Vienna stringe le maglie
Bocciato da due esperti di diritto costituzionale e comunitario, il tetto massimo fissato dall'Austria per l'accoglienza dei migranti rientra dalla finestra del procedimento accelerato per l'asilo al confine. Il governo di Vienna ha infatti deciso di spostare alle proprie frontiere l'esame delle richieste presentate dai profughi e di attuare una politica decisamente restrittiva in materia di diritto di asilo. Le domande giudicate non motivate a un primo esame sommario, hanno spiegato i ministri degli Interni Johanna Mikl-Leitner e della Difesa Hans Peter Doskozil, saranno bocciate seduta stante, e i rispettivi firmatari respinti verso il paese di provenienza.
In qualità di consulenti del governo austriaco,Walter Obwexer, esperto di diritto comunitario originario di Bressanone, e il costituzionalista Bernd-Christian Funk avevano giudicato inammissibile fissare per legge un tetto massimo annuo per l'accoglienza dei profughi. Ma se Vienna ora da un lato si vede costretta ad abbandonare la quota annua di 37.500 migranti individuata mesi fa, dall'altro potrà continuare a considerarla un dato indicativo „interno“ su cui basare la propria politica dell'accoglienza. Così facendo, l'Austria non entrerà in conflitto con il diritto dell'Unione europea, ha dichiarato Obwexer stamani ai microfoni di Rai Südtirol.
I ministri Mikl-Leitner e Diskozil in visita al valico di Spielfeld
Il procedimento accelerato al confine implica un rafforzamento dei controlli ai valichi, hanno spiegato ieri i due ministri austriaci, facendo esplicito riferimento anche al Brennero. Entro qualche settimana, ha detto Mikl-Leitner, l'Austria definirà il numero di centri di registrazione da allestire ai propri confini per far fronte all'afflusso di migranti. I richiedenti asilo potranno stazionarvi per un tempo massimo di 120 ore, in attesa di sapere se la domanda di asilo è stata accolta.
Per quanto riguarda i motivi riconosciuti come validi per richiedere asilo in Austria, Vienna si limiterà ad accogliere le domande di chi è in grado di dimostrare una minaccia concreta alla propria incolumità fisica in patria. Altra ecceszione: gli ingressi per ricongiungimento familiare. „Basta con la politica delle porte aperte“, ha dichiarato la ministra Mikl-Leitner.