“Liberate Patrick”
Arriva anche dall’Unibz l’appello per la liberazione di Patrick George Zaki, lo studente dell’Università Alma Mater di Bologna recluso da 13 mesi in Egitto, nel carcere cairota di Tora.
“Zaki, come il povero Giulio Regeni, è vittima di un intollerabile abuso da parte dello stato egiziano. È inaccettabile che a distanza di oltre un anno sia ancora detenuto senza processo e in brutali condizioni. Ci uniamo all’appello delle organizzazioni per i diritti umani, della CRUI e delle reti universitarie internazionali affinché ne venga tutelata la salute e sia rilasciato il prima possibile”. Queste le parole del rettore della Libera Università di Bolzano, Paolo Lugli, che ha preso posizione a nome di tutto l’ateneo altoatesino sulla vicenda che coinvolge l’attivista e ricercatore, arrestato al Cairo agli inizi di febbraio 2020, al rientro in Egitto per una visita alla famiglia. Tenuto in detenzione preventiva, il 29enne egiziano è accusato di propaganda sovversiva per dieci post pubblicati su Facebook da un account che i suoi avvocati difensori sostengono essere falso. Rischia fino a 25 anni di carcere.
Secondo la ricostruzione di Amnesty international, Zaki ha subito un interrogatorio di 17 ore, bendato e ammanettato tutto il tempo, con minacce, colpi a stomaco, schiena e torturato con scosse elettriche.
Due giorni fa la notizia - diffusa dalla Egyptian Initiative for Personal Rights, ong con la quale Zaki collaborava - dell’ennesimo rinnovo della custodia cautelare: altri 45 giorni di carcere. La legge egiziana, del resto, consente ai giudici di confermare la detenzione per periodi di 45 giorni fino a due anni senza processo. La difesa aveva chiesto la scarcerazione del giovane ricercatore perché potesse incontrare il padre ricoverato.
“Questo accanimento è sempre più crudele e la strategia dei giudici egiziani è palesemente quella di creare false aspettative: la volta scorsa, un’udienza a ridosso dell’anniversario dell’arresto aveva fatto sperare che 12 mesi di detenzione arbitraria, illegale e senza possibilità di difendersi avrebbero potuto bastare“, ha commentato all’Ansa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia che ha lanciato “Libertà per Patrick”, una campagna per il suo rilascio. “Questa volta, un’udienza fissata in anticipo rispetto alla scadenza dei 45 giorni disposti a inizio febbraio, col padre di Patrick ricoverato in ospedale, avevano fatto credere in un gesto, se non di giustizia, almeno di umanità - ha affermato Noury -. La risposta delle autorità egiziane è stata chiara: altri 45 giorni di carcere. Che ora devono essere riempiti, da parte del governo e delle altre istituzioni italiane, di azioni serie e concrete nei confronti del governo del Cairo”.