“Vaccini, no alle discriminazioni”
Thomas Widmann chiede di più. L’assessore alla Sanità insiste con il Ministero per avere maggiori rifornimenti del vaccino anti-Covid in Alto Adige e portare così le dosi settimanali da 6 a 24 mila. Oggi ne dovrebbero arrivare altre 6.950. Delle prime 5.995, fino a ieri (5 gennaio) alle 19.30 ne erano state somministrate 1.037, il 24,9% del totale.
In tema di vaccino interviene ora il Comitato etico provinciale, presieduto dal primario Herbert Heidegger, che evidenzia la necessità di una distribuzione trasparente e basata su prove scientifiche, ma anche giusta ed equa, a maggior ragione dato che inizialmente l’antidoto sarà disponibile in quantità limitata.
“Tutte le cittadine e tutti i cittadini dell’Alto Adige dovranno poter accedere alla vaccinazione Covid-19 in modo uguale e senza restrizioni prima possibile” afferma il Comitato. E ancora: “Criteri importanti a tal fine sono la trasparenza della decisione e l’inclusione di gruppi sociali rilevanti nel processo decisionale. Si deve tener conto delle prove scientifiche dei benefici e dei possibili danni. Inoltre, le decisioni di assegnazione dovrebbero essere basate su criteri chiaramente definiti ed eticamente fondati. Di conseguenza, la priorità per la vaccinazione dovrebbe essere data a coloro che sono più a rischio di gravi complicazioni o decesso da Covid-19 e quindi più bisognosi di protezione. Questo per massimizzare il potenziale beneficio della vaccinazione. Una simulazione condotta dall’università privata tirolese UMIT - prosegue il Comitato - ha dimostrato che la vaccinazione prioritaria di persone anziane e vulnerabili è efficace nel prevenire i ricoveri e i decessi. Va evitata la discriminazione nell’accesso al vaccino in base allo status socio-economico o al luogo di residenza”.
Per primi
Il Comitato etico rimarca la necessità di dare priorità ai gruppi maggiormente a rischio in caso di infezione: persone ad alto rischio di malattia grave o di morte se infette (soprattutto persone in età avanzata e con malattie pregresse rilevanti), in particolare se vivono in strutture di assistenza per anziani o di lunga durata. Vanno inoltre vaccinati per primi, auspica il Comitato, i professionisti della salute e dell’assistenza che sono fondamentali per il mantenimento della salute e l'assistenza dei malati e degli anziani e che, a causa del loro lavoro, sono a maggior rischio di infezione e hanno uno stretto contatto con le persone a rischio. Da tutelare prioritariamente sono inoltre persone che sono fondamentali per il mantenimento della vita pubblica e delle infrastrutture critiche (ad esempio, politici, vigili del fuoco, polizia, personale dei trasporti pubblici) che sono ad alto rischio di infezione a causa del loro lavoro (ad esempio, a causa del contatto con un gran numero di persone). Infine anche le persone che sono responsabili dell’approvvigionamento della popolazione (ad esempio, nel commercio di generi alimentari) o che lavorano nella scuola o nella cura dei bambini e che hanno un alto rischio di infezione e di trasmissione a causa del loro lavoro (ad esempio, attraverso il contatto con molte persone) devono avere la priorità in questo senso.
“Quale di questi gruppi di persone debba essere considerato prioritario dipende non da ultimo dalla situazione dell’infezione nel momento in cui il vaccino sarà disponibile, cioè se le cifre dell'infezione saranno alte o basse o quanto sarà impegnato il sistema sanitario e quali sono le previsioni giustificate basate sulle evidenze che ci saranno in quel momento. Oltre a proteggere le persone a rischio, è necessario mantenere l’assistenza sanitaria, la vita pubblica e la sicurezza” così il Comitato.
La collettività deve avere fiducia nella sicurezza, nell’efficacia e nella corretta somministrazione dei vaccini, sottolinea infine il Comitato, e ciò richiede informazioni chiare, comprensibili, continuative e trasparenti, sull’efficacia della vaccinazione e sui possibili rischi così come sui criteri di scelta per le priorità affinché le persone possano capire che dare la priorità per il vaccino ad alcune fasce di popolazione garantisce un uso equo ed efficiente delle scarse dosi disponibili a vantaggio di tutti.
Io penso che chi abbia
Io penso che chi abbia sofferto il piú di tutti siano gli anziani nelle case di riposo e persone con handicap nelle strutture protette. Per lunghissimi mesi non hanno potuto vedere i loro parenti e anche adesso i contatti sono molto limitati. Se venissero vaccinati potrebbero finalmente incontrare i loro parenti senza paura di ammalarsi (ammesso e premesso che il vaccino funzioni bene).