Politica | La visita

Calamita naturale

Accoglienza da stadio per Matteo Salvini ieri (3 dicembre) a Bolzano per l’apertura della campagna elettorale della Lega. “Se vinciamo qui vinciamo ovunque”.

Ouverture
La maratona pomeridiana di Matteo Salvini inizia ai mercatini di Natale di Piazza Walther, in mezzo alla gente, nel pieno rispetto del dogma leghista. Il rodaggio dello scorso 5 maggio in piazza Matteotti e il consistente risultato alle ultime elezioni comunali fanno presagire che l’accoglienza non sarà tiepida. Molti turisti vanno a caccia del selfie di rito, religione mondana del segretario della Lega Nord. Ciurme di ragazzini aspettano il loro turno per mettersi in posa vicino al “capitano”, dicono di ammirarlo, cercano l’autografo. Alto è lo spiegamento delle forze dell’ordine che monitorano con discrezione la situazione. Il coordinatore provinciale della Lega Maurizio Fugatti e il candidato sindaco per Bolzano Carlo Vettori, quasi fotografo ufficiale (per un giorno) del leader, seguono zelanti il loro Re Mida, chissà che a questo giro non riesca il colpaccio. Spunta anche lo scrittore Mauro Corona, in città per presentare un libro, si intrattiene con Salvini per qualche minuto, una battuta sull’ambiente e sull’Europa, e poi via di nuovo fra le bancarelle prima di fermarsi davanti al presepe, la meta del momento dopo i fatti di Rozzano. “Non si può chiedere il voto dei cittadini a un mese dalle elezioni - ripete nell'intervallo fra uno scatto e l'altro il numero uno della Lega - noi abbiamo il nostro candidato, Carlo Vettori, e puntiamo a vincere”.

Foto: Fabio Montoli

Intermezzo
Alle 16.30 l’incontro con la stampa in piazza della Mostra è un’altra occasione per tuffarsi di testa fra la folla. “Difendiamo l’autonomia, no all’idea renziana di uno stato centralista, pronti a governare con la SVP”, scandisce, ma ci sono le fan da accontentare. Delle cose serie si parla stasera. Il fido Vettori immortala con qualche altra decina di foto la processione di “selfomani” e poi via di nuovo, forse a casa di qualche parente di uno degli scudieri leghisti, si vocifera. Indovina chi viene a cena - pardon -, a merenda?

Foto: Fabio Montoli

Atto finale
Il teatro cinema Rainerum alle 19 è già “sold-out”, quelli che non ce l’hanno fatta ad entrare temprano gli animi al freddo. Nella sala anche molti giovanissimi mentre nelle prime file spicca qualche rappresentante della destra tedesca locale, fra cui Ulli MairWalter Blaas e Pius Leitner (Die Freiheitlichen). Apre le danze Maurizio Fugatti con il revival di piazza Matteotti: “è stata la consacrazione della Lega in Sudtirolo, la dimostrazione che il partito c’è ed è forte”, ha sentenziato il coordinatore provinciale del Carroccio aggiungendo: “in questa sala c’è stato Renzi qualche mese fa, è arrivato il momento di 'antirenzizzarla'” (Maroni-Crozza fa proseliti). A chi li ha accusati di cominciare la campagna elettorale troppo presto Fugatti risponde: “nessuna volata, siamo passisti”. Essere presenti sul territorio è “nel nostro dna”, spiega l’afiere della Lega, ora l’obiettivo è quello di governare e di “mandare a casa il Pd e quelli che gli gravitano intorno, abbiamo l’onore e l’onere di costruire alleanze con chi ha a cuore la salvaguardia e la tutela dell’autonomia e questo esclude automaticamente qualcuno, non ci rapportiamo con chi rivendica sentimenti troppo nazionalistici”. Aprire alle liste civiche e fissare il modello di Laives come stella polare, riassume Fugatti.

Il candidato sindaco Carlo Vettori esordisce centrando un bersaglio difficile da mancare: la rovinosa consiliatura Spagnolli-ter, per poi sottolineare che i gruppi linguistici devono “smetterla di guardarsi in cagnesco”. La folla applaude, facendo svolazzare qualche foulard verde-Lega intorno al collo dei militanti. È il turno della gogna per gli immigrati profittatori, “ogni giorno c’è un bollettino di guerra, sui giornali si legge continuamente di case e uffici svaligiati e di garage incendiati, e noi qui facciamo i concerti per i rifugiati e ospitiamo i jihadisti. La sicurezza è il nostro cavallo di battaglia, abbiamo avuto dieci anni di amministrazione buonista, ora basta”. Secondo il golden boy della Lega occorre focalizzarsi sui problemi reali della città, portare avanti un programma, “senza discutere di stupidaggini come le macroregioni”.

A prendere la parola, acclamato a gran voce e accompagnato da un sollevamento unanime di telefonini, arriva infine Salvini che benedice la folla spostando l’immancabile tablet una volta a sinistra, una a destra e una al centro. Subito un manipolo di giovani militanti porta in dono al leader maximo la consueta felpa in stile "voi siete qui". La ritualità prima di tutto. Poi la liturgia del “prima gli italiani veri”.

“Vi sembra normale che un disabile prenda 250 € al mese e un immigrato 1000? O che pagassimo noi le case popolari dove vivevano i jihadisti fermati a Merano?”, e ancora: “più della metà di quelli che fanno domanda di asilo in Italia sono immigrati clandestini, l’Islam sta diventando un pericolo a livello mondiale e poi diciamocelo, quanti musulmani sono scesi in piazza a condannare gli attentati di Parigi?”. Salvini ribadisce poi i punti cardine del suo impegno politico a livello nazionale: abolire la legge Fornero “che toglie il lavoro ai ventenni e ai trentenni” e gli studi di settore; approvare la proposta di legge della Lega per cancellare il reato di eccesso di legittima difesa. Il leader del Carroccio arpiona infine il pubblico - già conquistato (il Pd è avvertito, forse sarebbe opportuno svernare con più celerità) - alla sinistra del petto con un appello a votare per la Lega: “abbiamo un solo avversario ed è il partito del "non si può", dei disfattisti. Ho bisogno di voi, fate una scelta di coraggio, di libertà, di pulizia, se vinciamo qui cambia la musica anche altrove e avrò più forza per le nostre battaglie a livello nazionale”. E in calce ironizza: “sono un po' offeso che non ci sia stata alcuna protesta dai centri sociali”. Applausi. Sipario. La cena con i sostenitori attende. C’è tempo per un ultimo touchdown del "Matteo giusto", il colpo da maestro mentre gli astanti si alzano dalle poltrone e fanno per andarsene: “qualcuno vuole farsi una foto?”.