Baumgartners Protest
Das sektorale Fahrverbot in Tirol geht in die Zielgerade. Bis 21. September läuft nun eine Begutachtungsfrist, während der Bürger, Experten, Anrainer und Betroffene Gelegenheit haben, ihre Meinung zu der Maßnahme darzulegen. Ein wichtiger Bestandteil für die Akzeptanz und für die Rechtssicherheit des sektoralen Transitfahrverbotes, wie die Grüne Tiroler Landeshauptmannstellvertreterin Ingrid Felipe Ende vergangener Woche meinte. Denn die abgegebenen Stellungnahmen sollen in die Verordnung eingearbeitet werden, bevor das Luftgütepaket mit dem sektoralen Fahrverbot schließlich in Kraft tritt.
Gebrauch von einer solchen Begutachtung machen auch die Südtiroler. Hierzulande kann sich aber nicht nur Handelskammerpräsident Michl Ebner schwer mit der Maßnahme anfreunden. Auch Südtirols größter Frächter kommentiert das Fahrverbot äußerst kritisch. „Unter dem Vorwand des Umweltschutzes wird eine Situation der Wettbewerbsverzerrung zugunsten der Wirtschaft Tirols geschaffen“, wettert Fercam-Chef Thomas Baumgartner, der zugleich Vizepräsident der Sektion Transport im Unternehmerverband und Präsident der nationalen Vereinigung der Transportunternehmen Anita ist. Denn das Fahrverbot gelte nicht für aus Tirol kommende oder für Tirol bestimmte Waren. „Wenn das Ziel wirklich die Verringerung der Luftverschmutzung ist, so muss die Verwendung von schadstoffarmen Fahrzeugen wie zum Beispiel jener mit Euro 5 oder 6 Motoren unterstützt werden – egal woher sie kommen und wohin sie fahren und unabhängig von den transportierten Waren“, unterstreicht Baumgartner. „Nur so belohnt man jene, die wirklich auf die Reduzierung der Emissionen setzen“, sagt der Fercam-Chef. Darüber hinaus müsse die Politik für mehr Wettbewerb auf der Schiene sorgen, indem dort neben den öffentlichen bzw. halböffentlichen Unternehmen auch andere Transportunternehmen tätig sein dürfen.
Volevo fare notare che le
Volevo fare notare che le aziende di autotrasporto europee sono riuscite, caso unico al mondo di protezione di un gruppo economico a livello costituzionale, di inserire nel trattato sul funzionamento dell'unione europea (come modificato dall’articolo 2 del Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 ratificato dalla legge 2 agosto 2008, n. 130, su G.U. n. 185 del 8-8-2008 - Suppl. Ordinario n. 188) il seguente articolo:
Articolo 94
Qualsiasi misura in materia di prezzi e condizioni di trasporto, adottata nell'ambito dei trattati, deve tener conto della situazione economica dei vettori.
Lascio immaginare quale priorità abbia oggi la comunità europea.
Le implicazioni dell'autotrasporto sulla salute delle centinaia di migliaia di persone che vive nelle valli dell'Inn, del Wipptal, dell'Isarco e dell'Adige non conta nulla; quello che conta è la "situazione economica dei vettori".
L'europa è un laboratorio di neo liberalismo spinto dove le la vita persone rappresentano un fattore marginale e dove spesso le vittime sono volontariamente complici di un atteggiamento autodistruttivo.
Per leggere le implicazioni locali del problema basta vedere le condizioni ambientali in cui vive una parte della popolazione alpina: sforamento sistematico dei valori limite degli inquinanti, rumore, perdita di territori per vivere.
Le false soluzioni come il BBT (Brennerbasistunnel) o la BVB (Brennero-Verona-Bologna) servono per guadagnare tempo e permettere di continuare indisturbati i transiti sull'autostrada.
Sull'autostrada del Brennero ci sono oggi ca. un terzo di transiti deviati (che passano dal Brennero perché è la via più economica allungando il viaggio anche di più di 60 km).
La proposta di Kein BBT - No TAV è quella di fare in modo che questi trasporti scelgano la via (ferroviaria) più corta. Risultato: meno ca. 600.000 transiti all'anno al Brennero. Un altro terzo (quello di lunga percorrenza) si può trasportare sull'acusticamente risanata ferrovia esistente che ha ampie capacità di trasporto. Sull'autostrada del Brennero rimarrebbero ca. 600.000 autocarri all'anno che sarebbe il contributo della popolazione alpina a questa visione mercificata della vita.