Bilancio deludente dell'intervento militare francese
L'operazione Sangaris, avviata lo scorso 5 dicembre 2013, è stata autorizzata avviata con il mandato delle Nazioni Unite di "mettere fine al completo crollo dell'ordine pubblico, all'assenza dello stato di diritto e alle tensione interreligiose". I mezzi finanziari e l'equipaggiamento messi a disposizione della missione sono però risultati essere insufficienti affinché l'intervento potesse avere successo. In particolare manca completamente l'elaborazione di un serio e realistico piano di pace, da concordare prima dell'invio delle truppe di pace dell'ONU previsto per settembre 2014. Altrettanto assenti sono finora le iniziative per la ricostruzione e la riappacificazione della popolazione. Proprio come l'operazione Sangaris anche la missione ONU rischia di diventare una semplice pausa tra una violenza e l'altra piuttosto che un reale mezzo verso la pace.
A fine maggio infatti si è assistito a una nuova escalation della violenza nella Repubblica Centrafricana. Le aggressioni delle milizie sono aumentate anche nella capitale Bangui, che le truppe francesi avevano un po' troppo frettolosamente dichiarata come sicura. Lo scorso 25 maggio sono stati uccisi e mutilati tre giovani ragazzi musulmani mentre si stavano recando a una partita di calcio organizzata per sostenere la riappacificazione tra cristiani e musulmani. Ai tre ragazzi sono stati tagliati gli organi genitali e estratti i cuori. La vendetta non si è fatta attendere e solo tre giorni dopo dei presunti miliziani Seleka hanno attaccato la chiesa cattolica Notre-Dame di Fatim. Durante l'attacco sono state uccise 17 persone e altre 27 sono state rapite. Forti e inorridite voci di protesta contro l'inattività del governo si sono levate dalle comunità di entrambe le confessioni.
Le autorità sembrano completamente perse di fronte alla realtà del paese. Per impedire proteste pubbliche sono stati proibiti gli invii di SMS dai telefoni cellulari. Manca del tutto il lavoro su un piano di pace credibile, tanto che i più temono che il paese finirà diviso in una parte orientale musulmana e una parte occidentale cristiana.
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