Per un'Europa dei lavoratori
L'Unione europea se non esistesse già, dovrebbe essere inventata. E questo nonostante i limiti evidenti degli ultimi anni, contraddistinti dall'austerity e dalla riduzione delle tutele sociali, che hanno prodotto una forte crescita delle disuguaglianze tra i singoli Paesi e tra le classi sociali. L'Unione europea, aldilà delle legittime critiche, ha comunque garantito lunghi decenni di pace e di benessere, mai conosciuti prima dal nostro continente. Possiamo viaggiare e lavorare liberamente in tutta Europa e tanti diritti a favore del mondo del lavoro e dei cittadini sono regolamentati anche grazie alla Ue, come orari di lavoro, ferie e congedi di maternità, ecc. In parole povere l'Ue ha protetto ed allargato i diritti dei lavoratori.
Oggi purtroppo si vedono con troppa enfasi gli aspetti negativi e i limiti dell’Europa comunitaria, seppur esistenti, allo scopo di conquistare consenso politico. Invece di lavorare per un’Europa solidale si cerca di dividere il continente puntando sulle piccole patrie, che inevitabilmente portano al nazionalismo ed alla chiusura. Il rischio è il ritorno dei fantasmi di un passato pieno di odio, guerra e morte. La politica ha sicuramente le sue colpe se sempre più persone nell'Ue si rendono conto che gli interessi del mercato hanno spesso la precedenza sulle preoccupazioni sociali. Purtroppo la risposta disgregatrice che ha contagiato molti cittadini europei è pericolosa, perché è cresciuta in un momento storico in cui più che mai sarebbe il caso di puntare su una politica comune basata sulla solidarietà. Solo questo ci farà vincere le sfide del futuro. Servono risorse ingenti per la conversione dell’economia verso forme di produzione eco sostenibili, per affrontare la sfida dell’energia rinnovabile e degli investimenti in ricerca e innovazione, che nessun Paese europeo da solo potrà vincere. Servono invece politiche comuni e una forte sinergia e cooperazione tra i Paesi dell’Ue.
I nostri concorrenti sono sempre più agguerriti e nessun paese europeo potrà contrastare singolarmente giganti economici come gli Usa, la Cina e altri Paesi emergenti come l’India. Un’Europa divisa è destinata a uscire dalla scena politica mondiale e dalle future scelte economiche a livello globale. Nonostante una situazione politica complicata in tutti i Paesi europei dobbiamo non solo ragionare, ma impegnarci concretamente per fare dell'Europa dei mercati un'Europa sociale. Dobbiamo avviare una azione forte per rimettere al centro della politica europea le persone e non gli interessi economici di pochi. Gli interessi sociali e la tutela dei cittadini e dei lavoratori devono tornare ad avere la precedenza sugli interessi della finanza e delle multinazionali. Servono finalmente standard europei per garantire buone condizioni di lavoro. La concorrenza tra gli Stati membri non può basarsi sul lavoro precario, sui salari bassi e su prestazioni sociali sempre più ridotte. Serve una maggiore contrattazione collettiva in tutta Europa e salari adeguati per contrastare la povertà nei singoli Stati aderenti all’Unione europea.
Abbiamo bisogno di una strategia europea per la parità tra i sessi, sostenuta non solo con buoni intenti e parole, ma con misure molto concrete. Creare realmente pari opportunità per uomini e donne è una questione non più rinviabile. La priorità è avviare un programma ambizioso di investimenti nel futuro dell'Europa per assicurare e promuovere la crescita, l'occupazione, l'istruzione, le infrastrutture e il benessere di tutti. I cittadini devono vedere nell'Ue un progetto politico per migliorare la loro vita in modo tangibile nonché sostenibile nel futuro. Ma per contrastare la strategia delle élite economiche che determinano le scelte a livello mondiale serve, a distanza di quasi tre decenni, finalmente un modello di globalizzazione equa: sono le norme internazionali in materia di diritti dei lavoratori, affari sociali, ambiente e protezione dei consumatori che devono disciplinare ciò che accade sui mercati e non il contrario.
E’ un tema delicato e complicato che può essere avviato solo da un’Europa unita. I populisti e i nazionalisti di destra in tutta Europa non offrono soluzioni, ma vanno nella direzione opposta. Il voto sulla Brexit nel Regno Unito e la confusione politica oggi in atto hanno dimostrato dove si approda quando prendono il sopravvento coloro che alimentano le paure collettive, spesso irrazionali, ma che poi non hanno concetti per il futuro. Il Primo Maggio serve mostrare compattezza verso chi vuole dividere il nostro Paese e l'Europa. Diciamo no all'intolleranza, al nazionalismo, al razzismo e al populismo di destra. Ecco perché il Primo Maggio sarà oltre alla giornata del lavoro anche la giornata europea della solidarietà. Vogliamo lottare insieme per la coesione sociale e il progresso, per il buon lavoro, per buone condizioni sociali e per il buon governo.
Reddito e condizioni di lavoro, più contrattazione collettiva e una pensione sufficiente per una vita dignitosa sono gli obiettivi da raggiungere. Invitiamo tutti i cittadini a partecipare alle elezioni europee del 26 maggio e a votare per un'Europa della solidarietà e della giustizia. E in questo senso auguriamo un buon Primo Maggio a tutti!