Società | Gaza

Annullare il Natale è "poco eroico"

Don Renner definisce il gesto pro-Palestina avvenuto in Duomo di “buona intenzione ma di pessima esecuzione; più giusto manifestare davanti a Mercatini o Iveco"
Don Paul Renner
Foto: UPAD
  • Le reazioni allo striscione a sostegno delle vittime palestinesi srotolato in duomo durante la messa di Natale sono state diverse. Don Paul Renner, teologo e religioso, cerca di fornire una lettura diversa: un gesto di “buona intenzione ma di pessima esecuzione” che avrebbe, agli occhi del religioso, sbagliato audience di riferimento. La Chiesa, afferma il parroco, si impegna da tempo per portare pace nel mondo dilaniato dalla guerra, andando contro la polarizzazione del nostro tempo. Meglio manifestare, sostiene il Don, davanti ad istituzioni simboleggianti divisione e consumismo come il Mercatino di Natale oppure l’Iveco. Critico nei confronti delle reazioni della destra, che assimilano il gesto ad ipotesi di reato, per Renner si tratterebbe di una visione “arcaica” e polarizzante, cui la Chiesa non darà supporto. 

    SALTO: "Cosa ne pensa dell'azione di alcuni attivisti pro-Palestina avvenuta in Duomo il 25 dicembre?"

    Paul Renner: Capisco il disagio e il dolore di tante persone nel vedere queste scene di guerra, nel sentire le notizie che toccano tanti civili. D’altra parte quando si entra a gamba tesa in un contesto che non si conosce, si rischia di fare una pessima figura. Andare a chiedere un di più a chi fa tanto, anziché chiedere un qualcosa a chi non fa niente, mi sembra un'azione fuori luogo. Le opere di pace che la Chiesa pone in essere in Medio Oriente sono svariate ed aiutano tutti coloro che sono in difficoltà senza chiedere appartenenza etnica, religiosa, ideologica. Sull’idea di una Palestina libera il Papa, ad esempio, la nostra massima autorità, ha espresso la sua proposta di due Stati pienamente indipendenti. Il vescovo, all'inizio della messa, aveva chiaramente premesso che condivideva il dolore, le apprensioni delle vittime civili, degli ostaggi e dei palestinesi. Quando sono arrivate queste persone che hanno aperto il manifesto recante la scritta “A Gaza c’è un genocidio. Il Natale è annullato. Für ein freies Palästina” la comunità ha reagito in maniera molto composta, non hanno minacciato o chiamato la polizia, hanno lasciato che queste persone manifestassero. 

    È stato inappropriato dunque interrompere la funzione religiosa?

    In tutte le messe si prega per la pace, perché si trovino compromessi, perché ci siano dialoghi che portino a superare queste tensioni. A livello mondiale ci sono più di 75 guerre in corso ed il Vaticano compie molti sforzi per concludere questi conflitti, ad esempio sono stati mandati il Cardinale Parolin ed il Cardinale Zuppi a cercare di mediare. Sarebbe stato più opportuno chiedere di dire due parole alla fine della messa piuttosto che delle preghiere dei fedeli. Nessuno può entrare a scuola durante la lezione e fare una dichiarazione spontanea, bisogna rispettare le regole delle diverse realtà in cui si entra. Questo atto sicuramente è di buona intenzione ma è di pessima esecuzione, perché non è quello il contesto dove si verificano atti violenti o incitamento alla violenza. È un po’ come sparare sulla Croce Rossa, andare a manifestare in chiesa in questo senso. Lo ritengo un gesto inopportuno, ma ripeto che non avrà da parte della Chiesa conseguenze penali o di questo genere.

    È d’accordo con le reazioni della destra?

    In questo caso non sono d'accordo con gli esponenti di centrodestra che hanno proposto di applicare la legge secondo cui, chi turba celebrazione liturgiche di qualsiasi religione, può essere denunciato perché ha commesso un reato. Non è questa l'intenzione della Chiesa, che condivide appunto la sofferenza di tante persone in difficoltà. Chiaramente tutti noi vogliamo la pace, la Chiesa si impegna da tempo in questa direzione e la ritiene la via giusta, l'unica da perseguire.

  • “A Gaza c’è un genocidio. Il Natale è annullato. Für ein freies Palästina”: Lo striscione è stato aperto in Duomo durante le celebrazioni della messa di Natale Foto: Rai Alto Adige

    È notizia recente il fatto che la polizia stia indagando quattro persone per interruzione di celebrazione religiosa, lo ritiene opportuno?

    Credo che indagare possa essere utile per capire più a fondo le intenzioni di queste persone, ma posso assicurare che da parte della Chiesa non c'è nessuna intenzione di sporgere denuncia. Non metto in campo la logica della violazione di un luogo sacro, per carità, la trovo una visione arcaica. Questo gesto inappropriato ha incontrato una comunità pacifica che aveva già pregato per questa situazione, era come sfondare una porta aperta. 

  • Il vescovo ha parlato, in merito a quello che è successo, di polarizzazione e di linguaggio polarizzante, lei si trova d'accordo con questa visione?

    Certamente. Davanti ad un conflitto si è tentati di schierarsi, dividendo in due chi sono i buoni e chi sono i cattivi e questo è un grande problema. In questo modo si crea l'immagine del nemico che va distrutto, ma si tratta di una semplificazione volgare e pericolosa che porta appunto a polarizzare. Bisogna fare distinzioni molto chiare, un conto è Hamas ed un conto è il popolo palestinese, come un conto è il popolo israeliano ed un altro è l'esercito israeliano. Bisogna differenziare, essere onesti, chiamare le cose per nome e cercare di dialogare perché quando non ci si incontra ci si scontra. Per questo la Chiesa non ha nessuna intenzione di denunciare, perché non vuole aumentare la spirale di violenza, malessere e dolore. Si cerca di temperare i toni e di far ragionare le diverse parti, per far comprendere che la guerra non è mai un bene. Se un tempo la Chiesa ha predicato guerre giuste e guerre sante, oggi non è più così. 

    Il Natale è, in un certo senso, il simbolo del territorio della Terra Santa in cui questo conflitto sta avvenendo. Portare questo messaggio nel centro delle celebrazioni, ossia la Chiesa, può essere coerente con un messaggio di pace?

    Io posso manifestare la mia opinione, ad esempio mettendo dei cartelli fuori dalla Chiesa, che è un luogo pubblico. Gli slogan però non aiutano, “il Natale è annullato” è una formula provocatoria, non invita a riflettere, al massimo può far arrabbiare. In Terrasanta il Natale è stato celebrato in modo dimesso, ma non può di certo venir annullato. Sono energie sprecate che rischiano di creare malanimo fra coloro che già sono impegnati per la pace e per l'unità. La Chiesa è stata sempre luogo di rifugio, andare a manifestare in luoghi di pace chiedendo la pace non è molto eroico. Se avessero manifestato al Mercatino di Natale, dove c'è una forma profana e consumistica di Natale, oppure davanti all'Iveco o al Twenty sarebbe stato forse più incisivo. Si sarebbero potute sensibilizzare le persone che sono più occupate a consumare, che incitano magari questi conflitti, per risolvere il terrorismo. 

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Massimo Mollica Mar, 01/02/2024 - 21:35

Volevo dire a Don Renner (persona che stimo molto) che anche quest'anno non sono andato alla messa di Natale semplicemente perché il Natale non l' ho sentito, per me non c'è stato. E soprattutto continua a non esserci nemmeno ora, io che ho sempre creduto che o è Natale tutti i giorni o non è Natale mai.

Mar, 01/02/2024 - 21:35 Collegamento permanente
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m s Mer, 01/03/2024 - 20:33

Perfekt analysiert von Don Paolo (Paul ist wohl ein Fehler im Artikel, oder?) Renner,- ich sehe das genauso. Ein Protest wäre anderswo eher angebracht als ausgerechnet die Messe im Dom.

Mer, 01/03/2024 - 20:33 Collegamento permanente