“Si cambia rotta o si va a sbattere”
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È una legge di bilancio che accende lo scontro con il governo. La Cgil ha deciso di proclamare uno sciopero generale il prossimo 12 dicembre, denunciando una manovra che – secondo il sindacato – rischia di aggravare le disuguaglianze e di indebolire ulteriormente servizi essenziali come la sanità pubblica. Una mobilitazione che coinvolge anche l’Alto Adige, dove – nonostante indicatori economici favorevoli – crescono le pressioni sul potere d’acquisto e le incertezze sul futuro delle nuove generazioni.
SALTO: Segretaria Masera, in merito alle ragioni della protesta qual è la vostra principale preoccupazione, oggi?
Cristina Masera: Questa manovra finanziaria non dà speranze di cambiamento e soprattutto di miglioramento all’Italia del 2026 ed è questo che ci preoccupa di più. La legge si limita a una redistribuzione minimale delle risorse tra capitoli di spesa, senza prevedere un aumento reale dei fondi rispetto al fabbisogno.
Quali sono i fattori più urgenti che, secondo voi, il governo non sta affrontando come dovrebbe?
C’è da dire che con la legge di bilancio 2026 l’Italia soddisferà pure le richieste europee sul riequilibrio dei conti pubblici, ma rinuncia a delineare una visione di sviluppo per il Paese. Intanto la manovra continua a ridurre, in rapporto al PIL, le risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre impoverisce soprattutto pensionati e lavoratori dipendenti che già pagano, a parità di reddito, molte più imposte degli autonomi. Le persone si ritroveranno quindi ad avere una sanità meno rispondente ai loro bisogni, nonché a pagare più tasse perché non verrà recuperato completamente il fiscal drag. Per giunta i giovani continuano a lasciare il Paese perché metà dei contratti collettivi è ancora ferma, mentre sul fronte del pubblico impiego l’accordo è stato firmato senza la Cgil che considera gli aumenti proposti non adeguati a compensare l’inflazione.
Questa manovra finanziaria non dà speranze di cambiamento e soprattutto di miglioramento all’Italia del 2026
Che cosa chiedete dunque alla politica?
Accanto alle ferme rivendicazioni che riguardano il contrasto alla precarietà, al lavoro povero, in nero e sommerso, abbiamo elaborato dei suggerimenti per reperire risorse da investire nei settori chiave. I soldi, in sostanza, vanno presi là dove sono, quindi: profitti, extra-profitti, grandi ricchezze, evasione fiscale. Ricordiamo poi che le casse dello Stato beneficiano del drenaggio fiscale, ma a spese di lavoratori dipendenti e pensionati, dato che gli autonomi hanno la flat tax. Per fare un esempio: su 35mila euro di reddito nel 2025 un lavoratore dipendente paga al Fisco 6.898 euro di imposte dovute, un pensionato 8.413 euro, un autonomo in flat tax 4.095 euro, una rendita finanziaria 4.375 euro. Una simulazione che evidenzia una disparità nella tassazione a danno dei lavoratori dipendenti e pensionati rispetto ad altre categorie di reddito. Noi proponiamo un contributo di solidarietà pari all’1,3% per i 500mila contribuenti più ricchi che frutterebbe 26 miliardi di euro. Soldi che potrebbero essere appunto investiti nella sanità pubblica.
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C’è poi l’impegno preso con la NATO di destinare il 5% del PIL alle spese per la difesa entro il 2035.
Un aumento della spesa militare che rischia proprio di drenare fondi essenziali al sistema sanitario italiano. Nello specifico la legge porterà il Fabbisogno Sanitario Nazionale del 2026 al 6,15% del PIL; il FSN scenderà ancora nel 2027 al 6,04% fino a sprofondare al 5,93% nel 2028. Ci sono quindi buone ragioni per criticare una legge che evidentemente tende a peggiorare la vita delle persone.
Soffermiamoci sul piano locale: per quale motivo un lavoratore dell’Alto Adige dovrebbe scioperare in una delle province con gli indicatori migliori d’Italia?
Alcuni principi valgono anche in Alto Adige, innanzitutto i contratti collettivi nazionali regolano i rapporti di lavoro privati anche qui e la tassazione dipende comunque dalle scelte dello Stato. Dobbiamo quindi migliorare la situazione economica anche in questa provincia dove, come noto, l’inflazione è alta. Il punto è che non c’è un investimento sufficiente per evitare l’impoverimento dei lavoratori. Basta pensare ad esempio alle pensioni altoatesine che non vengono adeguate al costo della vita locale. Per intenderci, in Alto Adige, nonostante retribuzioni e pensioni mediamente più elevate rispetto alla media nazionale, l’intensità del carovita determina un potere d’acquisto reale più basso per lavoratori e pensionati.
I soldi vanno presi là dove sono, quindi: profitti, extra-profitti, grandi ricchezze, evasione fiscale
Quali risultati concreti vi aspettate di ottenere dallo sciopero?
La fiducia di ottenere risposte positive resta alta, ma ci rendiamo anche conto di quanto sia difficile chiedere alle persone di scioperare dopo che molte di loro si sono già astenute dal lavoro diverse volte – penso ad esempio alla categoria dei metalmeccanici che nel corso del 2025 ha incrociato le braccia per oltre 40 ore per conquistare il rinnovo del contratto collettivo nazionale. In generale, è complicato chiedere ai lavoratori di scioperare nei contesti in cui perdere anche una giornata di stipendio incide molto sul bilancio familiare. Dunque probabilmente non registreremo grandi numeri in termini di partecipazione ma sono comunque convinta che le motivazioni di questo sciopero siano comprensibili e condivisibili da tutti. Se il Paese non vuole andare a sbattere nei prossimi anni, del resto, bisogna che qualcosa cambi. Il nostro impegno in ogni caso continua senza sosta al fianco di lavoratori e lavoratrici per i quali non smettiamo mai di lottare.
Che messaggio volete mandare al Paese con questa mobilitazione?
Il messaggio è di concentrarsi sulle persone e sul lavoro. Ebbene, la manovra ha stanziato fondi per imprese che effettuano investimenti in macchinari e ristrutturazioni, senza vincoli legati all’occupazione o alla tutela della forza lavoro. I prossimi anni richiederanno un impegno significativo sulla riqualificazione professionale, che sarà indispensabile sia per garantire la continuità occupazionale sia per raggiungere l’obiettivo di un lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito. È un traguardo che non possiamo perdere di vista, soprattutto nell’ambito delle politiche industriali – praticamente assenti in questo Paese e poco implementate dalla Provincia – e che sono invece fondamentali per assicurare prospettive reali anche alle future generazioni.
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