Società | Paura

Buon Halloween con Michael Myers

Tributo a uno dei grandi cattivi del cinema horror, tornato nelle sale. La festa di Ognissanti, la zucca, lo stalker che non muore mai e una storia tutta al femminile.
Myers
Foto: Halloween

La simbologia di Halloween, con il Jack-o’-lantern, la zucca a forma di teschio illuminata fuori dalle case. Una tuta da meccanico e la maschera di Captain Kirk di Star Trek, trovata in un magazzino di costumi e saggiamente modificata, senza sopracciglia e dipinta di bianco. Suspence, chiaro-scuri, l’assassino che appare e scompare senza morire mai. E il gioco è fatto. Con 300.000 dollari John Carpenter nel 1978 realizza uno dei film a low budget con maggiore successo nella storia del cinema (70 milioni di incasso), dando vita alla pellicola per antonomasia della notte di Ognissanti - questa sera, siete avvertiti - e a una saga che oggi vede l’ultimo film comprodotto dal regista con l’eroina tutta al femminile Jamie Lee Curtis.

 

 

Ma la festa di Halloween è anche altro, con buona pace dei critici che non amano le riproposizioni europee delle mode a stelle e strisce. In realtà, è un tema che non si pone visto che la celebrazione dei santi e dei morti è comune in tutta Europa e ripercorre una simbologia precedente al cristianesimo. Quindi, nessuno scimmiottamento da oltreoceano, visto che la festa che piace ai ragazzini e ai giovani alle longitudini nostrane (dove si susseguono oggi i locali che organizzano i party di Halloween) pare venire da una lontana festività gaelica, in un gioco di rimando tra le due sponde dell’Atlantico. 

 

 

È il tempo giusto, d’altronde, per fermarsi un attimo e gustarsi lo spessore del buio, lasciarsi andare al brivido delle storie “di paura”. Nel momento dell’anno in cui muore la stagione calda, le giornate cadono verso la parte buia dell’anno e si fa labile il confine tra luce e oscurità. Il tempo in cui aumentano le suggestioni, si ascoltano i racconti e la dimensione “altra” sembra irrompere nella nostra fredda dimensione tecnologica e social. Cullati, però, dal fatto che l’orrore dipinto è sempre migliore delle atrocità che regala la realtà in giro per il mondo. 

Dunque, preparate i dolcetti semmai vengano a bussare i ragazzini con il motto trick-or-treat, dolcetto o scherzetto, mascherati da mostri, vampiri, streghe. Beati loro. Ma dicevamo di cinema. Michael Myers, il pazzo che ha ucciso la sorella da bambino e scappa dal manicomio proprio il 31 ottobre, tornando ad Haddonfield, Illinois, per riprendere la catena di sangue, è uno dei grandi cattivi dell’horror classico degli anni Settanta-Ottanta. Assieme a Jason di Venerdì 13, Freddy Krueger di Nightmare e Leatherface di The Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta). Come si sa, non può morire, non si ferma mai, tornerà sempre. Così vogliono i fan. 

 

 

Ed è di nuovo al cinema, nell’ultima pellicola della serie che pare avere dato un tocco autoriale e attuale (lo dicono i critici) al personaggio e alla storia, diventata un dramma sul trauma nel quale la coprotagonista impersonata da Lee Curtis, attrice fantoccio della saga, passa la vita in attesa del ritorno del mostro. In epoca di #metoo, di stalking, continua una storia nella quale le simbologie si sprecano (chi è Michael Myers, cosa rappresenta dietro la sua maschera? E cosa siamo noi?) e nella quale è indubbio il protagonismo femminile. 

Quindi, fatevi la vostra zucca e pregustate i pop-corn. Buon Halloween.