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La "condanna" della montagna-emoji

Nei video dei turisti cinesi, il Seceda riscuote grande successo anche perché ricorda l'icona presente in tutti gli smartphone. Assessore Walcher, basta contingentare per risolvere tutti i problemi? O è ora di pensare al turismo che vogliamo?
seceda
Foto: SALTO
  • Lo spettacolare video scovato da Lisa Maria Gasser con i due influencer cinesi che arrivano in Gardena alla ricerca della montagna emoji meriterebbe una sorta di trattato sociologico dal titolo Strani giorni, come il gran pezzo di Battiato.

    Perché ciò che accade in quelle immagini è più di un viaggio: è un rito mediatico. Una narrazione digitale perfettamente costruita in cui la montagna non è più luogo di avventura, di conquista, di riposo, non è un posto in cui l’essere umano cerca di ripristinare un contatto con la natura, ma è semplicemente sfondo per i propri selfie, una “quinta” tipo quelle di The Truman Show. Per carità, l’ansia da autoscatto non deve più sorprendere. E’ semplicemente lo specchio dei tempi: i social hanno modificato il nostro rapporto con la fruizione di qualunque tipo di esperienza. Documentare di esserci è a volte più importante che esserci. E poi la pizza gourmet degustata in riva al mare ha un sapore ancora più buono dopo aver fatto morire di invidia i conoscenti che in quel momento, poveri sfigati, sono sul bus che li porta al lavoro e scrollano le foto su Instagram, no? 

  • Influencer: La ragazza protagonista del video mostra l'"emoji". Foto: Youtube
  • I protagonisti del video non cercano rifugi né raccontano fatiche. La prima frase, tradotta con ChatGpt (e validata da una ragazza cinese) suona così: “Questo è un parco giochi estivo senza soffitto. I prati fioriti sono tappeti, le cime montuose sembrano castelli dipinti”. Per questo chi invita a non trasformare le montagne in Disneyland non si discosta di molto dalla percezione di molti che vengono da fuori. E nel parco giochi ci si muove semplicemente per saltare da una giostra (i nostri impianti a fune) all’altra con biglietto cumulativo da100 euro che permette un uso illimitato delle cabinovie per trovare i “punti foto” drammaticamente segnati anche sull’asfalto. Tutti alla ricerca del luogo suggerito dall’algoritmo e perfettamente guidati dal segnale GPS. I protagonisti del video lo dicono chiaramente, tra una risata e una battuta ben montata: “Questa è la lazy guide alle Dolomiti”, una guida per persone pigre. Pigre ma assetate di selfie. In un giorno: Seceda, Lago di Braies, Santa Maddalena. Tre “punti selfie”, tre conferme visive alle immagini suggerite dai social, come se il viaggio fosse una raccolta di figurine. Ce l’ho, ce l’ho, manca. Ma di tutto ciò al territorio cosa resta? Chi ci guadagna? Per una persona che ci guadagna del denaro anche indirettamente, quante imprecano contro il destino perché bloccate in una coda o perché a causa degli Airbnb non trovano una maledetta casa da prendere in affitto? 

    In tutto questo ciò che resta della montagna reale – i sentieri, i silenzi, la flora, la geologia dolomitica o cultura ladina – non viene neppure messo ai margini, ma spinto giù dai margini, viene letteralmente fatto sparire nel nulla... Ci si lamenta appena-appena dei nomi delle località in due o tre lingue (ladino, tedesco, italiano) che incasinano le mappe di google e la lettura dei navigatori in cinese nelle auto prese a noleggio. 

    Non bastasse, questa idea della montagna emoji, è un ulteriore passo in avanti: se verso nuovi splendidi lidi del turismo come fonte di ricchezza o in direzione dell’orlo del precipizio, dipende dai punti di vista. Il profilo seghettato del Seceda, dunque, abbiamo scoperto, non è solo una tappa a cui mettere “la spunta” sulla mappa globale dell’Instagrammabile ma, per la fortuna di chi gestisce gli impianti a fune (un po’ meno per chi non vive di turismo) è la materializzazione di una delle centinaia di icone presente nei nostri smartphone, quella che rappresenta la montagna. Non una montagna. Ma “la” montagna. E’ come se chi si fa un selfie con dietro “il Seceda trovasse una sorta di Graal, l’essenza della montagna. La scorsa settimana la Tagesschau della Rai ha proposto una breve intervista ad una taiwanese che ha detto: “Ok, ho aspettato l’autobus per un’ora e mezza, poi non mi ha fatto salire perché pieno; ho preso un taxi e ora la funivia che ok, costa tanto. Ma sono felice perché ho visto la montagna emoji”. E con i tempi che corrono possiamo solo immaginare che cosa potrebbe accadere se il “contagio” della ricerca dell’emoji dovesse estendersi ulteriormente. Bisogna prendere atto che il turismo digitale sta ridisegnando confini, ritmi e persino il senso stesso dell’esperienza alpina.

  • Alla ricerca di un selfie: Turisti cinesi sul Seceda Foto: Seehauserfoto
  • Il turismo che sta investendo l'Alto Adige in questi "strani giorni” non cerca più esperienza ma rappresentazione. Gli influencer seguono percorsi suggeriti dagli algoritmi e non dalle guide cartacee di una volta. E i turisti rispondono a quel richiamo. Non è un caso se in piena stagione sul Seceda si possono contare anche 5 6.000 presenze al giorno. Ad inizio settimana è emerso che le code della stazione intermedia del Seceda che la settimana scorsa hanno fatto il giro del mondo sarebbero state co-determinate da un guasto all’impianto. E quindi? Cosa cambia? Le abbiamo viste le foto della “processione” di anime scattate il giorno successivo “in vetta” quando la funivia funzionava correttamente? Ci immaginiamo cosa potrebbe diventare il Seceda se la portata della funivia venisse triplicata come richiesto dalla società che gestisce l’impianto? 

    Una decina di anni fa IDM & friends ci avevano raccontato di voler puntare sul “turismo di qualità” proveniente anche da nuovi mercati e di voler “destagionalizzare” per evitare i picchi di afflusso che creano parecchi disagi tra luglio e agosto e tra Natale e Carnevale|. Lo ricordate? Il risultato è quello che stiamo vivendo negli ultimi tempi: gli alberghi sotto le tre stelle sono praticamente spariti, gli Airbnb sono decuplicati e l’ Alto Adige è preso d’assalto 11,5 mesi all’anno con frotte di turisti che in 4 giorni riescono a farsi circa 248 selfie in una quindicina di punti fotografici intelligentemente indicati con le icone sull’asfalto. 

    La causa prima di questa situazione è sicuramente dei tempi (bui) che corrono. La febbre da selfie guidata da hashtag e algoritmi imperversa ovunque, nelle città d’arte e in mille altri parchi naturali. Non si può pensare che l’Alto Adige possa non esserne contagiato. Ma dal momento che la natura è il più importante dei beni comuni, chi ci governa ha il dovere morale di agire, con qualcosa di diverso da leggi per ridurre i posti letto che in realtà li aumentano fino alla saturazione totale.

    E’ comprensibile che il turismo sia finora stato considerato acriticamente come fonte di benessere, anche se in realtà lo è stato, pure considerando l’indotto, per una ristretta fetta della popolazione (tutti gli altri dovevano essere felici per osmosi). I paesi dell’Alto Adige, a differenza dal Trentino, sono rimasti popolati grazie ai soldi spesi per l’agricoltura di montagna e, di nuovo, per i mille mila canali di finanziamento di Palazzo Widmann creati grazie alle tasse anche di centinaia di migliaia di persone che non ottengono UN solo beneficio diretto o indiretto dal turismo. 

  • In posa: Il punto più spettacolare della passeggiata sul Seceda Foto: Seehauserfoto
  • Quindi sarebbe davvero ora che chi siede nella stanza dei bottoni smettesse di prenderci in giro. Al lago di Braies è stato messo il numero chiuso per respingere le orde portate da una fiction Rai, e quindi? Poi il numero chiuso lo introduciamo sul Seceda, ok. E fra due anni in val di Funes. E poi? Questo è il meglio che l’assessore al turismo Luis Walcher riesce ad elaborare come strategia per il futuro?

    Perché non tematizzare finalmente – senza drammi, eh – l’impatto che tutto questo ha sulla comunità locale, che si ritrova ogni estate con il territorio trasformato in un gigantesco studio cinematografico a cielo aperto. L’impatto che ha sull’ecosistema, sotto pressione crescente. L’impatto che ha sulla “cultura dell’andare in montagna”, rimasta tale per le poche migliaia di persone che sono iscritte al Cai e all’Alpenverein.

    Ma non possiamo limitarci a mettere limiti numerici qua e là, come se bastasse contingentare per governare. Bisogna avere il coraggio di guardare oltre il riflesso nello smartphone e gli interessi delle lobby, e chiedersi come minimo: che idea di territorio stiamo vendendo? E, soprattutto, a chi? Vogliamo continuare a offrire un Alto Adige che si consuma a colpi di scroll, di pacchetti da tre notti, di like, per il turismo più popolare di chi usa Airbnb, o a colpi di saune con vista, Porsche e ostriche a 2500 metri per chi invece è un “turista di qualità”?

    Che si voglia chiamarlo overtourism, “emojizzazione” del paesaggio o consumo algoritmico del territorio, poco importa. Quello che serve adesso non è solo una strategia turistica. Serve una visione politica. Serve qualcuno che dica, con onestà: basta, cambiamo rotta, applichiamo sempre più il modello di slow tourism che stanno faticosamente cercando di portare avanti in val di Funes. Ah, no, scusate, ci sono due piccoli problemi. Nel 2026 abbiamo le Olimpiadi invernali di Milano Cortina ad Anterselva e nel 2031, la val Gardena, il luogo più overturistico dell’Alto Adige, ospiterà i mondiali di sci alpino. E ricordo benissimo che nel giorno della nomina la Giunta provinciale si è pure lasciata andare a scene di giubilo. “Abbiamo vinto, abbiamo vinto”. Qual è il premio, e per chi, cara Giunta provinciale? E’ per caso il premio sostenibilità?

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Massimo Mollica Sab, 08/02/2025 - 19:22

Il giornalismo purtroppo è questo. Una giornata speciale fa scaturire fiumi di parole e articoli. Che sostanzialmente distraggono. Perché fra un mese scarso ce ne saremo dimenticati, e si ritornerà a parlare di altro. (Orsi? Lupi? Migranti? )
Comunque fa tenerezza vedere come il sudtirolese/alto atesino scopre che esiste un mondo globalizzato oltre alla sua terra. Di vede proprio che c'è mancanza di consapevolezza.
Oggi, per l' ennesima volta, a Bolzano Bozen, era tutto intasato. Un caos pazzesco. Nessuno ha minacciato tornelli, e comunque nessuno ha scritto nulla.Pure il Sindaco muto. È da queste cose che si capisce la morte del giornalismo.

Sab, 08/02/2025 - 19:22 Collegamento permanente
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Alessandro Stenico Dom, 08/03/2025 - 07:44

Il vocabolario Treccani alla voce FOMO descrive esattamente quel fenomeno che induce al sovraffollamento degli “hotspot” turistici:

(FOMO) Sigla dell'ingl. Fear of missing out ('paura di rimanere escluso'), che si riferisce alla sensazione d'ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione e di partecipazione sociale elettronici interattivi. ◆  Da quando i social network hanno preso il sopravvento sulla nostra vita, è nata una nuova forma di ansia sociale. Si chiama FOMO ("Fear Of Missing Out") ed è la paura di essere tagliati fuori. È la malattia del nostro secolo ossessionato dalle comunicazioni: il pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che stiamo facendo noi. E che ci stiamo perdendo qualcosa. (Ilaria Betti, Huffington Post.it, 14 ottobre 2013) • Posti una foto (o un selfie) su Facebook e dopo pochi secondi ti aspetti commenti o condivisioni? Controlli costantemente notifiche, mail, risposte ai messaggi in chat con WhatsApp? Cinguetti meglio di un coro di usignoli (solo che tu sei da solo) e non riesci a fare a meno di ritwittare quello che scrivono i tuoi amici? Ma soprattutto: non resisti alla tentazione di sbirciare costantemente quello che scrivono o fanno? Bene, il "quadro clinico" è completo: soffri di fomo, ovvero Fear of Missing Out, l'ansia tipica di chi deve controllare tutto ciò che accade sui social network. (Eleonora Lorusso, Panorama.it, 4 febbraio 2015, Società).

Dom, 08/03/2025 - 07:44 Collegamento permanente
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Evelin Grenier Dom, 08/03/2025 - 11:33

I sentieri sul Seceda ricadono nel Parco NATURALE Puez-Odle.

Secondo me è obbligo dell'ente Parco Naturale gestire i flussi di visitatori. Non ai privati.

Il guaio è che i confini del parco scorrono a pochi m dagli impianti di risalita (e piste da sci) quindi, anche volendo mettere delle restrizioni, si arriva in conflitto con chi invece punta alla massimizzazione del profitto.

Dom, 08/03/2025 - 11:33 Collegamento permanente
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Alessandro Stenico Dom, 08/03/2025 - 16:16

Quella sul video su youtube è una realtà che rappresenta la gran parte degli arrivi nelle valli dolomitiche dal continente asiatico nel periodo estivo, ma sono in arrivo anche gli amanti dell'outdoor, in particolar modo degli sport invernali.
Le prossime Olimpiadi invernali porteranno anche turisti dalla Cina, daranno visibilità a luoghi e paesaggi per loro incredibili e rappresenteranno un’ulteriore spinta alle relazioni istituzionali, turistiche e commerciali tra i due Paesi. Non a caso, uno dei main sponsor dell’evento sarà Alibaba, colosso tecnologico cinese, nonché una delle più grandi e influenti aziende di e-commerce al mondo..

Gli atleti cinesi lavorano sodo per colmare la distanza con le tradizionali potenze dello sci, per colmare le aspettative del pubblico asiatico per il medagliere di Milano-Cortina 2026.

La spettacolare crescita degli sports outdoor in Cina è in gran parte dovuta al recupero del ritardo accumulato a causa delle severe restrizioni imposte dal coronavirus. “Le persone desideravano ardentemente tornare all'aria aperta e poter fare movimento”, i post dedicati all'escursionismo e all'alpinismo sulle piattaforme social hanno totalizzato 2,5 miliardi di visualizzazioni da gennaio a ottobre 2023, con un aumento del 300% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Dom, 08/03/2025 - 16:16 Collegamento permanente
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Salto User
Josef Fulterer Lun, 08/04/2025 - 06:56

... + die LANDES-REGIERUNG macht bei der STOPFUNG der IDM-Töchterle weiter, bis wirklich das -a l l e r - l e t z t e- DORF fast das ganze Jahr ver-stopft ist + jeder eigene Knochen, der sich als HOT-SPOTH -m i s s-brauchen lässt, den ... Touristen zum Fraß vor-ge-worfen sein wird!

Lun, 08/04/2025 - 06:56 Collegamento permanente