polo bibliotecario

Il maxi-progetto che prevede la realizzazione del polo bibliotecario dove attualmente sorgono le scuole Pascoli divide Bolzano, e i partiti
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: pp

In questi giorni il progetto del nuovo polo bibliotecario, con conseguente demolizione delle scuole Pascoli, sta dividendo in due la città ed il mondo politico locale. Più ci si avvicina alla decisione definitiva e più i dibattiti sul tema si fanno frequenti e accesi. Alcuni vorrebbero sfruttare l’occasione per farne un motivo di scontro politico. C’è anche chi vorrebbe, per comodità o qualunquismo, far passare i contrari al progetto per poco interessati alla cultura e affezionati solo all’architettura italiana del ventennio. Nulla di più falso, si tratta invece di persone di estrazione molto eterogenea, di qualsiasi colore politico e di entrambi i gruppi linguistici, ma accomunate dall’interesse per gli elementi architettonici di pregio, in grado di apprezzarli al di fuori del contesto storico in cui furono realizzati.

Forse invece è il caso di guardare la cosa con più distacco e obiettività, individuando i pro e i contro dell’opera sotto i vari aspetti economico, storico architettonico, culturale, della necessità dell’opera e della collocazione.

Dal punto di vista economico, l’assessore Tommasini nell’articolo dell’Alto Adige di giovedì ha dichiarato che, qualora il denaro non venisse speso per il polo bibliotecario, “Bolzano gli direbbe addio” e che “o va al polo come è stato deciso o sarà dirottato in provincia”. In pratica verrà speso, in un modo o nell’altro. Una dichiarazione non proprio in linea con l’attuale crisi economica: da una parte si chiedono ai contribuenti grandi sacrifici, dall’altra si ha l’assoluto e impellente bisogno di spendere 90 milioni di euro, esclusi i costi di mantenimento di un’opera del genere, manutenzione, stipendi ecc. visto che, trattandosi di una struttura improduttiva in termini puramente economici, andrebbe interamente finanziata con denaro pubblico per la sua intera vita operativa.

Anche sotto l’aspetto architettonico ed urbanistico si tratterebbe di un errore, in quanto l’attuale edificio è inserito armonicamente nel quartiere, sia storicamente, che stilisticamente, che a livello di volumetrie e dimensioni. Il nuovo progetto non rispetta alcuno di questi elementi e rappresenterebbe un elemento di contrasto.

Dal punto di vista della necessità poi, premesso che durante e dopo gli studi universitari ho avuto modo di fruire di quasi tutte le biblioteche di Bolzano, va tenuto conto del fatto che la città ha già una ampia offerta di luoghi dedicati alla cultura e allo studio e molte biblioteche, prima fra tutte come dimensioni e per vicinanza -meno di 1km- quella dell’università, disposta su vari piani e in grado di accogliere un numero molto elevato di studenti, con una collezione di pubblicazioni davvero ricca. Molte di queste strutture sono ben lontane dal pieno utilizzo. Il livello di istruzione medio della popolazione infatti non è determinato dal numero di biblioteche disponibili, ma dalla domanda di cultura. Inoltre, se prima di realizzare l’università si sono attesi decenni, perché mai questo polo bibliotecario dovrebbe essere così indispensabile per la città e la provincia?

Infine, sul punto collocazione, a Bolzano vi sono numerosi edifici molto meno pregevoli al cui posto realizzare un’opera di questo tipo.