Politica | L'interrogazione

Alto Adige, quando il lavoro è insicuro

Numero di infortuni nel 2019, la Provincia nelle posizioni di coda della classifica nazionale. I Verdi: “C’è o no un piano?”. L’assessore Achammer: “Ci stiamo lavorando”.
Incidente, lavoro
Foto: upi

È una ferita aperta quella degli incidenti sul lavoro in Alto Adige. Lo ha certificato l’Astat relativamente al 2019, così come la Camera di Commercio di Bolzano sottolineando che “con 28,3 infortuni sul lavoro ogni 1.000 addetti in media 2017-2019, l’Alto Adige si colloca al primo posto tra le province italiane, nettamente al di sopra della vicina provincia di Trento (17,7) e della media dell’Italia nel suo complesso (15)”.

 

La critica

 

Ad accendere i riflettori sull’argomento sono i consiglieri provinciali dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hanspeter Staffler secondo i quali dai numeri sopraelencati si evince che “l’attuale efficacia delle politiche di controllo non è adeguata a causa del poco personale e della incapacità a reperirlo - per un inquadramento non adeguato, visti i numerosi trasferimenti post concorso con conseguente diminuzione dell’organico”. Gli ambientalisti ricordano che “dal 2012 sono stati unificati i servizi ispettivi provinciali di tutela sociale, prevenzione infortuni e inchieste infortuni in un unico ufficio della Ripartizione Lavoro, senza un significativo ampliamento di efficacia grazie a tale accorpamento o evidenze di migliori risultati raggiunti”. Occorrono insomma nuove misure per ridurre al più presto gli infortuni sul lavoro, riassumono i Verdi.

Interpellando la giunta provinciale con una interrogazione sulla questione la compagine ecologista elenca le “pecche”: “non essersi ancora dotati di un organico numericamente appropriato al territorio, i ricorrenti tentativi di spostare il focus dalle funzioni di controllo ai servizi di consulenza, lo scarso impegno nella formazione del personale ispettivo, l’inerzia a dotarli dei dispositivi di protezione individuale, la ritrosia a collaborare con l’INL – chiedendo nuove competenze senza dimostrare sufficiente efficacia nell’esercitare quelle già concesse, sono tutti motivi che consiglierebbero di non recidere il legame tra il nuovo Ispettorato del Lavoro e l'attuale INL”.

 

Luci e ombre

 

Risponde l’assessore Philipp Achammer appellandosi in primis alle note positive: il numero degli infortuni è da anni in continua diminuzione nonostante la parallela crescita degli occupati, ricorda il membro dell’esecutivo provinciale evidenziando che l’occupazione in Alto Adige è cresciuta più della media nazionale, ma anche del Trentino e del Nord-est. Di contro il confronto nazionale e con il Trentino dimostra che l’andamento infortunistico nel suo complesso a livello locale è più grave che altrove, spiega Achammer aggiungendo tuttavia che il divario si riduce notevolmente se si escludono gli infortuni lievi (ogni mille occupati si registrano a Bolzano 3,3 infortunati, a Trento 2,7 e in Italia 2,8).

 

 

Le cause

 

Il fenomeno ha fattori strutturali (in Alto Adige opera in condizioni orografiche difficili un numero più elevato di agricoltori rientranti nella copertura Inail, il settore manifatturiero è mediamente di piccole e piccolissime dimensioni, per via del diffuso sistema di formazione duale nelle aziende sono presenti numerosi lavoratori precoci); culturali e commerciali (cultura della sicurezza insufficiente, propensione al rischio, catena dei subappalti al massimo ribasso) e anche un numero insufficiente di controlli, ammette l’esponente della Svp.

 

Le soluzioni

 

Cosa fa la Provincia per contrastare i risultati negativi? Investe risorse, dice Achammer. Per implementare i corsi alla sicurezza nell’insegnamento professionale; per l’aggiornamento e il rinnovamento tecnologico delle imprese e dei loro processi produttivi; per sostituire processi e macchinari obsoleti e forieri di infortuni. A questo si aggiunge il progetto di reperire nuove risorse da destinare sia alla sensibilizzazione dei datori di lavoro e dei lavoratori e alla produzione di nuovo materiale informativo, sia al rafforzamento del sistema dei controlli. Ma questo non basta. In futuro la giunta provinciale, assicura l’assessore, si impegnerà per ottimizzare i controlli con un aumento qualitativo e quantitativo delle risorse personali e tecniche; e per diffondere pratiche concrete di una cultura della sicurezza e della legalità, avendo come obiettivo l'integrazione della cultura della sicurezza nelle pratiche di lavoro. Il tutto in collaborazione con le parti sociali. Inoltre la riforma, promossa dalla delibera 850 del 3 novembre 2020, che, precisa Achammer, “non prospetta modifiche della procedura ispettiva, disciplinata da ampia legislazione nazionale”, tende a un recupero dell’efficienza organizzativa. Posto il decentramento delle competenze ispettive non c’è volontà di “staccarsi ulteriormente dal circuito nazionale sulla sicurezza del lavoro” specifica Achammer. Il fine dichiarato è quello di potenziare il servizio ispettivo provinciale. I numeri giudicheranno.