“Pensiamo in grande”
A un mese esatto dall’approdo salviniano a Bolzano i mercatini di Natale, ormai candidati a diventare walk of fame dell’alta politica in campagna elettorale, ospitano il candidato premier dei 5 stelle e vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Impeccabile, nel suo completo blu, si concede ai selfie di rito - attività bipartisan conclamata - stringendo le mani agli attivisti e ai simpatizzanti e ricevendo in dono il canederlo d'oro, mentre ai microfoni dei giornalisti, retore di buon mestiere, dice: “Il nostro governo investirà nell’autonomia. Saremo al fianco di qualsiasi Provincia e Regione che vorrà potenziare il suo impianto di autonomia, perché le risorse devono restare sul territorio e i cittadini devono poter gestire queste risorse sul proprio territorio. E sono modelli come quello di Bolzano che vogliamo tutelare”. Reduce dalla visita alla centrale di Sant’Antonio della Eisackwerk di Helmuth Frasnelli, “un’eccellenza di produzione idroelettrica a livello nazionale”, Di Maio sentenzia: “L'Italia deve diventare un paese con solo energia rinnovabile”. Poi un brindisi con il vin brulé, accompagnato dal deputato Riccardo Fraccaro e dal consigliere provinciale Paul Köllensperger, e sorrisi per tutti.
Yes we can
Il tour si sposta successivamente nella sala di rappresentanza del Comune. A fare gli onori di casa la consigliere comunale Maria Teresa Fortini che sottolinea l’impegno - non sempre fortunato - nel consesso cittadino per favorire la partecipazione dal basso, dogma grillino. Köllensperger snocciola invece i punti del programma Affari costituzionali del Movimento 5 stelle che include i tagli ai costi della politica, stabilire un tetto equo agli stipendi dei parlamentari, “contemplare una previdenza che sia come quella di tutti gli altri comuni mortali”, inserire il vincolo dei 2 mandati, “perché questa non è una professione che si deve mantenere tutta la vita”, eliminare il quorum, abbassare a 16 anni l’età per votare, abolire l’obbligo di pareggio di bilancio “che tarpa le ali alla crescita del Paese”. E ancora: fare una legge sul conflitto di interessi e ottenere il decentramento delle funzioni amministrative e legislative. “Dobbiamo dare le chiavi di questo Paese in mano ai cittadini”, dice Köllensperger.
"Dobbiamo dare le chiavi di questo Paese in mano ai cittadini" (Paul Köllensperger)
Dal Giappone con furore
Dopo l’intervento di Davide Crippa, vicecapogruppo del M5S a Montecitorio, sull’efficienza energetica (“L’Italia non ha né una visione né una strategia in questo senso, primario investire nella ricerca”), tocca a Fraccaro arringare la folla. Lo fa ricordando la sua recente visita in Giappone - occasione in cui, confessa, “ho imparato una cosa sola nella lingua nipponica ovvero come si dice 'Movimento 5 stelle'” - per spiegare l’esperienza con il M5S e gli strumenti per dare più potere ai cittadini attraverso la democrazia diretta. “Ho scoperto che in Giappone i partiti sono corrotti, non c’è ricambio della classe dirigente e sia la tv pubblica che quella privata sono controllate perché criticano il governo. Come dire l’Italia, insomma”. Reazione di giubilo fra gli astanti. “Mi hanno perfino chiesto perfino se potevano fare un franchising del marchio 5 stelle”, dice facendo incetta di risate.
"Siamo indipendenti da tutti, tranne che dai cittadini, questa è la nostra forza" (Riccardo Fraccaro)
Si torna subito seri però quando il deputato pentastellato ricorda che “la democrazia rappresentativa occidentale è in crisi ovunque. Il problema qui è che i partiti hanno perso la libertà perché seguono pedissequamente un principio di autoconservazione. Noi siamo la risposta per il Paese perché siamo indipendenti da tutti, tranne che dai cittadini, questa è la nostra forza. E le cose da fare sono tante, a partire dal lavoro perché bisogna rilanciare la domanda interna, passando per il reddito di cittadinanza, la tutela del credito, la riforma della sanità e dell’agricoltura, una banca pubblica degli investimenti. Ricordiamolo che Malles con il referendum per abolire l’uso dei pesticidi è un esempio per tutto il paese”. Il deputato trentino conclude facendo riferimento alle promesse fatte in passato: “Vi abbiamo garantito che non avremmo mai fatto alleanze con i partiti, che avremmo rinunciato ai finanziamenti pubblici e che ci saremmo tagliati lo stipendio, non abbiamo forse mantenuto questi impegni? Ora, visto che abbiamo conquistato credibilità, vi chiediamo di aiutarci a mettere in pratica il nostro programma e a governare il Paese. Dobbiamo far capire, inoltre, che l’autonomia è un modello da esportare in tutte le regioni, non un privilegio da difendere, perché è così che viene percepita oggi”. E nel presentare la star della serata Fraccaro osserva: “Di Maio coniuga la dinamicità dei giovani al rigore degli anziani. Chi meglio di lui è adatto a cambiare l'Italia?”.
Luigi l'oratore
Integerrimi e severissimi. Dall’alto della loro autocelebrata intransigenza morale i fedeli della dottrina anti-sistema sanno che stavolta la svolta è a un passo. “Puntiamo a conquistare il 40% e a governare da soli - azzarda Di Maio -, se così non fosse non lasceremo il Movimento nell’angolo e l’Italia nel caos. Faremo appello altre forze politiche perché convergano sul nostro programma e andremo al Quirinale per formare un governo con quei partiti e gruppi parlamentari che avranno dichiarato la loro adesione alle nostre priorità”. Una sorta di accordo a progetto, insomma. “Sosterremo le migliori forze anche nei collegi uninominali, siamo la prima forza politica del Paese e l’ultimo argine contro la rassegnazione, l’astensionismo e l’apatia politica. Hanno fatto una legge elettorale contro di noi ma non sta funzionando ”.
Riservato un pensiero a Ferdinando Imposimato, l’ex magistrato vicino al Movimento, scomparso lo scorso 2 gennaio, il wannabe futuro inquilino di Palazzo Chigi si sofferma sul nuovo Statuto e detta le regole, ad esempio quelle di condotta: “Non solo se sei condannato in primo grado devi dimetterti, ma anche se sei indagato”. Degno di nota il giro di vite sui voltagabbana (“che in questa legislatura sono stati ben 576, e se ne sono aggiunti altri 22 a Camere sciolte, ed è a causa di chi ha cambiato casacca che si sono potuti approvare provvedimenti come la legge Fornero”) a cui sarà inflitta una multa da 100mila euro, “il Movimento non è un taxi che porta chiunque in Parlamento, se andremo a governare faremo una modifica costituzionale per cui se si vuole cambiare partito si è liberi di farlo ma si va prima a casa e poi ci si fa rieleggere alle elezioni successive, bisogna capire che chi si candida va a rappresentare chi sta fuori delle istituzioni non chi entra nei Palazzi”.
"Siamo la prima forza politica del Paese e l’ultimo argine contro la rassegnazione, l’astensionismo e l’apatia politica" (Luigi Di Maio)
Il numero due della Camera si compiace poi dei vari volti noti che dovrebbero andare a ingrossare le fila del Movimento e spazza via le polemiche degli ultimi giorni - unite a quelle sul malfunzionamento del sistema per le autocandidature - assicurando che si presenterà, tramite le parlamentarie, nel proprio collegio, quello della provincia di Napoli. Per quasi un’ora Di Maio tiene incollato il suo pubblico (sala piena ma di giovani se ne vedono pochi) parlando di necessità di investire nelle piccole e medie imprese (“siamo il primo paese per export in Europa grazie a loro”), di abbassare il costo del lavoro, di mettere in pratica politiche di welfare per le famiglie in modo da incentivare la crescita demografica, (“siamo l’ultimo paese in Europa per nascita e non mi rassegno all’idea che per sopperire alla mancanza di nuovi nati dobbiamo favorire l’immigrazione”), di recuperare con un piano pluriennale 50 miliardi di euro dagli sprechi, spese improduttive che possono essere destinate allo sviluppo delle infrastrutture, alla sicurezza, all’energia, alle nuove tecnologie. E poi, altro punto importante, “aboliremo tutte le leggi superflue, il Movimento ha in programma di cancellarne 400, così da semplificare la vita ai cittadini”.
Di Maio cerca infine di arpionare i suoi alla sinistra del petto: “Dobbiamo chiedere competenza a chi ci rappresenta, che non significa solo possedere conoscenza ma anche umanità, perché occorre sempre tenere a mente le conseguenze che certe decisioni politiche hanno sulla vita delle persone. Ora è il momento di pensare in grande, possiamo vincere”. Sipario.