Effetto Baw!
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Nei dieci giorni delle Bolzano Art Weeks (Baw), quest'anno sotto un cielo perlopiù grigio e piovoso, con qualche tregua, e temperature decisamente autunnali, la città, metaforicamente, diventa piuttosto un prato da esplorare con un florilegio coloratissimo di offerte artistiche e culturali. Baw invita a scorribande, pur muniti di ombrello, in tutti i quartieri e angoli remoti di Bolzano, alla scoperta di mostre, performance, dibattiti e luoghi deputati stabilmente o eccezionalmente all'arte contemporanea. Difficile non restare contagiati dall'entusiasmo, energia, pratiche e utopie artistiche, in cui si incappa nei percorsi suggeriti giorno per giorno sul sito www.bolzanoartweeks.it, seguendo la mappa del festival orgogliosamente collettivo e plurale, giunto quest'anno alla quarta edizione. Centinaia gli eventi e progetti, suddivisi nelle dieci giornate della movimentata rassegna che si conclude oggi al quartiere Don Bosco.
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WELLbeing, WELfare, WELcome
Un progetto speciale di Kira Kessler affronta con una vena poetica un aspetto in particolare dei tre termini WELLbeing, WELfare e WELcome, che percorrono questa edizione delle Bolzano Art Weeks. L'installazione Welcome world, benvenut* tutt* , allestita dall'artista negli spazi temporanei messi a disposizione dalla ditta Laimer GMBH e da MMDesign, invita a confrontarsi con il concetto di diversità, accettazione e accoglienza in un mondo globalizzato, per cercare un orizzonte comune.
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Nei due lavori gemelli Blue Dove e White Dove, i tratti di una colomba universalmente riconosciuta come simbolo della pace, sono laboriosamente ricamati su una nuvola realizzata con strati di tulle leggero, e ricordano la sua intrinseca fragilità: la pace agognata è anche una ferita del tessuto, non sempre ce la fa e finisce a volte per soccombere. Hello World realizzato con tecnica mista su stoffa di cotone, per certi versi ricorda i lavori di Alighiero Boetti e la cosmologia di segni di Matt Mullican. L'opera è un abbraccio al mondo, con le bandiere di singoli paesi rimescolate in una fantasiosa geografia a suggerire un'utopica fratellanza/ sorellanza dei popoli. E Freckled Cloud su lana e organza rimanda poeticamente alla necessità di un orizzonte inclusivo, in cui ci sia spazio per tutti i nostri colori e sfaccettature. Nei lavori I see you e Broken Selfie Kira Kessler usa specchi di vetro e la stampa digitale per tematizzare e indurci a riflettere criticamente sullo sguardo che rivolgiamo invece a noi stessi. Un sipario con inserti in lamina d'argento dall'effetto ipnotico, intitolato Entrate! (mentre il suo doppio si apre sullo spazio cieco di un ascensore) e un dispensatore di minuscoli coriandoli rilucenti col nome Welcome,welcome... introducono al mondo illusorio che ci aspetta.
Di welfare, in particolare del valore dell'arte e delle potenzialità del rapporto tra arti, luoghi di cultura e il ben-essere e la salute si è discusso concretamente alla Casa della Pesa, in una affollata conferenza, nata in collaborazione col team di Waag e seguita da una performance di Dora Musa ispirata alle Costellazioni familiari. I relatori Giovanna Brambilla e Flavio Zandonai hanno parlato delle molteplici attuazioni pratiche del manifesto del Cultural Welfare Center di Torino, secondo cui "L’Arte e la Cultura sono importanti risorse di salute per la cura, la promozione della salute e la costruzione di equità e di qualità sociale". Portando tra l'altro anche esempi e testimonianze in cui il luogo "museo" può avere un'influenza positiva sulle persone coinvolte in un percorso di giustizia riparativa.
Wellbeing, tradotto con 'ben-essere' e anche con 'sentirsi bene consapevolmente', si è incontrato trasversalmente più volte nel corso di queste giornate fin dalla primissima giornata inaugurale. Nella lettura performativa dell'artista Nadia Tamanini in occasione di un'ergetica e creativa Early Morning Breakfast sempre alla Casa della Pesa. Oppure nella performance di danza collettiva e partecipativa Be Wather My Friends di Mara Oscar Cassiani alias MOC nel giardino del Parkhotel Laurin. E nel progetto King di Elisa Grezzani, un contenitore industriale trasformato in una pittura tridimensionale che si fa spazio straniante per accogliere, dentro al Noi Techpark. Il concetto di ben-essere che trascende il valore puramente estetico dell'arte, e centrale in questa edizione di Baw, ricorre in disparati altri eventi: nelle ceramiche di Lara De Sio, per esempio, esposte nella sua mostra L'armonia del fare inaugurata alla galleria Tonhaus, si intuisce, oltre alla tecnica estremamente raffinata, che l'atto creativo può essere inteso anche come meditazione. La ricerca personale di armonia diventa esplicita anche nella video installazione Madonnina Led posizionata nella lounge del Parkhotel Laurin dall'artista Mara Oscar Cassiani alias MOC, che dichiara di celebrare nella musica la sua connessione con l'universo.
Più che ben-essere torna invece involontariamente in mente la parola 'disagio', visitando la mostra collettiva, inserita nel vasto panorama delle Bolzano Art Weeks, alla galleria del SKB Artes che indaga ancora una volta con mezzi artistici le contraddizioni del concetto rappresentato dalla parola Heimat. Per decostruirla forse, ma che in effetti a Bolzano rimane una controversa zavorra al pari dell'abusata parola 'identità'. Tra i singoli interventi nella mostra, quello dell'artista Elisabeth Hölzl, replicato anche al Noi Techpark, prova almeno a declinare Heimat finalmente al plurale (con esiti incerti).
Baw a StilfsBaw on tour esce dal perimetro cittadino, passa da Basis Vinschgau Venosta per una brevissima incursione negli atelier aperti degli artisti e raggiungere poi Stilfs. A Stilfs non incontriamo Midland, ma Dora Habicher e Roland Angerer che guidano noi intrusi in una visita empatica al paese, per parlare di resilienza e di fondi Pnrr. Si parla così di cura del luogo senza scomodare la parola Heimat, che in questo borgo isolato, con le case strette l'una all'altra, in un'insolita distribuzione urbana dovuta all'origine del paese legata all'estrazione mineraria, arroccate sul pendio della valle al cospetto della magnificenza dell'Ortles, sembrerebbe avere invece proprio qui, sembra un paradosso, il diritto di essere usata. Conclude l'escursione la visita al Pfeifer Haus di Clara Mayr, presidente dell'associazione artistica e culturale Wegmacher che ha sede nella storica casa, scavata come le altre in parte dentro la montagna. E poi l'incontro con l'artista lussemburghese Maria Capesius e i suoi lavori realizzati durante la residenza artistica al Pfeifer Haus. Atto finale della giornata prima del rientro a Bolzano, la performance di gruppo Collaboration con l'artista danese Christian Falsnaes nella piazza della chiesa del paese, sotto agli occhi degli abitanti. Quelli rimasti, perché Stilfs si sta spopolando come abbiamo appreso, che sì, forse ci avranno visto come una reincarnazione multipla di Midland, l'estraneo. Ma non fa male a volte sentirsi e ricordare di essere heimatlos: affina le capacità critiche verso sé stessi e gli altri, come ben insegna Thomas Bernhard. Anche per questa lezione imprevista dobbiamo essere grati a Baw.
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