Politica | Referendum

I fuochi del NO

A Belluno gli autonomisti del BARD si mobilitano contro la Riforma Costituzionale: “abbiamo poco e ci porteranno via tutto”.
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Foto: www.facebook.com/BellunoAutonoma

E’ tutta una questione di punti di vista e di giochi di posizione. 
Per il futuro gli autonomisti bellunesi coccolano alcuni sogni come quello del treno delle Dolomiti per il quale nei giorni scorsi sono stati in Venosta a lustrarsi gli occhi. Ma il presente è drammatico, con la Riforma Costituzionale di Renzi che rischia di dare il colpo di grazia ai loro sogni di avvicinare le autonomie altoatesina e trentina, tanto vicine territorialmente quanto politicamente lontane. Tutto questo nonostante la grande vicinanza che il BARD può vantare da tempo con il parlamentare europeo SVP Herbert Dorfmann che in provincia di Belluno nel 2014 raccolse diverse migliaia di voti. 
Nei giorni scorsi sulle montagne del Cadore sono persino tornati ad ardere i fuochi che dal 2012 gli autonomisti accendono a fine ottobre, cugini di quelli sudtirolesi del Sacro Cuore. Ancora una volta: così vicini e così lontani. Stefano Dal Favero è uno dei militanti del Bard che si è occupato in prima persona dell’organizzazione dei fuochi che sono stai accesi da Belluno a Borca di cadore, dal Comelico Superiore a San Gregorio nelle Alpi, da Sospirolo alla Val di Zoldo, da Pieve di Cadore a Falcade. 

salto.bz : Come sono andati i fuochi quest’anno?
Stefano Dal Favero - Bene. Abbiamo iniziato nel 2012 perché all’epoca sembrava che potessero inglobarci nella provincia di Treviso. 

Quest’anno i fuochi erano legati al NO alle Riforma Costituzionale, vero?
Sì. Se passa questa riforma non come provincia siamo praticamente morti. Perdiamo ogni specificità: basta guardare l’articolo 40. Si parla specificatamente delle ‘aree montane’, ma non è precisato quali. 

Da anni voi chiedete passi avanti per l’autonomia bellunese e invece qui si tratterebbe di un passo indietro. 
Per noi sicuramente sì. 

Da sempre voi siete in stretto contatto con il parlamentare europeo Herbert Dorfmann. Come vivete il fatto che il suo partito, la SVP, è schierato per il sì al referendum?
E’ logico: a loro hanno dato la possibilità di avere ancora più rappresentatività. Nel nuovo senato la regione Trentino Alto Adige avrà 4 senatori su 150 invece che su 315. 

Non siete amareggiati per questo?
Sì, ma sinceramente non possiamo dare a loro torto. 

Dorfmann in realtà ha preso diversi voti anche da voi…
Con lui restiamo sempre in contatto. L’11 novembre a Stanto Stefano di Cadore faremo insieme un incontro dedicato al tema del treno delle Dolomiti. Con lui abbiamo anche fatto insieme nei giorni scorsi il sopralluogo in Val Venosta. 

Come si posizionano le istituzioni bellunesi nei confronti del Referendum?
Il PD naturalmente è per il sì così come la presidente della Provincia di Belluno. Anche alcuni sindaci si sono espressi in questo senso. E’ l’ordine di squadra. 

E voi continuerete a spiegare le vostre ragioni, che sono quelle del NO.
E pensare che sarebbe bastato poco, cioè che nominassero “le province montane confinanti con stati esteri”. Sia per noi che per Sondrio, che siamo le uniche due province totalmente montane che restano fuori dall’autonomia. 

L’ex sindaco di Belluno Gianclaudio Bressa coinvolto da tempo nella compagine di governo non fa nulla per voi?
Ormai lui è ‘dei vostri’. E’ a Roma ma è stato eletto a Bolzano. Quindi…