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“Sindaco, chieda scusa”

Altro che droni. La popolazione sta rispettando le regole, ma non perché temiamo il primo cittadino o la polizia municipale. Le rispettiamo perché abbiamo senso civico.
Renzo Caramaschi
Foto: salto.bz/Arrigoni

Vorrei condividere con voi la grande preoccupazione per il linguaggio che il sindaco della città di Bolzano, Renzo Caramaschi, ha scelto per comunicare in questo periodo così particolare.
Sabato scorso, all’ora di pranzo, è apparso questo post sulla sua pagina ufficiale, il sindaco si dice determinato e utilizza, nuovamente il termine “furbetti” per riferirsi ai cittadini.

Il sindaco informa la cittadinanza  di aver dato disposizioni alla polizia municipale autorizzando l’uso dei droni sul territorio comunale. Il sindaco evidentemente ignora le disposizioni del capo della polizia Gabrielli:
“Nel mirino le polizie locali. Il Viminale non nasconde dove sta il problema: a qualche agente di polizia locale, forse preda dell’entusiasmo di un mezzo tutto sommato nuovo rispetto alle pratiche tradizionali, è scappata la mano. Con l’Enac, dunque, il Dipartimento Ps intende arrivare a definire un protocollo comune e garantito, in particolare per «l’utilizzo di mezzi aerei a pilotaggio remoto da parte delle polizie locali». In effetti Polizia di Stato, Carabinieri e Finanza già fanno uso di droni ma finora non risultano problemi particolari. L’allargamento alle polizie municipali, tutte impegnate nei controlli sulle norme COVID-19, ha fatto emergere utilizzi scorretti. Da evitare subito”.

L’articolo del giornale era consultabile prima che il primo cittadino scrivesse il post. Il sindaco o chi per lui ha cancellato il post dopo circa 60 minuti.

Droni o meno, rimane la preoccupazione per il linguaggio che il sindaco utilizza, rimane lo sconcerto che una persona che avrebbe il compito di rassicurare la popolazione utilizzi un linguaggio che se utilizzato da un 13enne lo avremmo certamente chiamato “linguaggio da bullo”.
Non è il momento per minimizzare l’accaduto.

Droni o meno, rimane la preoccupazione per il linguaggio che il sindaco utilizza, rimane lo sconcerto che una persona che avrebbe il compito di rassicurare la popolazione utilizzi un linguaggio che se utilizzato da un 13enne lo avremmo certamente chiamato “linguaggio da bullo”.

Nella stessa settimana a Bolzano è apparso un articolo in cui il capo della polizia municipale si riferisce a noi cittadini come “furbetti” (e dajeee) e “teste quadrate”.
Il capo della polizia municipale non si può permettere di offendere così la cittadinanza. Parlando dell’inottemperanza delle regole, lui stesso dice che è stato segnalata una persona che correva nelle vicinanze del Talvera seppur residente in zona Don Bosco.
Dunque non abbiamo bisogno di droni per controllare la popolazione. La popolazione sta rispettando le regole, ma non perché temiamo il sindaco o la polizia municipale. Le rispettiamo perché abbiamo senso civico.
Non abbiamo visto a Bolzano in queste settimane assembramenti o comportamenti irrispettosi verso le regole che la situazione straordinaria che stiamo vivendo ci impone.
In vista di questo il linguaggio utilizzato risulta doppiamente offensivo.

Dice l’avvocato Canestrini in una ottima intervista:
“Con i diritti fondamentali non si scherza, le loro limitazioni, per essere compatibili con uno stato di diritto, devono essere circoscritte nel tempo, proporzionate, non contraddittorie, nonché conoscibili e conosciute nella loro esatta estensione, e sempre sottoposte a possibilità di verifica. Tedros Adhanom Ghebreyesus, un esperto dell’OMS, ha affermato che “i virus possono avere conseguenze più forti di ogni azione terroristica”: ciò vale nell’ambito sanitario, ma anche per le regole dello stato di diritto. Neppure in una grave emergenza sanitaria dunque  la democrazia e i diritti fondamentali devono essere percepiti come “eccessivi”: oltre che difenderci dal contagio, difendiamo anche il nostro stato di diritto, restando vigili”.