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Politica | Cattive abitudini

Il cambio di casacca mina il sistema democratico

Non basta la riforma costituzionale per cambiare i partiti italiani.

Per capire chi potrebbe vincere il referendum del 4 dicembre in Italia, un osservatore straniero farebbe la cosa più semplice: sommerebbe i voti dei partiti che sostengono la riforma costituzionale. È una netta minoranza, il 35 per cento, mentre i contrari arrivano al 65 per cento. La logica aritmetica non darebbe a Matteo Renzi la minima chance di vincere. Ma siccome l’Italia è un paese politicamente anomalo, non andrà così. Lo suggeriscono anche i sondaggi, che attualmente danno il no in lieve vantaggio con il 53 per cento.

Se finisse realmente così, chi sarebbe il vero vincitore? Matteo Salvini o Beppe Grillo? Silvio Berlusconi o Nichi Vendola? La destra dei Fratelli d’Italia o il rabbioso capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, che sfoga quotidianamente il suo astio verso Renzi? O semplicemente la solita accozzaglia da carrozzone politico che spazia da Casapound alla Sinistra italiana (che fino a poco tempo fa si chiamava Sel)?

In questa campagna elettorale si possono osservare logiche assurde che nessuno straniero riuscirebbe mai a capire: perché l’imprenditore Silvio Berlusconi esorta a votare no mentre la Confindustria è scesa in campo per il sì? E come mai due ex segretari del Partito democratico come Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani guidano la crociata contro il segretario del proprio partito?

La situazione si presenta caotica anche all’interno degli stessi partiti, alcuni lacerati e divisi tanto quanto il Partito democratico (Pd). Il 40 per cento degli elettori di Forza Italia, per esempio, non sembra disposto a seguire le indicazioni di Berlusconi al referendum.

Ma ci sono domande più incisive, che riguardano la sostanziale incapacità dei partiti di destra e di sinistra di cambiare un paese dove ogni riforma del lavoro, della scuola e della giustizia affonda tra lobby, opposizioni e proteste. Perché, per esempio, il parlamento ci ha messo anni per arrivare a una riforma mediocre e lacunosa, che non soddisfa neanche chi la sostiene e che molti considerano un male minore?

"Le leggi elettorali in Italia sono degli strumenti che ogni partito cerca di maneggiare a proprio vantaggio"

Per arrivarci c’è stato bisogno di una maratona infinita, con migliaia di ore di dibattiti accesi alla camera e al senato, con cori, urla, risse e i famosi 82 milioni di emendamenti presentati dal senatore leghista Roberto Calderoli, già noto per aver definito la sua legge elettorale “una porcata”. Come mai in Italia ora ci si prepara all’anomalia di una nuova riforma elettorale, mentre quella introdotta appena un anno fa non è mai stata applicata?

Più aumentano le domande e più cresce la rassegnazione. A cosa serve una nuova legge elettorale, in un paese dove un esercito di voltagabbana altera pesantemente il risultato elettorale già dopo pochi mesi? È un malcostume da ignorare?

Le leggi elettorali – all’estero intoccabili da decenni – in Italia sono degli strumenti che ogni partito cerca di maneggiare a proprio vantaggio. Una legge usata come merce di scambio tra i partiti: tu mi dai il proporzionale e io ti tolgo il ballottaggio. Scambio un Mattarellum con un Consultellum. Un mondo ermetico lontanissimo dai cittadini.

 

Cambi di casacca

È anomalo che nella lite eterna sulla legge elettorale nessuno parli mai del numero impressionante di voltagabbana che in tre anni hanno falsificato il risultato delle elezioni: 363 cambi di gruppo e 260 parlamentari coinvolti, secondo dati diffusi a settembre. Un fenomeno preoccupante, che non esiste in nessun altro paese dell’Unione europea e che destabilizza il sistema politico italiano: senza il sostegno dell’ex berlusconiano Denis Verdini e del suo gruppo parlamentare, il governo Renzi sarebbe già caduto.

Il primato di questa gara insensata spetta a Luigi Compagna, con sei cambi. Il senatore e docente universitario campano milita attualmente nella formazione dei “conservatori e riformisti”, che nessuno conosce e che alle ultime elezioni non é stata votata da nessuno. Semplicemente perché sulla scheda non si trovava. Oggi il parlamento pullula di gruppi le cui sigle sono sconosciute alla stragrande maggioranza degli italiani: Democrazia solidale, Alleanza per l’Italia, Alternativa libera possibile, Centro democratico, Libertà e diritti, Fare! e molte altre.

Fino alla scadenza regolare della legislatura nel 2018, la frenetica migrazione supererà probabilmente i quattrocento cambi di gruppo. Solo il partito di Berlusconi ha perso più di cento parlamentari. Ma quello dei cambi di casacca è anche un vero business. Perché ogni deputato porta al suo gruppo 50mila euro di finanziamento pubblico e ogni senatore 60mila euro. La legge elettorale ovviamente non si occupa di questa grave anomalia, che sta minando la democrazia parlamentare. E neanche la costituzione, che semplicemente non prevede vincolo di mandato.

 

Il parere dei comici

È una questione di regolamenti parlamentari. Gli stessi che non prevedono sanzioni neanche contro gli assenteisti cronici come il senatore Niccolò Ghedini (99,02 per cento) o il re delle cliniche Antonio Angelucci ( 99,4 per cento). In Italia la democrazia è intesa come libertà senza limiti. Puoi farti eleggere senza mai mettere piede in parlamento. Nessuna regola chiara, nessun limite di legislature, emendamenti chilometrici, deputati che per protesta salgono sul tetto di Montecitorio. E non tranquillizza certo la notizia che ora nella campagna elettorale già accesa siano entrati su fronti diversi anche i comici Roberto Benigni e Maurizio Crozza – perché ci sarà poco da ridere.

In una democrazia profondamente malata, dove un senatore può cambiare bandiera sei volte in tre anni, la faccenda dei voltagabbana viene semplicemente ignorata perché ritenuta “politicamente non risolvibile”. Giusto poche settimane fa l’onorevole Adriano Zaccagnini – eletto nel Movimento 5 stelle – è tornato nel gruppo misto dopo essere stato nella Sinistra italiana. Siamo a un cambio all’anno.

Forse è vera la frase scritta sul Palazzo della civiltà italiana, attribuita a Benito Mussolini, secondo la quale gli italiani sono “Un popolo di poeti di artisti di eroi, di santi di pensatori di scienziati, di navigatori di trasmigratori”? Questi ultimi, tra l’altro, hanno anche un abbondante stipendio per passare da una sponda all’altra.

 

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Questo articolo è stato pubblicato in prima battuta su Internazionale

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Karl Trojer Dom, 10/09/2016 - 18:05

Gerhard Mumelter hat mit diesem Artikel eine hervorragende Analyse über den Zustand des italienischen Parlaments und vieler seiner Politiker geliefert. Die darin aufgeworfere Frage ist, meines Erachtens, nicht so sehr jene zu bestehenden Zutständen, sondern erscheint mir als ein Apell dafür, die Voraussetzungen zu schaffen, dass diese Zustände künftig nicht so weiterlaufen. Eine wesnetliche Chance für diese Änderung liegt sicher im bevorstehenden Referendum vom 04.12.2016, das von zu vielen Menschen die sich ärgern verteufelt wird. In der Wehklage über unvollkommene Details wird von Gegenern, so meine ich, die einzig mögliche Priorität vergessen und das bestehende Schlamassel betoniert. Ich empfehle deshalb, bei aller Unvollkommenheit des zur Abstimmung kommenden Gesetzes, mit JA zu stimmen !
Karl Trojer, Terlan

Dom, 10/09/2016 - 18:05 Collegamento permanente
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F. T. Lun, 10/10/2016 - 09:13

Tutto deve cambiare affinchè nulla cambi. Ja so ist es. Italien ist unregierbar
da die Bürger des Landes nicht regiert werden wollen. Jeder verteidigt seine kleinen oder grossen Privilegien, und deshalb ist er gegen jede Änderung des Status quo. Die Anwälte wollen die Prozesse nicht beschleunigen, denn das heutige System garantiert jahrelange Einkünfte für jeden Fall. Die Steuerberater wollen kein einfaches System, sonst sind sie arbeitslos. Marode Staatsbetriebe werden weiter gefüttert, um Parteifreunden die Butter auf dem Brot zu garantieren.Und wenn dann einer wie Renzi versucht etwas an diesem System zu ändern muss er weg geputzt werden. Deswegen JA beim Referendum, zumindest ist es ein bescheidener Anfang zur Reform dieses Systems.

Lun, 10/10/2016 - 09:13 Collegamento permanente
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Giancarlo Lun, 10/10/2016 - 17:58

Votare SI non cambierà certo il malcostume della classe politica né la moltiplicazione dei pani e dei pesci per gli amici degli amici. Inoltre la riforma costituzionale sottoposta a referendum non è granché: alcuni articoli sono scritti male, non sono precisati bene i poteri legislativi che restano al Senato, i poteri delle regioni a statuto ordinario sono drasticamente ridotti, alla faccia del federalismo di cui si cianciava fino a ieri, e il tutto potrebbe combinarsi in modo negativo con la legge elettorale, l'Italicum, che ha grossi difetti. Però dei passi avanti vengono fatti: il Senato non vota più la fiducia al governo e (si spera) per la maggior parte delle leggi non ci sarà più la navetta tra Camera e Senato, per cui (si spera) l'iter legislativo diventerà più efficiente e veloce. Inoltre, last but not least, in Italia il meglio è nemico del bene, e votare NO pensando che così si salva la democrazia e si prepara la strada per una riforma costituzionale migliore è pura utopia. Dopo il 4.12 l'accozzaglia di partiti e movimenti che attualmente è per il NO (da CasaPound a Sinistra Italiana passando per Forza Italia e Lega Nord) si scioglierà come neve al sole, Camera e Senato manterranno uguali poteri ma avranno due leggi elettorali diverse per cui andare a nuove elezioni sarebbe semplicemente insensato, il governo Renzi cadrà o comunque sarà fortemente indebolito, quindi ... il caos? Direi che il caos è l'ultima cosa che l'Italia può permettersi in questo momento. Per quello che vale io voto SI.

Lun, 10/10/2016 - 17:58 Collegamento permanente
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Mensch Ärgerdi… Lun, 10/10/2016 - 18:42

In risposta a di Giancarlo

"per la maggior parte delle leggi non ci sarà più la navetta tra Camera e Senato, per cui (si spera) l'iter legislativo diventerà più efficiente e veloce."
Sbagliato! Leggasi il nuovo art. 70 per vedere che sopratutto per le materie di una certa importanza non è così. Per le materie restanti, non vedo come mai dovrebbe esservi un migliorameto della situazione con una camera sola. Non avremo più una navetta, ma ciò non impedirà che le leggi rimangano bloccate nelle commissioni oppure (fatto più probabile) da queste non prese in considerazione.
Certo è invece è che questo obrobrio scritto con il deretano di un scimpanzè ubriaco manderà in tilt totale la Corte Costituzionale, alla faccia del caos!
Votare SI ad una riforma che vorrebbe cambiare le fondamenta di questo Stato, solo per allungare la vita di un pessimo governo (ricordiamo che alla faccia della rottamazione Renzi è tenuto in vita da niente popò di meno che Verdini!!! vi rendete conto?) è la cosa più stupida che si possa fare.
Una riforma costituzionale si può fare, ma non è ne necessaria ne è il rimedio all'infima classe politica italiota. Il problema della stabilità dei governi, va affrontato semmai con una legge elettorale e regolamenti di Camera e Senato che puniscono il cd. "trasformismo".

Lun, 10/10/2016 - 18:42 Collegamento permanente