Società | Occupazione

Tempo determinato per un quarto dei lavoratori

Il dato riguarda il pubblico impiego ed è scaturito da uno studio pilota realizzato da AFI-IPL. Nei contratti a tempo indeterminato una quota considerevole è a part-time.

L’Istituto Promozione Lavoratori (AFI-IPL) ha analizzato per la prima volta in uno studio pilota lo sviluppo dei contratti di lavoro atipici nel pubblico impiego altoatesino dal 2009 al 2013. Risultato: solo tre su quattro occupati nel pubblico impiego, cioè il 76,6% hanno un contratto a tempo indeterminato, con una quota considerevole di part-time. La quota di contratti a tempo determinato è alta:  ben il 23,4%.

Inoltre nei contratti a tempo indeterminato esistono differenze tra i vari settori: nel settore della cura, dell’istruzione, della cultura e dello sport. La quota di occupati a tempo determinato ammonta mediamente al 22,2% ed è rimasta costante nel periodo preso in esame. Particolarmente frequenti sono i contratti a tempo determinato nell’istruzione (33,0%) e nel settore della cura (32,3%). 

Le forme di lavoro autonomo atipico rivestono invece un’importanza secondaria: in tutto il pubblico impiego altoatesino raggiungono appena lo 0,7%. Forme occupazionali utilizzate soprattutto enti di ricerca Eurac e Università di Bolzano. 

Nel periodo dal 2009 al 2013 gli occupati con contratti di lavoro a tempo pieno e indeterminato sono calati di -3,4 punti percentuali: la riduzione maggiore si registra nel settore della consulenza e nel settore della sanità. Aumentano invece in tutti i settori i contratti part-time a tempo indeterminato, in particolare tra le donne (+4,8%) e in misura minore tra gli uomini (+1,2%). Ciò vuol dire che è soprattutto il pubblico impiego a farsi carico della responsabilità sociale quando si tratta di conciliare famiglia e lavoro. È un valore sociale da non sottovalutare.

Soprattutto i giovani occupati lavorano con contratti di lavoro atipici. Negli ultimi anni la possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato si è ridotta complessivamente di quasi cinque punti percentuali: al 31.12.2009 il 28,3% dei giovani under 30 era occupato con un contratto a tempo indeterminato, mentre nel 2013, era solo il 23,4%. Va sottolineato che in alcuni settori come quello della cura anche gli occupati più anziani lavorano spesso con contratti a tempo determinato. 

L’andamento dell’invecchiamento: la quota di giovani occupati (sotto i 30 anni) è infatti scesa di -2,5 punti percentuali, quella degli occupati più anziani (dai 50 anni in su) è invece aumentata di +8,1%. L’età media degli occupati nel pubblico impiego è ora di 44,1 anni: risulta particolarmente elevata nell’amministrazione (45,7 anni) e ancora relativamente bassa nel settore della cura (42,6 anni). 

Nel corso delle interviste con gli esperti si sono individuati vari motivi che spingono al ricorso soprattutto a contratti a tempo determinato
a - Vista dell’elevata femminilizzazione del pubblico impiego c’è tuttora l’esigenza di sostituire le maternità e i congedi parentali. 
b - L’elevato tasso di contratti a tempo determinato nel settore dell’istruzione e della cura è da ricondurre a cause specifiche del settore: oltre all’alta quota di donne si riscontrano anche incertezze nella pianificazione dovute alla situazione giuridica in evoluzione e alle modalità di finanziamento. 
c - Gli occupati atipici sono considerati particolarmente disponibili a produttività e flessibilità elevate.

Ai datori di lavoro pubblici dell’Alto Adige va riconosciuto il merito di aver attuato finora con successo tutte le misure necessarie per garantire ai loro occupati un’alta stabilità occupazionale, nonostante l’elevata quota di contratti di lavoro a tempo determinato. 

Tuttavia stanno emergendo gruppi e settori che potrebbero rischiare la precarietà.  Ecco il perché:
A - Alla luce della politica più restrittiva nelle assunzioni e dell’invecchiamento degli occupati in futuro ci sarà probabilmente meno bisogno di contratti a tempo determinato per la sostituzione di maternità. 
B - Nel settore dell’istruzione e della cura dipende molto dalle condizioni di contesto e come si svilupperà la struttura occupazionale.
C - Per gli occupati più anziani che hanno svolto attività con un elevato carico fisico e/o psichico e che non possono più farlo nella misura di prima, esistono sempre meno posti di “riposo”. 

Lo studio dell’IPL sui contratti di lavoro atipici nel pubblico impiego evidenzia quindi quante sfide debba affrontare la politica del personale in questo settore. 
Tre aspetti  sembrano particolarmente rilevanti. 

Primo: come far confluire nuovo know-how nell’amministrazione se le opportunità offerte ai giovani di accedere al pubblico impiego non miglioreranno nel prossimo futuro? 

Secondo: anche in Alto Adige vanno sviluppati dei modelli per reagire in modo adeguato al processo di invecchiamento in questi settori. 

Terzo: c’è bisogno di un monitoraggio serio sull’andamento del pubblico impiego nella nostra provincia, sia per quanto concerne le forme di contratto, sia per il fabbisogno programmatico di figure professionali.

Da questo studio emerge soprattutto la necessità di agire: non solo i giovani hanno meno opportunità di ingresso, ma anche meno possibilità rispetto al 2009 di ottenere un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Si tratta di un problema importante e direi strutturale: anche nel pubblico impiego non si può bloccare l’afflusso di nuove conoscenze garantito dall’assunzione di giovani, l’innovazione e la modernizzazione passa anche da questa scelta.