In principio ci fu Buster Keaton

All’età di 6 mesi Joseph Francis Keaton ruzzolò giù per le scale di casa. Leggenda vuole che il mago Houdini, che frequentava spesso la famiglia Keaton, quel giorno assistesse alla scena e, scongiurato l’infarto - dal momento che il piccolo era miracolosamente rimasto illeso - gli affibbiasse il nome di “Buster”, colui che distrugge e mai viene distrutto. A 7 anni Keaton era già un acrobata di professione, peculiarità che sfrutterà in tutti i suoi film, non solo girando personalmente tutte le scene più pericolose ma facendo anche da stunt per gli altri attori. Sul set di Sherlock Jr. (Calma, signori miei!, 1924) si fratturò il collo e se ne accorse solo molti anni più tardi durante un check-up di routine.
Il paragone fra Keaton e Charlie Chaplin è spesso un pigro esercizio della critica. Il magnetismo di Charlot sta nella sua spregiudicata ed empatica capacità di “parlare” a tutti; Keaton, “The Great Stone Face”, è l’antisentimentale per eccellenza, il volto dell’impassibilità di fronte a qualsiasi disavventura o epico disastro. “Buster non cercherà mai di farci piangere, perché sa che le lacrime facili sono superate”, disse una volta il regista spagnolo (naturalizzato messicano) Luis Buñuel.
Buster Keaton e Charlie Chaplin in Limelight (Luci della ribalta), 1952
Fra i film più notevoli di Keaton The General (Come vinsi la guerra, 1926), Steamboat Bill Jr. (Io e il ciclone, 1928) e una delle più raffinate riflessioni sul cinema: The cameraman (Io e la scimmia, 1928). Amato dalle avanguardie cinematografiche il regista-attore fu ben presto dimenticato con l’avvento del sonoro, rivoluzione che lo inghiottì senza scampo perché egli non volle o non fu in grado di imparare le nuove regole del gioco.
Memorabile fu la sua interpretazione nel cervellotico Film (1965) di Alan Schneider e scritto da Samuel Beckett. Keaton morì poco dopo, il 1° febbraio del 1966. A 50 anni dalla sua scomparsa la Cineteca di Bologna, che nel 2015, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, aveva già restaurato le pellicole One Week (Una settimana) e Sherlock Jr., per l’edizione 2016 del Cinema Ritrovato prevede la proiezione di altri cinque film "tirati a lucido".
Si chiamava Dopo mezzanotte il film di Davide Ferrario del 2004 che racconta la storia di Martino (Giorgio Pasotti) rinchiuso nella Mole Antonelliana e convinto di vivere in un film di Buster Keaton, dove “l’amore è tutto botte e capitomboli e si finisce a camminare mano nella mano”. Una certa idea di cinema, inaffondabile, che penetra e si incaglia nella parte più vulnerabile della memoria.