Economia | Commento

Un treno in loden

E' possibile coniugare i tagli alla spesa pubblica ritoccando al rialzo investimenti che hanno soprattutto una valenza simbolica? Una domanda che rivolgiamo all'assessore Widmann.


September Sessions - prev - Igrid Mauroner
Foto: Sigrid Mauroner

Dal grande affresco programmatico tracciato ieri dall’assessore Thomas Widmann si poteva ricavare l’impressione di un contrasto che probabilmente egli avrebbe giudicato apparente. Una domanda per andare al nocciolo della questione, sperando di riuscire a vederci più chiaro: possibile uscire dalla crisi operando tagli alla spesa corrente e contemporaneamente finanziando opere che, oltre alla normale funzionalità richiesta, magari finiscono col costare di più perché non si vuole rinunciare al loro alto valore simbolico? E la cosiddetta “autonomia integrale”? Costerà di più o di meno di quella che già abbiamo? Widmann è convinto che la psicologia abbia liquidato l’ontologia. Per questo se lo cerchi al telefono e la sua segretaria ti dice che “l’assessore appena può richiamerà” è meglio applicarsi subito a qualche impervio esercizio d’immaginazione.

Con un esempio concreto il nocciolo della questione assume allora la forma di un treno. Anzi, di otto treni nuovi di zecca, che alleggeriranno la vita di noi pendolari usualmente stipati come sardine. Ma ecco la sorpresa. I seggiolini dei treni avranno rivestimenti in loden. Walter Niedermayr, amministratore delegato della ditta che fornirà questi rivestimenti, ne decanta i pregi: “Si tratta di un tessuto in pura lana, compattato e frollato, di straordinaria qualità e studiato appositamente per soddisfare tutte le funzioni richieste”. Ma quanto costa una roba del genere? “Beh – esita un po’ Niedermayr – i nostri prodotti hanno prezzi che variano dai 25 ai 100 euro al metro”. E nel caso specifico? “Diciamo che siamo più vicini ai 100 che ai 25. Comunque ribadisco: abbiamo a che fare con un materiale straordinario, autentico, ed è proprio il concetto di autenticità che ha convinto quelli della Provincia”.

Non abbiamo bisogno solo di treni, direbbe Widmann, ma anche di simboli. E un treno simbolico, simboleggiante cioè l’autenticità, costa più di un treno ridotto alla banale somma di significato e significante. Torna così la domanda: possibile uscire dalla crisi operando tagli alla spesa corrente e contemporaneamente finanziando opere che, oltre alla normale funzionalità richiesta, magari finiscono col costare di più perché non si vuole rinunciare al loro alto valore simbolico? Se avessi trovato Widmann al telefono gliel’avrei chiesto. E gliel’avrei chiesto anche se mi avesse richiamato. Così, adesso, non posso far altro che immaginarmi la risposta.