Società | La scoperta

L’ultimo viaggio di Ötzi

Il cacciatore era entrato dalla gola della val Senales e andava a nord. La prova è nel muschio ghiacciato trovato assieme a lui. La ricerca di Innsbruck e Glasgow.
Iceman
Foto: Iceman

Quale via ha scelto “l’Uomo di ghiaccio” 5.300 anni fa quando è salito sulle Alpi dell’Ötztal, sull’odierno confine tra Austria e Italia, Tirolo e Alto Adige? C’erano e ci sono ancora diverse teorie, nota l’università di Innsbruck che ha comunicato i nuovi dettagli emersi dalla ricerca condotta dal proprio istituto di botanica assieme dell’ateneo di Glasgow. Il docente Klaus Oeggl e il suo team hanno analizzato i muschi trovati dentro e vicino alla mummia. I risultati, chiariscono i ricercatori, suggeriscono che Ötzi ha scelto un percorso meridionale e ha superato la gola all’ingresso della val Senales altoatesina.

 

Il risultato della ricerca

 

Ma ecco più nel dettaglio la scoperta comunicata dall’ateneo tirolese che ha avuto eco internazionale (sulla Bbc ad esempio).

Oeggl si occupa della mummia glaciale come esperto di archeobotanica sin dalla scoperta di Ötzi, fatta nel settembre 1991. Fu in quella data che venne rinvenuto sul Giogo di Tessa-Tissenjoch a 3.250 metri di altitudine un corpo mummificato, che solo successivamente si scoprì risalire all’Età del rame, la fase finale del Neolitico. Tra le altre cose, lo scenziato ha pubblicato diversi articoli sull’analisi del contenuto dello stomaco dell’uomo preistorico, conservato nel museo archeologico di Bolzano (in cerca di una sede alternativa). In uno studio attuale, che ha condotto insieme al suo collega Jim Dickson dell’università di Glasgow e che è stato pubblicato sulla rivista specializzata Plos One, l’esperto sotto la lente ci sono i muschi che sono stati rinvenuti assieme a Ötzi

 

 

“Per la briologia, cioè per la scienza dei muschi la mummia e la sua posizione sono uniche nella storia del Quaternario fino ad oggi. Nel nostro attuale lavoro ci siano occupati dei muschi che sono stati isolati e analizzati dai sedimenti del sito, nonché dai vestiti e dal contenuto gastrointestinale del corpo”, spiega il diretto interessato.

 

 

I muschi non abituali nella zona

 

Gli scienziati sono stati in grado di identificare 75 muschi diversi, di cui almeno 10 muschi epatici. Oggi 21 diverse specie di muschio crescono nel sito. “Due terzi delle specie trovate sono originarie della zona nivale, cioè oltre i 3.000 metri sul livello del mare. Tuttavia - continua Oeggl - un terzo non sono autoctoni, poiché prosperano solo nelle zone più basse. Queste specie, che in realtà non possono crescere sul luogo della scoperta, sono di particolare interesse per noi, perché ci permettono di trarre conclusioni sul percorso. Sappiamo dove questi muschi si manifestano di solito”.

 

 

L’arcaeobotanista presume che nel suo viaggio verso il Tisenjoch Ötzi abbia portato con sé i muschi che non possono essere compatibili con la quota in cui è stato rinvenuto 5.300 anni dopo il decesso. “Questo potrebbe essere successo intenzionalmente o meno durante la sua ultima escursione. Il mio collega Jim Dickson documenta da decenni la presenza e la distribuzione geografica dei muschi in questa zona dell’Alto Adige. Possiamo quindi ricostruire attraverso quali aree l’uomo si è spostato”. 

Soprattutto le testimonianze della Neckermoos (Neckera complanata) e di una specie di muschio di torba (Sphagnum) sono una prova per l’ateneo di Innsbruck della teoria secondo la quale l’uomo del ghiaccio scelse il suo ultimo viaggio verso nord attraverso la gola all’ingresso della val Senales altoatesina. Per poi salire a nord dove trovò la morte, nel suo - probabilmente inconsapevole - ultimo viaggio.