Economia | Commercio

Nostalgia, cattiva consigliera

Le nuove sfide del commercio e il ritorno di "mamma Provincia"
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Quella del commercio è una crisi grave anche in provincia di Bolzano. Negozi che chiudono, dipendenti sotto crescente pressione su orari e salari, concorrenza esasperata. Un mondo che cambia rapidamente nelle scelte dei consumatori, nel tipo di prodotti, nelle modalità di vendita, nella varietà “etnica” dei commercianti. È dura per chi vive del commercio, specialmente di quello piccolo e di periferia. Un cambio epocale, spinto dalla globalizzazione, dalle innovazioni tecnologiche e dalla stagnazione dei redditi. Che fare per tutelare il settore e dargli un futuro? “Far tornare indietro la Storia”, sembrano dire convinti i Politici ed i rappresentanti delle Imprese e dei Dipendenti. In questa direzione si muovono infatti le loro proposte di queste ultime settimane: reintroduzione dell’obbligo di autorizzazione da parte dei Comuni per l’apertura degli esercizi commerciali (Unione dei commercianti), la definizione degli Orari di apertura da parte dei Comuni (Sindacati), la norma di attuazione dello Statuto di Autonomia con i poteri della Provincia per gli insediamenti commerciali al dettaglio nelle zone produttive. Insomma, un ritorno al passato con un rinnovato ruolo dirigistico dei Comuni e della Provincia nelle attività commerciali. Senza tenere conto che di quel passato non esistono più i consumatori, le famiglie, le abitudini. Ai mali attuali del commercio, non servono le medicine scadute.
www.albertostenico.it

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Filippo Turati Mer, 06/08/2016 - 09:20

Bravo, invece delle presunte medicine "scadute" del boom economico postbellico usiamo le medicine scadutissime del fine 1800 inizio 1900. Basta regolarizzazione, il mercato è dio e il signor Stenico è il re degli economisti volgari del terzo millennio.

Mer, 06/08/2016 - 09:20 Collegamento permanente
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Dai retta a un… Mer, 06/08/2016 - 16:23

Quindi cosa proporrebbe ? Una totale deregulation ? Ma davvero le sembra che senza regole si possa anche gestire ? Oppure mi vuole dire che non è nemmeno necessario gestire ? Glielo chiedo perchè sarebbe una notizia: applicando questa visione a ogni ambito (e perchè mai solo al commercio, suvvia) otterremo finalmente una società pienamente anarchica. Sig. Stenico Lei è un anarchico: chi lo avrebbe mai detto !
Quello che succederebbe ce lo spiega la fisica: un sistema se lasciato libero evolve naturalmente verso la massima entropia (cioè nel più totale caos per dirla in breve).

Mer, 06/08/2016 - 16:23 Collegamento permanente
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Mensch Ärgerdi… Gio, 06/09/2016 - 11:51

Il piccolo e medio commercio che basa la sua attività sulla vendita di merce di massa ha le ore contate. Uno può girare e rigirare la frittata quanto vuole, contro le grandi catene e il commercio online non c'è chance.
L'unica soluzione è offire ciò che la grande distribuzione con i suoi prodotti di massa non può offrire: il prodotto su misura! Un ritorno all'artigianato dei sarti, calzolai ecc... che a prezzi accessibili offrono merce di alta qualitàdando un senso di esclusività ai propri clienti. Basta pensare al boom di tatuaggi e tatuatori di questi tempi: alla gente piace incaricare e discutere assieme all'artista per filo e segno ciò che vuole avere ed è disposto a spendere per questo servizio.

Gio, 06/09/2016 - 11:51 Collegamento permanente
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Paolo Gelmo Gio, 06/09/2016 - 22:53

Anni fa andai da Peppino (Giuseppe Sfondrini) a presentare l'attività della mia azienda che all'epoca poteva essere considerata "innovativa". Peppino si perse un po' in chiacchiere; sottolineò l'importanza dell'innovazione e mi raccontò che quando iniziò la produzione delle lampadine su larga scala molte fabbriche di stoppini per candele dovettero chiudere e parecchia gente dovette cercarsi un altro lavoro. L'esempio di fece sorridere. A volte mi torna in mente.. e sorrido ancora.. ma non fa una piega!

Gio, 06/09/2016 - 22:53 Collegamento permanente