Economia | Il ritratto

“Io, gattista, e la stagione perduta”

Julia Moling guida il gatto delle nevi sulle piste di Colfosco, nel cuore delle Dolomiti. Prima se l’è vista con i pregiudizi poi con la pandemia. “Ora guardo al futuro”.
Julia Moling
Foto: Julia Moling

Lei si chiama Julia Moling e ha fatto dell’eccezione la sua normalità. Ha 23 anni, viene da La Valle, il più piccolo paese della Val Badia, e fa la gattista per la società impianti di Colfosco, frazione di Corvara. È una delle due donne in tutto l’Alto Adige alla guida dei battipista (l’altra è Martina Blaas, del comprensorio sciistico di Carezza). “Un mestiere da maschi, dicono. I colleghi - racconta Julia a salto.bz - erano scettici all’inizio vedendomi dietro il volante di questi bestioni ma la cosa non mi ha mai sfiorata, volevo questo lavoro e ho dimostrato di saperlo fare”. La passione è nata quasi per caso. “Mio fratello e il mio fidanzato guidavano già il gatto delle nevi, e dopo aver fatto qualche giretto a bordo, seduta accanto a loro, ho voluto provare anch’io. La fortuna poi è stata avere la possibilità di passare al livello professionale, è un lavoro molto richiesto, questo, perciò una volta ottenuto meglio tenerselo stretto”.

 

Per disegnare le piste perfette con le lame e le frese del cingolato si esce all’imbrunire e si va avanti fino a notte fonda, all’una o alle due, “dipende dalle condizioni del tracciato”. È un lavoro solitario “ma soli non ci si sente mai, ci teniamo compagnia l’un l’altro via radio perché la notte è lunga” dice Julia. “Mi sono innamorata di queste macchine e ho capito con l’esperienza che occorre averne grande rispetto, e stare sempre all’erta”. Come quando ad esempio - nell’era pre-pandemica - skilift e seggiovie terminavano l’ultimo giro, chiudevano gli impianti e qualche sciatore si attardava ancora. “Quando uscivamo capitava che gli sciatori rimasti, mentre con il gatto delle nevi rendevamo la pista un tappeto, si mettessero dietro al mezzo per fare l’ultima discesa e se bisognava tornare indietro, per eliminare un dosso ad esempio, bastava una minima disattenzione e c’era il rischio di investirli”.

Volevo questo lavoro e ho dimostrato di saperlo fare

Julia Moling d’inverno prepara le piste e d’estate fa la cameriera in un rifugio di Colfosco. Se non fosse scoppiata la pandemia di Covid-19 questa sarebbe stata la sua terza stagione da conducente di battipista. E invece il suo gatto quest’anno è rimasto nell’hangar. “Io sono una stagionale, perciò la precedenza è andata agli ‘annuali’ che inizialmente, in vista dell’apertura degli impianti di risalita, hanno potuto rendersi utili, poi una volta iniziato il carosello dei rinvii anche loro sono rimasti a secco, purtroppo”.

 

La stagione bianca è infatti saltata, con una perdita finanziaria per gli operatori degli impianti di risalita di oltre 360 milioni di euro e le aziende, che non avevano attività estive, rimarranno senza reddito per 20 mesi, come ha ricordato Helmut Sartori, presidente dell’Associazione degli Esercenti Funiviari dell’Alto Adige.
Tutta la filiera è stata inevitabilmente colpita. “Il fatto che la Provincia di Bolzano abbia ora sospeso gli aiuti agli investimenti per gli impianti di innevamento, i bacini idrici e i battipista ci colpisce particolarmente. La maggior parte delle stazioni sciistiche ha difficoltà a investire a causa della stagione persa; se ora vengono cancellati anche i sussidi, sarà praticamente impossibile” ha aggiunto Sartori invitando la politica a riconsiderare questa decisione.

“Non vedevo l’ora di partire con il mio Pistenbully - confessa Moling -, ma non possiamo farci niente, il lockdown è in vigore fino alla metà di marzo e chissà se non lo prorogheranno ancora, ormai la stagione è perduta. I rifugi alla fine non hanno nemmeno aperto e i ristoranti quasi non cercavano personale, quindi da fare non ce n’era. Mettiamola così, è stato un inverno alternativo per noi - la prende con filosofia la gattista -, e ora guardo al futuro. Speriamo che con l’estate la vita piano piano ricominci e si possa tornare a lavorare”.