia nei pressi della stazione ferroviaria, implicando così il sorvolo dell’intera vallata. Una soluzione a dir poco eclatante, che ha immediatamente polarizzato gli animi finendo col creare due gruppi contrapposti: da un lato i sostenitori, convinti che solo in questo modo, puntando cioè a un effetto spettacolare e fortemente caratterizzante, sarebbe stato possibile dare una duratura prospettiva economica alla città valorizzandone al meglio l’immagine; dall’altro i detrattori, innanzitutto i cittadini residenti sotto l’eventuale tracciato, e chiamati per questo i “sorvolati”, ma anche tutti coloro che vedevano e vedono nell’opera faraonica uno spreco di soldi (35 milioni di euro, senza contare quelli poi necessari alla manutenzione anche semplicemente ordinaria), lo sfregio della vallata, e una scommessa destinata ad essere persa. I più scettici, ad esempio, non ritengono che la Plose possa realmente divenire un’attrazione per un grande numero di turisti, a meno di non mettere mano a ulteriori ingenti lavori. Sono inoltre pochi quelli disposti a credere che gli eventuali ospiti lascino davvero a casa l’auto e decidano di arrivare col treno per compiacere le aspettative di Thomas Widmann.

A fronte di un tale dissidio era inevitabile che si arrivasse a un referendum. Ma anche sulla formulazione del quesito si è cominciato a litigare e le fazioni si sono ulteriormente frammentate. Convinti che l’unica cosa sensata e possibile sia quella di far partire la funivia dalla stazione, i sostenitori puntano a una domanda secca, senza sfumature problematiche: “La funivia – sottinteso: che è cosa buona e giusta (ndr) – la volete, sì o no?” Gli altri, invece, da tempo rassegnatisi per il momento a rinunciare a una discussione più ampia e a perorare eventuali alternative, gradirebbero che si tenesse conto degli aspetti legati all’impatto del “sorvolo”, o che almeno il “sorvolo” venisse esplicitamente nominato: “Lei è a favore di un collegamento funiviario tra Bressanone e S. Andrea con sorvolo della conca di Bressanone?” Cattoi mostra il comunicato stampa di proAltvor che accompagna la richiesta di una consultazione popolare, nel quale si legge: “Il 4 aprile il Consiglio comunale, con deliberazione d’urgenza, dovrà esprimere un voto sul quesito referendario proposto dal Comune, ovvero sul collegamento con partenza dalla stazione ferroviaria sì o no. Seguiremo con molta attenzione questa delicata fase decisionale, vedremo come si comporteranno i partiti di coalizione e le opposizioni, e ci riserveremo di passare ad altre azioni, onde evitare a tutti i costi lo scempio di un sorvolo funiviario della conca di Bressanone”.

Il cielo è cupo, ma ancora libero, sopra Bressanone

Adesso il Consiglio si trova sotto pressione. La Stimmung ricorda un cielo carico di elettricità (a proposito: l’eventuale funivia non andrebbe a sorvolare solo la testa dei brissinesi, ma anche i cavi dell’alta tensione di Milland che da anni il Comune promette di togliere). La maggioranza avrebbe in teoria diciannove voti (ne servono venti), ma qualche mossa inaspettata potrebbe sempre avvenire sia in uscita, magari dalle fila degli Eco-Sociali, che in entrata, da parte dei Freiheitlichen. Andreas Pichler, della lista ecologista, afferma che “la gente è stanca e vuole finalmente potersi pronunciare in modo diretto”. Walter Blaas, dei Freiheitlichen, ha convocato martedì prossimo una riunione della sua frazione per verificare l’intenzione uniforme e contraria dei suoi. In teoria ci si esprimerà per alzata di mano, quindi ogni consigliere dovrà esibire la propria scelta anche davanti a un pubblico forse non numeroso – la sala del Consiglio non ha una grande capienza –, ma sicuramente molto attento. Se la maggioranza incasserà i voti necessari, il referendum si farà. Probabilmente nelle prime due settimane di giugno. In caso contrario avremo uno slittamento – magari con un quesito cambiato, come si augurano Cattoi e il suo comitato. I tempi però si allungherebbero in modo considerevole. Il cielo sopra Bressanone non smetterebbe per questo d’incupirsi, ma lo sguardo dei suoi abitanti potrebbe se non altro continuare ad alzarsi senza incontrare ostacoli.

 

 

 

 

 

  

 

 

   

  

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Günther Reifer Dom, 03/31/2013 - 09:37

Danke an Salto.bz für die gute und wichtige Darstellung auch dieser Seite. In den üblichen - auch sehr regionalen Medien (die Brixner wissen was ich meine) - kommt diese Sichtweise kaum durch. Die Diskussion und Auseinandersetzung zu diesem - für Brixen und die hier lebenden Menschen - so wichtigem Thema wird nicht wirklich objektiv und sachlich geführt. Es fehlt an einer wirklich gemeinsamen Vision und man glaubt hier immer noch, dass man mit Investitionen in "Hard Facts" einen Unterschied machen und attraktiv sein kann. Man sollte sich mal fragen, ob es nicht besser wäre einen Teil des anscheinend vorhandenen Geldes in "Soft Facts" zu investieren (Wertedialog, Transition Town, urban gardening, regionae wirtschaftskreisläufe...). Damit könnte man Menschen anziehen, als Stadt und Region Magnet und Vorbild sein. Eine weitere Bahn wird das nicht richten - letztlich geht es immer um die Menschen.
Noch einen Satz zur geplanten Volksbefragung: wenn man schon bei der Formulierung der Frage zum Streiten kommt und sieht wie das hier in Brixen abläuft, will man dann wirklich wissen was die Brixner wollen? Es gäbe mittlerweile viel spannendere Methoden wie man in so einer Kleinstadt (oder Kleinststadt) abstimmen könnte. Es würde aber einen guten Prozess benötigen - der Menschen zusammenbringt und nicht auseinander. Aber hierfür fehlt wohl das Geld.

Dom, 03/31/2013 - 09:37 Collegamento permanente