Politica | KHBenko

Sentimenti di pancia... e coliche

A proposito dell'articolo di fondo del settimanale ff e storia di copertina “Il sentire di pancia di Bolzano” (“Das Bauchgefühl von Bozen”) del 30 luglio 2015:
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Al contrario, signor Zimmermann...questa di adesso era l'allodola, non l'usignolo!
di Matthias Maier
agosto 2015

Kurt W. Zimmermann, direttore del settimanale locale “ff” pesta i piedi a coloro che si oppongono al centro commerciale, scrivendo: “Agli altoatesini piace di più stare nel loro piccolo cantuccio familiare, e perciò allontanano gli investitori e mettono i pali fra le ruote ai grandi progetti”. È interessante notare che lo stesso Zimmermann, nel periodico svizzero “Weltwoche”, va nella direzione opposta e mostra ai suoi compatrioti svizzeri l'esempio positivo dell'Alto Adige in cui specchiarsi. Ciò gli è valso l'appellativo di “Zimmermann-Giano bifronte”.


Coraggio, guardiamo le cose da un altro punto di vista:

Bolzano si sta lentamente svegliando, le vecchie manovre della politica non vengono più ammesse senza discutere, come i politici davano per scontato di potersi aspettare dal proprio popolo. Tutto ciò per molto tempo era stato accettato con atteggiamento quasi religioso: i manovratori fanno piani di nascosto, poi per 3 settimane c'è il permesso di mugugnare sui giornali nella Posta dei lettori e alla fine si passa all'azione. Gli esempi sono abbastanza numerosi... Ma mentre prima era la grande politica che comandava e imponeva dall'alto cose che erano state già da tempo bell'e decise, oggi lo fa chi ha il coltello – cioè i soldi – dalla parte del manico, e ciò per mezzo di cosiddette 'private public partnership', urbanistica a contratto, lobbying, co-legiferazione e altro.


È l'economia, bellezza!


Benko ha deciso. Nel caso di un margine di guadagno di 20, a volte 25% (sul conto in banca: 0,25% !) negli affari di investimento non si sta lì ad aspettare le decisioni democratiche, ma ci si inventano le vie per arrivare più in fretta alla meta, ed è per questo che lui è anche “stato condannato dal tribunale austriaco in prima e seconda istanza a un anno di reclusione con la condizionale” per „tentativo di intromissione illegale” (“versuchte verbotene Intervention“. (Die Presse, 11/08/2014) http://diepresse.com/home/wirtschaft/economist/3853313/Korruption_Rene-Benko-ist-ein-verurteilter-Mann


Qui si fa continuamente confusione fra due cose:

abbiamo bisogno di un centro commerciale? E inoltre: la politica (e con lei, noi “public”) deve calare le braghe davanti a un investitore, solo perché “dicono” che abbia assolutamente bisogno dei suoi milioni? Lui non ci regala proprio nulla, ma li investe in modo proficuo nell'interesse di se stesso. Che per una cosa del genere si scriva anche una legge “ad personam” è diventato un sistema, il suo sistema, ed è il motivo principale per cui dei cittadini e delle cittadine si mettono nel parco a far musica (siamo tutti responsabili!), costruiscono un cavallo alto quattro metri e lo portano in giro per le strade della città, e passano il loro tempo libero facendo lavoro volontario di contro-informazione al pubblico. Il futuro sviluppo di Bolzano non può essere ora sperperato con Benko o Ebner, o chicchessia, Benko personalmente sarà anche un bel tipo, ma che il suo centro commerciale vada fatto qui, dove la città ha le sue aree verdi, dove sorgono modelli di costruzione degli anni '60 come la Stazione autocorriere, il distributore di benzina IP di piazza Verdi, le costruzioni dell'ing. Armando Ronca in via Alto Adige ecc., che sono state pensate con criteri di gran lunga più validi dal punto di vista della pianificazione urbanistica (alto-basso, vista, logistica, funzione d'uso mista ecc.): tutto ciò deve e può essere messo in dubbio. E inoltre: questi quartieri si sono sviluppati passo per passo e non sono usciti tutti in una volta come conigli dal cappello magico di un unico investitore, che compra intere strade come un altro si compra un paio di jeans. Se un'idea così va storta, come si vede nel film di Ulli Gladik 'Global Shopping village' (sarà a gennaio a Bolzano, vedi: http://www.salto.bz/article/21012015/wie-politisch-darf-eine-filmvorfuehrung-sein ), allora chi ci rimette di certo è solo la città. Questo per quanto riguarda il Suo 'abbiamo bisogno di privati' – Yes, but!


La Sua idea dei costumi dell'Alto Adige,

l'ho letta con gusto e in parte posso sottoscriverla. Le cordate ci sono ancora e funzionano dall'alto verso il basso, intatte. Ebner è presidente della Camera di Commercio e rappresenta principalmente se stesso (era già così quand'era parlamentare europeo, quando si auto-concedeva contributi per il sostegno a un organo di informazione delle minoranze, con cui poi a casa fece chiudere uno dopo l'altro i giornali di zona!), ma il suo influsso vacilla. Lettrici e lettori non sono più così pre-democratici come serve al fabbisogno di chi guida le cordate, perciò il potente opera su molti livelli. Le marionette nella “cordata” continuano a star zitte, ma è molto più in giù che pian piano si fanno strada il coraggio e la dignità di esprimere anche l'indignazione. Se la direzione non è giusta, prima o poi si fa cilecca.


Lei deve integrare la Sua idea di come sentono le persone che abitano qui.

C'è una nuova forza che sale dal basso, e sia che si parli di pensioni dei politici, o di pesticidi, o di centri commerciali, la gente sta cominciando a dire “No”, non è necessario che abbiamo subito una soluzione migliore bell'e pronta, come viene richiesto sempre al solito modo, e basta anche dire semplicemente “No” all'inizio, non è morboso come pensa Lei, no!
Lo dica pure ai lettori, la prossima volta che nella “Settimana mondo” presenterà l'Alto Adige come la terra dove – al contrario che nella Svizzera tedesca – le cose vanno avanti così bene; ma come si fa a mettere insieme queste cose? E davvero è così, l'economia manda avanti la politica, come si è visto chiaramente negli ultimi mesi?
Di questo “privato” non abbiamo bisogno, signor Zimmermann, questo ci ributta indietro di secoli, nella pre-democrazia. Questo non me lo lascio spacciare per progresso!