Contributi per i pendolari, nuovi criteri
I lavoratori che non possono usufruire di un servizio di trasporto pubblico per recarsi al loro luogo di lavoro possono in Alto Adige accedere a una serie di contributi pubblici per rientrare nelle spese di viaggio. Si tratta di una legge provinciale del 1981, che ha aiutato molti pendolari fino al 2009, anno in cui questi contributi sono stati bloccati. "Finalmente siamo giunti a un accordo" ha commentato Renzo Rampazzo, della CISL/SGB. La concertazione è durata un paio d'anni, e infine i sindacati sono riusciti a trovare un punto di contatto con l'assessore Thomas Widmann.
Sblocco dei contributi
Il primo raggio di sole emerge proprio nell'ambito dei contributi arretrati, bloccati fin dal biennio 2009-2010. Finalmente il via libera ai rimborsi per le oltre 20.000 domande presentate e rimaste a prendere la polvere negli uffici. La provincia ha infatti stanziato un fondo straordinario di 6 milioni di Euro per liquidare i rimborsi rimasti aperti per quel biennio.
E per quanto riguarda il 2012? A causa dei tagli imposti dalla spending review, infatti, i fondi erano stati bloccati. Ora sarà possibile presentare le domande per i contributi dell'anno scorso dal 18 agosto al 31 novembre. "Di questi fondi ci occuperemo nel prossimo futuro" ha affermato l'assessore. Sì, perché oltre allo sblocco dei fondi sindacati e amministrazione pubblica hanno preso altre importanti decisioni.
Nuovi criteri
Dal 2014, infatti, entreranno in vigore nuovi criteri per l'assegnazione dei rimborsi. "Si tratta di criteri più restrittivi, ma che distribuiscono contributi maggiori" ha commentato Widmann. In sostanza meno persone potranno usufruirne, ma saranno fondi più cospicui, atti a incentivare il trasporto pubblico o il car pooling.
Potranno usufruire di questo genere di finanziamento tutti i lavoratori dell'Alto Adige che hanno difficoltà o impedimenti a utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro. Ad esempio gli operai che fanno turni in fabbrica, con orari incompatibili con i mezzi pubblici, o gli insegnanti precari che devono percorrere tratti di strada molto lunghi e che non possono usare treni e autobus a causa di coincidenze mancanti o sfavorevoli. L'importante è che dimora abituale e posto di lavoro distino almeno 18 chilometri (prima erano 10) o che la distanza con la prima fermata sia di almeno 7 chilometri. Inoltre è data grande rilevanza al fattore tempo; per accedere ai rimborsi è stato stabilito un tempo minimo di 60 minuti per raggiungere il posto di lavoro, percorsi a piedi compresi.
In termini monetari, si è deciso un aumento generale del rimborso per chilometro: da 0,038 Euro a 0,05. Incentivi anche per il car pooling. Quando due o tre persone decidono di condividere la vettura per recarsi nel luogo di lavoro allora ci sarà un aumento progressivo del 20 e del 30% dell'importo rimborsato a ciascuno dei lavoratori. "Sarà certamente un vantaggio anche per l'ambiente, e non solo per i lavoratori" ha commentato Irmgard Gamper (CGIL/AGB). E' stata presentata anche un'apertura vero l'esterno: a questi fondi potranno accedere i cittadini residenti in tutta l'unione europea. Ovviamente la tratta rimborsata sarà solo quella percorsa in provincia.
Per questi rimborsi è stato infine aumentato il budget complessivo. Se fino al 2013 lo stanziamento pubblico era di 2,2 milioni di Euro, dal 2014 saranno 3 i milioni di Euro investiti.
I sindacati
I rappresentanti dei sindacati presenti alla conferenza stampa si sono detti unanimemente soddisfatti dell'obbiettivo raggiunto. "Questo risultato dimostra che quando c'è volontà di comprensione reciproca si riesce ad arrivare a utili compromessi" ha affermato Rampazzo. I sindacalisti si sono detti particolarmente contenti perché hanno seguito questa vicenda per due anni, senza mai abbandonare la loro posizione. "Se una legge c'è è necessario che venga rispettata, e il fatto che per tre anni i contributi non siano stati erogati interrompeva questa continuità" ha spiegato Rampazzo. Per quanto riguarda i criteri più selettivi, nessuna critica aperta da parte delle associazioni sindacali. Con la riduzione della disponibilità economica in questo periodo di crisi è difficile far fronte a tutte le necessità. "E' comunque positivo che finalmente si sia riusciti ad arrivare a una conclusione" ha commentato il sindacalista "ma forse non è un caso che questa decisione sia arrivata quando manca poco alle elezioni".