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Cultura | Accadde domani

Un anno con Michael

Girovagando tra passato e presente assieme al Gaismair
  • Mentre ci si accapiglia per stabilire chi sia stato, nelle terre atesine, il personaggio del 2024, si può scommettere facilmente sul fatto che l’anno che inizia sarà, per chi si impiccia di storia, quello di Michael Gaismair. All’orizzonte si palesa già un ricco programma di convegni e lezioni dotte, libri e relazioni su questo rivoluzionario di cinquecento anni or sono che spicca come una mosca bianca sul corpus della storia locale. In attesa di farci erudire da chi ne ha i titoli noi ci limitiamo a proporre una sorta di piccolo viaggio tra i luoghi che ci rimandano alla figura del Capitano, con qualche digressione sul moderno e contemporaneo. Buon viaggio!

  • Lapide: “cadde qui per mano di sicari” diventa “fiel hier meuchelmörderischen Händen zum Opfer” nel stretto spazio della targa bilingue. Foto: Prato
  • Si potrebbe partire dalla fine. Dal numero civico 21 di Prato della Valle a Padova, dove una targa bilingue apposta al muro sopra un cancello ricorda che in quel luogo, il 15 aprile del 1532, due brutti ceffi massacrarono con una quarantina di coltellate il Capitano Michael Gaismair, rivoltoso tirolese e condottiero militare della Serenissima. Conviene meditare per un po' su quel delitto che ancora oggi fa accapigliare gli storici, divisi e polemici l'uno con l'altro tra chi sostiene che gli assassini erano sicari mandati da Vienna a regolare i conti con un antico avversario e chi invece liquida la questione come il frutto di ordinaria barbarie. Dopo aver riletto la petizione, scritta in un fluente latino da qualche accademico padovano dell'epoca, con la quale la vedova, Magdalena Ganner, chiedeva il diritto di sepoltura in terra consacrata per il corpo straziato ci si potrebbe lentamente allontanare dagli spazi monumentali della grande piazza padovana. Pochi passi ed ecco, sulla destra, le cupole della Basilica che, per i padovani, è semplicemente la chiesa del Santo senza bisogno di altre specifiche. Pochi metri ancora sulla strada che porta lo stesso nome e si arriva al portone della facoltà universitaria di Scienze Politiche. Qui aveva la sua cattedra, sinché non fu ridotto in manette, il professor Toni Negri, ideologo della rivoluzione. Chissà se lui e il Gaismair avrebbero fatto comunella. È possibile, mentre sembra già più difficile che il condottiero tirolese di mezzo millennio fa potesse concordare con le teorie di un altro docente della facoltà, quel Sabino Acquaviva che, per favorire la convivenza dei gruppi linguistici in Alto Adige pensava ad una sorta di matrioska di contee linguisticamente omogenee. Ai tempi del Capitano di Tschöfs le divisioni non passavano per il censimento etnico ma per il fossato che separa oppressi ed oppressori.

    Lasciata alle spalle la fatale Padova si potrebbe fare una puntata al lago di Anterselva. Oggi, nella piccola valle, l’unico problema pare essere quello dei lavori per attrezzare il poligono di biathlon in vista degli allori olimpici. Cinquecento anni or sono la questione riguardava piuttosto i diritti di pesca nelle acque limpide del lago formato nel corso dei secoli dai crolli delle pareti rocciose sovrastanti.

    Altra curiosa coincidenza che trapassa i secoli. Quegli stessi diritti, nel novecento, furono acquistati ed esercitati da un capitano di ventura molto diverso dal Gaismair ma altrettanto deciso a rovesciare determinati rapporti di forza: Enrico Mattei, protagonista della battaglia petrolifera contro le Sette Sorelle e morto in circostanze non meno trucide di quelle immortalate nella lapide di Padova.

    Nel Cinquecento però i diritti erano esercitati dalla famiglia Passler, revocati poi dal potere supremo del Vescovo di Bressanone. Decreto ignorato e arresto, traduzione in catene e condanna a morte del pescatore di frodo Peter Passler. La classica goccia che fa traboccare il vaso e quindi, da Anterselva conviene spostarsi tra Bressanone e l'Abbazia di Novacella dove, il 9 maggio del 1525 l'esecuzione del reprobo viene bloccata con la forza dai contadini in rivolta guidati dal Gaismair ben decisi a sminuzzare la potenza e la prepotenza dei signori in tonaca ed armatura.

  • Grossmünster: Dettaglio del Murerplan nel quale Jos Murer raffigura Zurigo com'era attorno al 1576 in xilografia. Foto: Creative Common

    La tappa successiva del viaggio è un po' più lunga e ci conduce, attraverso le montagne, sino al centro di Zurigo, cuore, all'epoca, della riforma protestante e al grande Duomo, Il Grossmünster, dominato dai due campanili, che in quegli anni era il centro pulsante della predicazione di un altro rivoluzionario riformatore Huldrych Zwingli. Alla teologia dello svizzero da tempo ormai in contrasto frontale con la Chiesa di Roma, Michael Gaismair si accosta per definire i termini di un progetto politico che mira a rovesciare i rapporti di forza nel feudo tirolese, garantire i diritti del popolo contro l'arbitrio dei potenti. È un progetto di rivoluzione civile ma è anche una dichiarazione di guerra e Gaismair combatte. Di fronte alla forza soverchiante dei nemici nega la resa e ci conduce qui nell'ultima tappa del nostro viaggio che è un lungo trekking attraverso la Pusteria e gli Alti Tauri sino all'approdo, lui e le sue milizie contadine, nei territori della Serenissima, amica proprio perché, all'epoca, nemica degli Asburgo.

    Il rivoluzionario riformatore diventa capitano di ventura sotto le insegne del Leone di San Marco e poi va a concludere il suo destino terreno in quell'angolo di Padova dove il nostro viaggio era iniziato e dove si conclude.