la crisi del partiti tradizionali

i partiti tradizionali sono ancora in grado di rappresentare gli interessi dei cittadini?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

 

Che i partiti politici nazionali siano in crisi è piuttosto evidente; che non sia necessario “rottamarli” pure,  dal momento che si stanno sbriciolando da soli. Una mera constatazione: anni fa lo scontro era “fra” i partiti, ora lo scontro è “nei” partiti. Ultimo, ma solo in ordine cronologico, Scelta Civica che rischia grosso dopo l’addio dell’ex Premier Monti, i cui fedelissimi hanno già chiesto la cacciata dell’UDC, il che di per sé non è un gran perdita, e la testa di Mauro. Il M5S paga lo scotto dei due capibastone Grillo e Casaleggio, fra fronde interne e dissidenti. Messo non certo meglio il PDL incasinato fra falchi, colombe, lealisti, innovatori, scissionisti, pontieri, e chi ne ha più ne metta. Il PD, non pervenuto: per evidenti motivi di spazio;  anni fa il deputato Giorgio Merlo contò addirittura 16 correnti interne al Partito Democratico. Correnti che proprio di recente il viceministro dell’economia Fassina  ha definito “un grave handicap del PD”. Ora la questione non è se esistano ancora oppure meno, ma se siano in grado di garantire una rappresentanza politica agli interessi del cittadino.