Per non morire di contributi.

Non c'é solo la Provincia: la società civile ed economica puó essere il vero sponsor della nostra Cultura.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

1972: fatta l’Autonomia bisognava “fare gli altoatesini e i sudtirolesi”. O meglio garantire loro strumenti culturali per la nuova fase storica cui la provincia andava incontro. Il mondo sudtirolese si é subito impegnato a recuperare, difendere e sviluppare la propria lingua, cultura e tradizioni, conculcate durante il fascismo e non solo. Nel mondo altoatesino di lingua italiana si é mantenuto un necessario legame coi processi culturali nazionali e, solo recentemente, si é rafforzata la cultura italiana locale ed “autoctona”. Sta di fatto che la Provincia è stata investita del compito istituzionale di dare supporto economico diretto alle numerose attività culturali gestite da Enti, Associazioni, Cooperative. Lo ha fatto in modo anche generoso, é stata l’epopea dei contributi! Adesso siamo entrati nell’epoca delle vacche magre ed oltretutto la missione culturale della Provincia Autonoma é a un giro di boa. Sono molte le istituzioni culturali che vanno peró verso il limite della sopravvivenza: perché non lo superino, é naturale che si orientino al coinvolgimento dei privati: i propri soci, gli utenti, le imprese. Anche le nuove leggi statali favoriscono fiscalmente contributi e donazioni alla Cultura. Non tutto il male viene per nuocere: meno contributi pubblici, piú partecipazione dei cittadini e della società. Meno sovvenzionati e piú liberi!