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Parigi? “Finché non vedo non credo”

Giorgia Piccolin, in 97esima posizione del ranking mondiale del tennis tavolo, finisce lo “slam” nella top 20 e sogna le Olimpiadi di Parigi: “Ho battute due atlete sulla carta molto più forti di me, ma ho ceduto contro la 15enne giapponese”.
Piccolin
Foto: Fitet
  • Per Giorgia Piccolin il Saudi Smash, che per il ping pong è un torneo al pari di uno “slam” del tennis, è terminato ieri, mercoledì 8 maggio. La bolzanina classe ’96 lo ha concluso in sedicesima posizione, dopo una difficilissima partita contro la 15enne giapponese Miwa Harimoto, numero 8 del ranking mondiale. Per Piccolin, però non termina il sogno olimpico, anzi, con il Saudi Smash Piccolin ha compiuto un passo determinante verso le Olimpiadi di Parigi.

     Io sono scaramantica: finché non vedo il mio nome nella lista delle atlete qualificate alle Olimpiadi non ci credo e continuo per la mia strada

    SALTO: L’ultima partita è stata difficilissima, ma la sconfitta non ti ha lasciato l’amaro in bocca.

    Giorgia Piccolin: È stato un torneo tostissimo. Sono contenta del mio percorso e di com’è andato questo torneo. Ho vinto tre partite alle qualificazioni, un grande traguardo. Poi, contro la numero 50 al mondo – io sono 97 esima – sono riuscita a vincere. E, di nuovo, ho vinto contro un’altra atleta intorno alla 50esima posizione che, l’incontro precedente al mio, aveva battuto la numero 9 al mondo. Insomma, sulla carta io ero meno forte. Batterle mi ha dato molte soddisfazioni.

    I media danno la tua qualificazione olimpica per certa. È davvero così?

    Per ora tutti mi dicono che la mia partecipazione a Parigi 2024 è certa. Io sono scaramantica: finché non vedo il mio nome nella lista delle atlete qualificate non ci conto e continuo per la mia strada. La classifica verrà pubblicata a metà giugno.

    Nasce tutto per caso: con la mia famiglia andavo in uno stabilimento balneare sul Mare Adriatico e giocavamo sempre a ping pong.

    Quali altri tornei ti attendono?

    Giocherò a Zagabria, a Rio de Janeiro e a Lubiana. Sono tutti tornei che danno punti per Parigi 2024. Questo è stato un anno complicato, ho gareggiato tantissimo, anche a Singapore, dove ha fatto un ottimo risultato Debora Vivarelli. Ma arrivare tra le prime 16 a Saudi Smash mi dà la giusta carica per continuare.

    Se doveste qualificarvi entrambe, tu e Vivarelli, come sembra, sareste ben due altoatesine alle Olimpiadi di tennis tavolo. Una grande spinta per il movimento locale.

    Ci sono tante società in regione. Certo, sarebbe un bel risultato e speriamo di portarne a casa altri. Prima di dare tutto per scontato, però, vediamo anche come si comportano le altre atlete del ranking mondiale.

  • La bolzanina: occupa la 97esima posizione nel ranking mondiale di tennis tavolo. Insieme a Debora Vivarelli potrebbe andare a Parigi 2024. Foto: World Table Tennis
  • Il tennis tavolo, oltre ad essere una passione, è il mio lavoro

    Come hai conosciuto il tennis tavolo? E con che team ti alleni?

    Nasce tutto per caso: con la mia famiglia andavo in uno stabilimento balneare sul Mare Adriatico e giocavamo sempre a ping pong. Inizialmente facevo sci e nuoto, poi a 9 anni ho iniziato ad allenarmi seriamente a Maso della Pieve con Edith Santifaller.

    E poi?
    Per 9 anni mi sono allenata a Termeno. Successivamente sono passata a Cortemaggiore, in provincia di Piacenza dove per 3 anni ho giocato in serie A1. Mi sono anche trasferita per 4 anni in Francia giocando però nel campionato in Germania. Ora è da 2 anni che sono tornata in Italia e mi alleno al Centro Federale a Terni. Il prossimo anno giocherò nella serie A francese, a Montpellier.

    Inoltre, fai parte del gruppo sportivo dell’Esercito, riesci a conciliare sport e lavoro?

    Esatto, faccio parte del gruppo sportivo dell’Esercito. Con questo team riesco a portare avanti la mia passione e raggiungere determinati obiettivi. Il tennis tavolo, oltre ad essere una passione, è il mio lavoro. Non devo conciliarlo con attività lavorative ma con la mia vita privata e spesso non è facile. Stare vicino alla famiglia, tornare più spesso a Bolzano… sono cose che mi mancano, ma so che sono sacrifici che sto facendo per raggiungere un grande obiettivo.