Politica | Toponomastica

Bilinguismo senza sfumature

Convegno a Bolzano per ribadire l'intangibilità del patrimonio culturale e identitario legato all'uso dei nomi. Tra i partecipanti anche il Senatore Carlo Giovanardi.
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Foto: Salto.bz

Alessandro Urzì è perentorio: “Dopo il referendum il tema della toponomastica verrà riproposto in Consiglio provinciale, dove si discuterà un Disegno di Legge targato Svp. È quindi necessario insistere, affermare i nostri principi”. Per affermare “i nostri principi” il Consigliere di Alto Adige nel Cuore ha così organizzato e condotto, presso la sala del Circolo della Stampa di via dei Vanga, a Bolzano, un convegno (caratterizzato da una estrema unità di vedute dei relatori) intitolato “I nomi contesi”, al quale hanno partecipato il Senatore Carlo Giovanardi, l'ex Presidente del Consiglio provinciale Maurizio Vezzali e il rappresentante degli italiani di Slovenia e Croazia, Maurizio Tremul. Una cinquantina circa i presenti.

Parafrasando un celebre titolo, qui non si tratta di cincischiare o indugiare su cinquanta sfumature di toponomastica. Ma neppure su venti, o dieci, o cinque. L'assunto da affermare, quello cioè che sintetizza “i nostri principi”, è invece scolpito come un'idea nella mente divina: ufficializzare tutto, non rimuovere alcunché e quindi sancire una volta per tutte il diritto della comunità italiana a rivendicare senza complessi la propria identità storica e il diritto di abitare questa terra al pari degli altri due gruppi linguistici. “Vogliamo affermare un'istanza morale – ha ribadito Urzì –, secondo la quale ogni gruppo deve decidere su ciò che lo riguarda, così come del resto è scritto anche nello Statuto di autonomia, che noi difendiamo”. Questo rimanda al mittente ogni proposta di chi vorrebbe puntare a individuare dei compromessi che, in ultima istanza, “significano solo la restrizione del patrimonio identitario di un gruppo, del nostro gruppo”. In sintesi, “nessun accordo politico intacchi la problematica dell'identità”, e anche nel caso degli esempi più controversi (per esempio “Vetta d'Italia”) o dei nomi apparentemente più trascurabili, ovunque si riscontri una documentazione in grado di certificare un utilizzo radicato nessuno si azzardi a negarne l'esistenza evidente.

Maurizio Tremul ha portato la sua testimonianza di italiano proveniente da un contesto, quello istriano, che ha vissuto in modo ben più drammatico le conseguenze di una politica di violenta snazionalizzazione. “Dopo il 1945 – ricorda – gli italiani che abitavano nella ex-Jugoslavia sono stati costretti a lasciare le loro case e tutta la toponomastica e la odonomastica venne cambiata. Noi non chiediamo che vengano tolte le nuove denominazioni slovene e croate, ma stiamo operando per ricostruire la nostra identità negata. Siamo insomma orientati ad aggiungere, perché crediamo che questo sia corrispondente all'idea di Europa che vogliamo affermare”.

Anche per il Senatore Carlo Giovanardi (del gruppo Grandi Autonomie e Libertà) – il quale ha ricordato che il giorno dei funerali di Silvius Magnago, quando lui era Sottosegretario del Governo, fece parte della sua orazione funebre in tedesco – il segreto di una autentica convivenza di livello europeo sta nell'aggiungere, mai nel togliere: “Dobbiamo guardare avanti. Le minoranze hanno il diritto di essere salvaguardate ovunque nello stesso modo”, perciò occorre reprimere il virus del nazionalismo, che consiste nel negare l'identità altrui, prima che la sua diffusione riapra vecchie ferite. “Bisogna che la storia, tutta la storia sedimentata, sia valorizzata. Sarebbe inaccetabile cancellare dei nomi che ormai sono un punto di riferimento centenario per una intera comunità”. Alla domanda esplicita se non sarebbe opportuno almeno provvedere di una nota a pie' di pagina la futura legge sulla toponomastica, spiegando cioè l'origine protofascista di tanta sua parte, Giovanardi è irremovibile: “Non vedo il motivo per porre un problema che nessuno si pone, essendo del tutto ovvia l'origine di quei nomi. Ripeto: guardiamo avanti e cerchiamo di superare in modo positivo il contrasto”.