Società | Second hand

Il pioniere delle nevi

Il freeskier Markus Eder dice addio alle competizioni olimpiche per andare a sciare su vette inesplorate. “La paura mi aiuta ad analizzare il rischio”.
Eder, Markus
Foto: Redbull

L’enfant prodige dello sci si racconta. Il quasi 27enne atleta altoatesino Markus Eder, che a 10 anni praticava lo sci alpino e a 15 gareggiava con Dominik Paris prima di diventare un provetto freerider, partecipando anche ai Giochi olimpici di Sochi nel 2014, spiega ora la sua decisione di lasciare il freestyle olimpico. E lo fa dalle pagine della Gazzetta dello Sport. “La federazione internazionale - dice - ha messo così tante regole che la parola ‘free’ ormai mi sembra esagerata. Però il freeski mi piace ancora, così ho deciso di portarlo sulla neve fresca. Questa è diventata la mia specialità”.

L’indomabile spirito avventuriero lo ha convinto a preferire imprese diverse, a inanellare i suoi trick funambolici su montagne inesplorate, lontano dall’ufficialità delle gare (eccezion fatta per il Freeride World Tour a cui parteciperà) e dai voti dei giudici. Sport estremo, sì, ma con una troupe di professionisti al seguito. Nel frattempo dalle sue spedizioni in Nord America e Georgia sono stati tratti due film, presentati fra l'altro al Milano Montagna Festival 2017. Il primo, Drop everything, girato con altri freeskier fra l’Alaska e il Canada, è “incentrato sul divertimento, sui trick, sulle evoluzioni”, chiosa Eder e il secondo, Ushba, un viaggio verso la Georgia per sciare, per la prima volta, sulla cima della catena montuosa del Caucaso.

"Non faccio altro che cercare posti vergini, dove gli sci non siano ancora arrivati"

La perlustrazione però è in fieri: “Non faccio altro che cercare posti vergini, dove gli sci non siano ancora arrivati. Mi piacerebbe fare qualcosa nelle isole a Nord della Russia, ma prima bisogna capire se ci sono le condizioni atmosferiche giuste”, sottolinea il diretto interessato. Ma lontano dall’occhio della telecamera il posto preferito di Eder continua a essere la Valle Aurina “casa mia. La conosco talmente bene che sciare lì è puro godimento. Lì non mi servono parole, le persone che sono con me sanno cosa sto provando. Sono le occasioni che mi servono per ricaricarmi”.
 

Markus Eder: "La paura mi aiuta ad analizzare qualsiasi dettaglio, a restare saldo"

 

"Non sarò certo io a salire un Ottomila e a scendere con gli sci ai piedi. Vedo difficile andare oltre i 6mila metri per questo tipo di attività. Ma il livello si alza sempre"

L’obiettivo resta quello di alzare l’asticella, ma con coscienza, l’atleta brunicense interpellato sul limite di quota per il freeski risponde che il limite è una questione personale, “non sarò certo io a salire un Ottomila e a scendere con gli sci ai piedi. Vedo difficile andare oltre i 6mila metri per questo tipo di attività. Ma il livello si alza sempre”. La paura, naturalmente, c’è, ed è il fattore chiave che permette di analizzare con lucidità le situazioni potenzialmente pericolose e quindi, in quei casi, a rinunciarvi. “Me la faccio sotto anch’io quando mi trovo in cima a una linea prima di scendere - ammette Eder -. Ma di quella sensazione io ho bisogno, mi aiuta ad analizzare qualsiasi dettaglio, a restare saldo. Un ragazzino che non ha paura, finisce per farsi male davvero”.

Bild
Profile picture for user Harald Knoflach
Harald Knoflach Mar, 10/31/2017 - 17:26

"La federazione internazionale - dice - ha messo così tante regole che la parola ‘free’ ormai mi sembra esagerata."

Gratulation zu diesem Mut und dieser Entscheidung. So wie Terje Haakonsen damals.

Mar, 10/31/2017 - 17:26 Collegamento permanente