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Prendere sul serio i diritti delle donne

Il caso Rubiales si svolge in una Spagna in cui il tema della violenza di genere è all'ordine del giorno. Ecco perché bisogna saper andare oltre l'indignazione passeggera
Luis Rubiales
Foto: Wikipedia

Lo scorso 20 agosto, grazie alla telecronaca di Tiziana Alla e Carolina Morace su Rai Sport, da appassionato di calcio e spagnolo che vive in Alto Adige da diversi anni, ho potuto godere della vittoria della nazionale spagnola nella Coppa del Mondo femminile che si è svolta in Australia e Nuova Zelanda. Un successo inaspettato da parte di una squadra giovane e talentuosa che ha vinto brillantemente il titolo. Tuttavia, la vittoria della Spagna sull'Inghilterra in finale grazie a un gol di Olga Carmona - che purtroppo ha saputo della morte del padre al termine della partita - è stata oscurata dal comportamento intollerabile del presidente della Federcalcio spagnola, Luis Rubiales. In primo luogo, per il suo gesto scurrile, afferrandosi le parti intime mentre si rivolgeva al controverso allenatore della nazionale Jorge Vilda dalla tribuna d'onore in presenza della Regina, dell'Infanta Sofia e del presidente della FIFA. Se questa mancanza di educazione, decoro e portamento già ci dava un'immagine del personaggio in questione, Rubiales è andato oltre e durante la cerimonia di consegna delle medaglie ha baciato in bocca la giocatrice Jennifer Hermoso, contro la sua volontà.




Il comportamento di Rubiales è stato l'ennesimo tassello della lunga lista di scandali nei quali il presidente era coinvolto da quando è entrato in carica: il licenziamento dell'allenatore Julen Lopetegui pochi giorni prima dell'inizio della Coppa del Mondo in Russia, le accuse di corruzione, i dubbiosi affari con l'Arabia Saudita e, soprattutto, il mantenimento di Jorge Vilda come allenatore della squadra femminile nonostante le rinunce di 15 giocatrici nel 2022, che hanno dichiarato che la situazione della nazionale - generata dal modo di fare di Vilda - ha influito significativamente sul loro stato emotivo.
 

Il comportamento di Rubiales è stato l'ennesimo tassello della lunga lista di scandali nei quali il presidente era coinvolto da quando è entrato in carica


Dall'iniziale sorpresa per l'azione di Rubiales, da alcuni scusata e minimizzata come un’uscita tipica della televisione berlusconiana che i nostri due paesi condividono, si è passati in poche ore a un rifiuto generalizzato da parte della maggioranza della società spagnola. Un'ondata inarrestabile di condanna che dimostra quanta strada abbia fatto la Spagna negli ultimi anni in termini di parità tra uomo e donna. Infatti, le statistiche delle Nazioni Unite collocano la Spagna a uno dei più alti livelli di uguaglianza insieme a Stati come l'Olanda e la Finlandia, ben al di sopra dell'Italia. A nulla sono servite le scuse assurde e impostate di Rubiales in un video registrato durante uno scalo a Doha durante il volo di ritorno in Spagna. Un video per il quale Rubiales e Vilda hanno esercitato senza successo pressioni su Hermoso per minimizzare il comportamento del presidente. Nonostante la crescente ondata di indignazione in Spagna, Rubiales non ha esitato a definire "idioti", "stupidi", "stronzi", "babbei" e "facce di culo" coloro che hanno "perso tempo" a criticare il suo bacio, che a suo dire era "tra due amici che festeggiavano qualcosa".

 

Un ondata inarrestabile


Con il passare dei giorni la pressione sembrava diventare insopportabile e la classe politica chiedeva all'unanimità le dimissioni di Rubiales. Tuttavia, Rubiales ha scelto di fare una cosa molto spagnola, rimanendo in carica contro ogni previsione. In un'imbarazzante conferenza stampa, Rubiales ha rifiutato di dimettersi, denunciando il suo "omicidio sociale" per mano del "falso femminismo". Ha accusato la vittima, Jennifer Hermoso, di aver mentito, sostenendo che il bacio è stato "spontaneo, reciproco, euforico e consensuale". In conclusione, ha offerto a Vilda il rinnovo e ha dato ordine di pubblicare una serie di fotografie che, a suo dire, avvaloravano la sua versione del bacio consensuale.
Fortunatamente, la società spagnola si è evoluta e comportamenti come quello di Rubiales non sono più tollerati o giustificati dalla maggioranza. I tempi in cui si incolpava la vittima delle molestie, che veniva vilmente sottoposta al pubblico ludibrio (avrebbe dovuto fare qualcosa), piuttosto che il suo molestatore (come è successo con Nevenka Fernández), sembrano appartenere al passato. Tuttavia, sarebbe un errore pensare che non ci sia più lavoro da fare per proteggere i diritti delle donne. Purtroppo, ci sono ancora ambienti - sia in Spagna che in Europa - che sembrano essere immuni al valore dell'uguaglianza e che continuano a ospitare comportamenti misogini e ripugnanti come quello di Luis Rubiales. Per esempio, la disgustosa giustificazione e le scuse per il comportamento di Rubiales pubblicate in questi giorni sul Dolomiten, il giornale più letto della provincia che mi ha dato una nuova casa, a cui ha risposto brillantemente Barbara Plagg su Barfuss.

I tempi in cui si incolpava la vittima delle molestie, che veniva vilmente sottoposta al pubblico ludibrio, piuttosto che il suo molestatore, sembrano appartenere al passato


La tutela dei diritti delle donne deve essere presa sul serio, non può essere un fiore di un giorno nella foga di un particolare scandalo che fa tendenza. Deve andare oltre l'indignazione passeggera attraverso qualche post sui social o dichiarazioni altisonanti di diversi leader politici. Richiede azioni, misure da parte delle autorità pubbliche. Pertanto, il comportamento ripugnante di Rubiales non deve essere l'albero che ci impedisce di vedere la foresta. Come società, dobbiamo anche censurare le cattive politiche pubbliche che non proteggono le donne, così come le lotte di parte che antepongono l'ideologia al pragmatismo.
Non bisogna dimenticare che il caso Rubiales si svolge in una Spagna in cui la tutela dei diritti delle donne è da mesi nell'occhio del ciclone. Nella stessa settimana in cui tutto il Paese discuteva delle azioni di Rubiales, la Corte Suprema ha pubblicato due sentenze che riducono le pene dei condannati per reati sessuali. Il primo, un uomo di 34 anni, si è visto ridurre la pena di un anno per aver abusato di una bambina di 12 anni; il secondo sconto è stato riservato a due fratelli che hanno fatto ubriacare una minorenne che era venuta a fare da babysitter al figlio di uno di loro per violentarla ripetutamente. Questa riduzione di pena non è avvenuta perché i giudici della Corte Suprema sono sessisti, come sostengono alcuni gruppi politici, o perché non credono alla storia della vittima o ritengono che tali crimini meritino una minore riprovazione penale, ma a causa di una legge mal concepita che ha portato a centinaia di riduzioni di pena per i condannati per violenza sessuale.

Nella stessa settimana in cui tutto il Paese discuteva delle azioni di Rubiales, la Corte Suprema ha pubblicato due sentenze che riducono le pene dei condannati per reati sessuali


La cosiddetta "legge del solo il sì è sì"  intendeva porre fine alla differenza tra aggressione sessuale (quando c'è violenza o intimidazione) e abuso sessuale (quando queste circostanze non sono presenti), unificando tutte le condotte lesive della libertà sessuale sotto il mantra di porre il consenso come elemento centrale, nonostante questo fosse già presente nella normativa precedente. Malgrado gli esperti avessero avvertito che questa legge avrebbe portato a una generale riduzione delle pene, in quanto stabiliva pene minime più basse rispetto alla legge precedente, la riforma è stata approvata a larga maggioranza dal Parlamento. È iniziata così una serie di scarcerazioni e riduzioni di pena per stupratori e pedofili, tra la rabbia dell'opinione pubblica e la smentita della classe dirigente, che ha attribuito la colpa a un'errata interpretazione della legge da parte dei giudici. Nemmeno la conferma di queste riduzioni da parte della Corte Suprema ha indotto il governo a correggere la situazione. Per quattro lunghi mesi, il governo ha dato priorità alla risoluzione delle sue lotte interne - c'erano divergenze di opinione all'interno della coalizione PSOE-Podemos - piuttosto che dare una risposta rapida al problema. Alla fine, di fronte all'intransigenza di Podemos - autore della legge -, i socialisti non hanno avuto altra scelta che appoggiarsi al Partito Popolare per riformare la legge e tornare al progetto precedente, aumentando nuovamente i minimi.

La cosiddetta "legge del solo il sì è sì" intendeva porre fine alla differenza tra aggressione sessuale e abuso sessuale, unificando tutte le condotte lesive della libertà sessuale sotto il mantra di porre il consenso come elemento centrale

 

Così come dovremmo condannare prontamente le azioni di Luis Rubiales, senza scuse o patetiche giustificazioni come quelle che abbiamo letto in questi giorni, dovremmo censurare prontamente l'atteggiamento puerile e di parte del governo spagnolo, che privilegia i propri affari interni rispetto all'interesse generale e, in particolare, alla sicurezza delle donne. Il fiasco della "legge del solo il sì è sì" dovrebbe ricordarci che la tutela dei diritti delle donne è una lotta quotidiana in cui dobbiamo essere esigenti con le autorità pubbliche, a prescindere dall'ideologia o dalla partigianeria. Semplicemente perché la disuguaglianza di genere, la misoginia o il maschilismo non hanno posto in una società democratica, né in Spagna, né nella regione che ora chiamo casa, né altrove.