Femminicidio e giustizia
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Salto | kalašnikov&valeriana

“Questo non è un femminicidio”

Dare significato alle parole e riconoscere le specificità del femminicidio.
  • Questa è la frase che più mi ha colpito nel processo durato un anno, processo all’imputato Omer Cim per aver ucciso la sua (ex)ragazza Celine Frei Matzohl a coltellate nell’estate 2023 a Silandro, paese della val Venosta, motivandolo del resto proprio con la gelosia. 

    Le parole restano impresse a cubitali nella mente di chi ha assistito il lungo iter giudiziario: “Questo non è un femminicidio”. A pronunciarla la difesa dell’omicida.

    Quest’anno il Senato italiano ha approvato un disegno di legge ampiamente discusso e controverso che definisce un femminicidio come l'omicidio commesso come atto di odio, discriminazione, prevaricazione, controllo o possesso verso la donna, o come mezzo per limitarne la libertà. Nel processo sono emersi chiaramente tutti questi elementi di controllo, le prevaricazioni e le limitazioni alla libertà di Celine Frei Matzohl. 

     

    Quando un uomo violento perde il controllo sulla vita della donna, le toglie la vita stessa.

     

    Non a caso la ragazza è stata uccisa proprio nel periodo della sua vita, in cui si stava staccando da Cim e si stava riappropriando della sua vita. Lo sappiamo, noi che in questo ambito ci lavoriamo, chi la violenza la vive, chi si forma sull’argomento, sappiamo che è proprio questo il momento più pericoloso. Quando un uomo violento perde il controllo sulla vita della donna che pensa di avere il diritto di possedere, ecco che esercita il controllo più estremo: le toglie la vita stessa. Per definizione un femminicidio, ovvero l’omicidio di una donna uccisa in quanto donna DI un uomo.

    E quindi, una difesa che mira a eliminare l’aggravante della relazione affettiva per un atto crudelissimo negando l’evidenza - un femminicidio come da manuale - è come una difesa che punta sul negare che Silandro si trova in Val Venosta. Fa uno strano effetto quando le parole smettono di avere un significato. Per fortuna (fortuna?) chi ha giudicato e emesso la sentenza alla fine del processo ha visto oltre questo goffo tentativo di ridimensionare la gravità dell’azione e ha deciso di condannare il carnefice all’ergastolo. Questo non è certo un motivo per gioire. Non è una sentenza che restituisce figlia, sorella, nipote, amica. Ma è comunque un segnale anche simbolico tutt’altro che scontato da parte di un Tribunale.