Politica | Verso le provinciali

Artioli: “difenderò l’autonomia con le unghie e coi denti”

L’offerta politica del Centrodestra locale si è arricchita nei giorni passati di un nuovo soggetto (A-Team), guidato da Elena Artioli, che assume in veste di lista civica l’eredità della Lega Nord Südtirol. Difesa dell’autonomia e salvaguardia della popolazione locale rimangono i punti principali del programma.

Elena Artioli, posso chiederle qualcosa in merito alla controversia interna al suo partito?
Elena Artioli: Di quale controversia sta parlando, scusi?

Nei giornali si è parlato di due personaggi, Hansjörg Kofler e Robert Janek, che avrebbero espresso l’intenzione di voler rappresentare la Lega…
Ah, no. Guardi, su questo è già stato detto e soprattutto scritto troppo. Si tratta di due individui che furono espulsi dal partito già due anni fa e quindi non hanno nessun diritto di definirsi leghisti. Non risultano insomma iscritti né qui né in nessun altro posto. La questione è chiusa e mi dispiace davvero che certa stampa abbia dato credito a quelli che io ritengo essere soltanto dei millantatori, dei truffatori.

Quindi alle prossime elezioni è escluso che, oltre alla sua lista, appaia il fantasma di una non meglio precisata Lega Südtirol?
Se avessimo avuto la possibilità di fare un collegamento di lista forse ne avremmo usufruito, ma qui in provincia non disponiamo di una legge elettorale che lo consente. Si trattava di scegliere e a mio avviso la soluzione di lanciare una lista civica a mio nome, mettendoci la faccia, era la migliore. Soprattutto in questo momento.

Perché soprattutto in questo momento?
Non nascondiamoci dietro a un dito. Il danno d’immagine subito dalla Lega in seguito ai noti scandali non si può minimizzare. Da dirigente del partito mi sento indignata, sono letteralmente furibonda. Non è possibile cavalcare per anni l’onda di “Roma ladrona” e altri slogan del genere e poi fare certe figure. Se gli elettori ci puniscono [il riferimento è alle recenti comunali ndr] hanno pienamente ragione.

E con una lista civica questi problemi svaniscono?
Non svaniscono, ma – come dicevo – è opportuno che i dirigenti che hanno la coscienza pulita ci mettano la faccia, cercando di salvaguardare un rapporto di fiducia che li unisce ai loro elettori.

Al pari della Lega, anche il suo nuovo A-Team si colloca all’interno dello spettro dei partiti autonomisti. Con quali prerogative?
Dobbiamo combattere per quello che abbiamo, questa è la mia posizione. Io non mi lascio incantare. Non sono stati soltanto i provvedimenti presi dal governo Monti a mettere a repentaglio la sussistenza della nostra autonomia. Gli attacchi verranno certamente anche da Letta e mi stupisco di come la Svp adesso si dichiari soddisfatta dei colloqui appena avvenuti col nuovo presidente del Consiglio.

Non bisogna fidarsi?
Io non mi fido. Ripeto: dobbiamo combattere strenuamente per quello che abbiamo raggiunto. In questi anni ci siamo esposti tantissimo, abbiamo creato infrastrutture costosissime e non possiamo permetterci di rinunciare ai finanziamenti che ci consentono di preservarne il funzionamento.

Il Sudtirolo dovrebbe avere dunque puntare alla completa autonomia finanziaria?
Certo. Questo dovrebbe essere il nostro primo obiettivo. Tutte le altre beghe – tipo la toponomastica – non interessano veramente a nessuno. Le persone hanno problemi ad arrivare alla fine del mese, le imprese non riescono a creare sufficienti opportunità per tutti, la politica di austerità impostaci dall’Europa ci sta strangolando. Io sono a favore di una “tassa piatta” al 25%. È assolutamente indispensabile che la nostra gente venga protetta.

Quando parla della “nostra gente” a chi allude?
Alludo ai sudtirolesi, indipendentemente dalla lingua che parlano: tedeschi, italiani e ladini e mistilingue. È dal 2005 che mi batto per sottolineare le prerogative multiculturali del nostro territorio.

E gli altri, chi per esempio risiede qui pur non essendo tedesco, italiano o ladino, non servono a sottolineare le prerogative multiculturali del nostro territorio?
Guardi, non mi vergogno a dire che bisogna avere delle priorità. Vengo contattata quotidianamente da persone disperate, che abitano in case popolari, dispongono di un reddito appena sufficiente per sopravvivere, e sono invece circondate da extracomunitari ai quali vengono garantiti assegni familiari o d’inserimento praticamente senza scadenza. Così creiamo una tensione molto pericolosa.

Quindi, oltre alla completa autonomia finanziaria, lei auspica anche leggi speciali che distinguano in modo più rigoroso tra chi abbia o non abbia il diritto all’assistenza sociale?
Non penso ci sia bisogno di avere leggi speciali. Ma più rigore senz’altro. Del resto la distinzione di trattamento alla quale lei allude già c’è, e si basa sul fatto che le risorse pubbliche sono distribuite con criteri che di certo non avvantaggiano chi è nato qui. Non sono contraria che si aiuti chi ne ha bisogno, intendiamoci, ma non può durare per sempre. Chi non può più rimanere deve essere rimpatriato.

Ma lei sa che, per esempio, i rimpatri costano. E se non ci sono i soldi per consentire i rimpatri, le sembra plausibile che ci siano per mantenere le persone qui?
Non sarà plausibile, ma è quello che accade! Sono migliaia, anche in Sudtirolo, quelli che alla fine rimangono senza poterselo permettere. E alla fine tocca a noi mantenerli.

L’autonomia alla quale lei pensa e che vuole difendere non ha un volto molto ospitale.
Anche l’ospitalità, come dicevo a proposito dell’autonomia, bisogna potersela permettere. E se l’autonomia è in pericolo, si figuri quanto lo sia l’ospitalità.