Ambiente | Mobilità alternativa

Asporto rifiuti: mezzi ecologici, dove?

In questi giorni ho visto un paio di nuovi mezzi Seab, come quello qui sopra e un compattatore di analoga marca. Ovviamente, ma purtroppo, diesel. Dov'è la sostenibilità?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Michele De Luca (30.3.2017)

E’ evidente che sia un dato di fatto quanto avevo scritto qualche mese fa sullo zero assoluto in merito alle trazioni alternative per le aziende di asporto rifiuti locali.

Mi è stato riferito che, stando alla affermazioni di un dirigente Seab, non ci sarebbero modelli a metano per taluni mezzi. E’ vero? Ne dubito. Il mezzo raffigurato sotto era esposto ad Ecomondo di Rimini lo scorso novembre ed era a metano. Quindi?

Ennesima dimostrazione che:

  1. non c’è uno straccio di strategia ambientale nella scelta delle trazioni per i mezzi di asporto rifiuti, si sceglie solo quella più economica all’atto dell’acquisto e chissenefrega che i mezzi a metano a medio-lungo termine sono più economici nei costi complessivi, come nel caso dei bus;
  2. è evidente che non vi sia alcuna strategia, ma, soprattutto, alcun input politico, sia provinciale che dei proprietari della società, a puntare su mezzi a trazione alternativa;
  3. si vaneggia di prototipi a idrogeno quando non si è manco in grado dei acquistare mezzi a metano che il mercato oggi offre;
  4. ad oggi non si è mai spiegata questa svolta “dieselistica” dopo che attorno al 2005 si erano acquistati alcuni mezzi a metano da parte di Seab mentre altre aziende sul territorio provinciale manco ci hanno provato;
  5. cosa ne dice la Provincia, cosa ne dicono i Comuni? Sempre il solito silenzio davanti a FATTI che smentiscono graniticamente le sparate su “quanto siamo bravi nell’essere iper-ecologici”.

Per finire un recente esempio che viene dall’estero e più precisamente da Stoccarda ed un altro nazionale, a Milano, seppur parziale. I maggiori costi dei mezzi sono ripagati nell’arco di tre anni e mezzo, come dichiarato nel caso estero. Dopodiché, se si hanno dubbi, si chiedano informazioni al costruttore che ha affermato queste cose. Io mi limito solo a prendere atto delle informazioni date.

In ogni caso alla faccia del Piano Clima 2050, delle roboanti dichiarazioni assessorili provinciali e dei silenzi, penso più che imbarazzati, dei diretti interessati e del mondo politico.

Qui siamo al limite della presa in giro.

In Francia, ad esempio, nell'asporto rifiuti si fa ben diversamente che nel "Klimaland" nostrano.