Il mistero degli 80.000 “inattivi”
I disoccupati della Provincia di Bolzano sono circa 10.000, (9.800 secondo la rilevazione Astat del novembre scorso) ma le persone in età compresa tra i 15 e i 64 anni che non lavorano e non cercano, i cosiddetti inattivi, sono 83.200 (30.600 uomini e 52.600 donne - dato Istat, qui la tabella). Chi sono questi ottantamila? Perché non lavorano e non cercano? Purtroppo essendo questi dati il risultato di un'indagine a campione, i dettagli che riguardano il titolo di studio, la condizione professionale e il motivo di inattività risultano troppo piccoli a livello provinciale per essere ritenuti rappresentativi.
Al loro interno ci sono sicuramente studenti e coloro che sono andati in pensione prima dei 65 anni, ma in totale sono circa otto volte i disoccupati. Anche l'ufficio provinciale del lavoro non può essere di aiuto ed a richiesta precisa ha risposto che "non disponendo di dati di nostra fonte al riguardo ci è impossibile rilasciare delle interviste su questo tema". Abbiamo quindi chiesto a Meri Raggi, ricercatrice di Statistica dell'Università di Bologna di aiutarci a comprendere meglio il quadro generale.
Partiamo dalle definizioni, cos'è un disoccupato per l'Istat?
Meri Raggi: Colui che ha effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento ed è disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive. Insomma per risultare disoccupato deve aver cercato attivamente lavoro nelle ultime quattro settimane. (Il termine tedesco è effettivamente più preciso Arbeitsuchende ndr)
Ma vista la sproporzione con gli inattivi, l'importanza del tasso di disoccupazione non andrebbe ridimensionata?
Il tasso di disoccupazione, come ogni indicatore, non va mai letto senza conoscerne il metodo di costruzione. Non va quindi interpretato in modo isolato perché si riferisce ad una percentuale di popolazione precisa, ovvero la popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni. Come dicevo prima, i disoccupati non sono tutti coloro che non hanno lavoro, ma solo quelli che non l'hanno e lo cercano, quindi non sono compresi coloro che non lavorano e non cercano, ovvero gli inattivi. E come dimostra il dato su questi ultimi, benestanti e scoraggiati provocano distorsioni sull'interpretazione corretta del fenomeno
Ma quindi se in una famiglia benestante ma monoreddito, il lavoratore perde il posto, si rischia che per ogni posto di lavoro perso si producano due disoccupati? Per capirci, quello che ha perso il lavoro e il coniuge che non l'aveva cercato fino a quel momento perché non ne aveva bisogno e che si mette a cercarlo.
Esatto, nel caso risulterebbero due disoccupati per ogni posto di lavoro perso, la famigerata "eliminazione della classe media" è anche questo. Ma vale anche il contrario per cui se una persona (moglie/marito) che stava attivamente cercando lavoro si scoraggia, passa nel gruppo degli inattivi e non viene più conteggiato nei disoccupati.
Poi ci sarebbe da capire se gli inattivi sono tali per sfiducia o perché benestanti....
Sì è l'ennesima sfaccettatura. La diminuzione dei disoccupati e l'aumento degli inattivi può avvenire per motivi opposti: per l'aumento della sfiducia nel trovare lavoro o perché si è raggiunto un benessere tale per cui una parte della popolazione non lo cerca più. Infatti, non si cerca lavoro per diversi motivi, perché non se ne ha economicamente bisogno, o perché tanto non si trova, o perché viene offerto un lavoro non ritenuto all'altezza dal richiedente.
Quindi anche i numeri mentono?
No, i numeri non mentono ma vanno interpretati correttamente considerando e conoscendo i metodi di costruzione del dato.
Tornando, quindi, ai numeri, non va dimenticato che il tasso di inattività della Provincia di Bolzano, ovvero la percentuale di popolazione tra i 15 e i 64 anni che non lavora e non cerca, è del 25%, il più basso d'Italia, in alcune province meridionali supera il 50%, nella provincia di Milano è il 27,9%, a Trento il 30,2%. C'è poi un numero che non farà particolarmente piacere ai lavoratori.
In Provincia di Bolzano, sempre la più attiva di Italia, i residenti in età lavorativa (cioè di almeno 15 anni di età) sono 423.200, a fronte di 506.700 residenti totali, mentre gli occupati sono 245.200 (dato Astat).
Detto brutalmente, gli occupati sono meno della metà del totale della popolazione residente.
Chieda pure
Il campione della provincia di Bolzano è di circa 10.000 interviste annue e pertanto si possono fare moltissime disaggregazioni.
In risposta a Chieda pure di Stefano Lombardo
Il dato che ho pubblicato è
Il dato che ho pubblicato è dell'Istat che non inserisce la disaggregazione per provincia, ma solo per regione.
In risposta a Chieda pure di Stefano Lombardo
dati
Purtroppo il dato Istat non è linkabile, occorre andare sul sito dell'Istat, selezionare I.Stat e selezionare lavoro e inattivi.
In risposta a Chieda pure di Stefano Lombardo
I dati che Lei trova sui siti
I dati che Lei trova sui siti non sono gli unici diffondibili. Se Lei viene presso ASTAT o chiede, Le possiamo far vedere che il questionario ha le informazioni che Le servono: titolo di studio, condizione (studente, casalinga...) e, come gia' Le ho mostrato in tabella, eventuale condizione di "scoraggiamento". Il tutto ad un livello molto basso di errore di campionamento essendo le forze lavoro la campionaria con la numerosita' piu elevata tra tutte quelle che facciamo in ASTAT / ISTAT. Cordiali saluti e buona domenica. Stefano Lombardo (metodologo presso ASTAT e responsabile dal 2001 al 2011 dell indagine forze lavoro presso ufficio regionale ISTAT)
disoccupati + scoraggiati per regione
Regione Tasso di mancata partecipazione al lavoro (nota sotto)
Campania 36,9
Sicilia 35,2
Calabria 34,5
Puglia 30,1
Basilicata 27,7
Sardegna 25,5
Molise 23,5
Lazio 16,2
Abruzzo 15,8
Marche 12,5
Umbria 12,5
Piemonte 11,4
Toscana 11,4
Liguria 11,2
Lombardia 10,1
Friuli-V. Giulia 9,6
Veneto 9
Emilia-Romagna 8,9
Valle d'Aosta 8,8
Trento 8,3
Bolzano 4,8
Percentuali di disoccupati di 15-74 anni + scoraggiati (inattivi che non cercano lavoro nelle 4 settimane ma disponibili a lavorare)
sul totale delle forze di lavoro 15-74 anni + scoraggiati 15-74 anni.
Dati molto macro...
La rilevazione del numero di disoccupati e quindi della relativa percentuale fatta con questi criteri bisogna proprio dirlo... lasciano il tempo che trova.
1) Prima dei 16 anni non si può lavorare, perlomeno la legge non lo prevede: ma che senso ha includere questi soggetti?
2) Non vengono incluse tutte le persone delle diverse categorie: e gli imprenditori, gli artigiani, ecc.. che hanno dovuto chiudere e sono senza lavoro??
3) I parametri li deve fornire chi diffonde i dati: per quale motivo enti o soggetti preposti non si preoccupano di comunicare correttamente la notizia?
Notizie date senza appropriata spiegazione sono da considerarsi scorrette ma soprattutto falsano completamente tutte le analisi e contribuiscono alla sottovalutazione (come nel nostro caso).
A noi cittadini viene data una fotografia "sfuocata e sbiadita".
tasso di occupazione
Io propongo da tempo di introdurre il tasso di occupazione,
Una parte della donne si dedicherà alla famiglia (alcune per volere, altri perché avendo figli piccoli non trovano un lavoro part time, Pochi non lavorano perché vivono di rendita.