Neofascismo online, le forme digitali dell’odio
La propaganda, oggi, passa dai social network; si chiama “Gruppo Fascista per la rinascita d'Italia” ed è solo una delle tante pagine Facebook (con più di 134mila iscritti) che inneggiano al fascismo del terzo millennio. Qualche altro esempio: Camerati Italiani; Fascisti del Terzo Millennio; Falange Nera; Socialismo Mussoliniano; il Movimento Fascismo e Libertà; il gruppo Dio, Patria, Famiglia; Fiamma Nera; Orgoglio Fascista; Noi Fedelissimi dell'Italia e del Duce. La diffusione capillare sul web – secondo il censimento “Web Nero” di Manuela Caiani e Linda Parenti edito da Il Mulino nel 2013, riportato all’interno di un’inchiesta de L’Espresso – è tale che sono circa cento i principali siti attivi in Italia, senza contare i vari blog, forum e negozi online dove si possono acquistare cimeli d’epoca fascista e non solo. Una sequela di simbolismi – dalla Croce Celtica alle teste rasate, al doppio 8 che simboleggia le due H dell'Hail Hitler -, infestano i siti i cui contenuti vengono postati e cancellati con la velocità di un saluto romano, così da non permettere di tracciare una mappa affidabile e aggiornata sulla loro presenza reale nella rete.
Ultimo casus belli in ordine di tempo è stata la visita del neo Presidente Mattarella alle Fosse Ardeatine, che ha scatenato sul web insulti e condanne nel pieno dell’estasi dell’esibizione pubblica, nel meccanismo tipico del fascismo, con i "nostalgici" che hanno sventolato la loro libertà di espressione mentre esprimevano opinioni imbottite di ostilità reazionaria. “Un altro mafioso ebreo” è stato uno dei commenti più “soft” indirizzati al Capo dello Stato apparsi su una delle pagine in questione. “Siamo impegnati a mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone. Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all'odio o comunque contrari agli standard della nostra community”, è il commento di un portavoce di Facebook Italia riportato nell’articolo de L’Espresso. Manifestazioni di odio che però piovono copiose sulle pagine degli estremisti da tastiera, tanto da poter facilmente rischiare di essere tacciate di apologia di fascismo, un reato a tutti gli effetti.
L’annoso problema del rispetto formale della libertà d’espressione viaggia in questo caso su terreni molli, destabilizzati da enormità antidemocratiche e da un oscurantismo difficilmente difendibile, con una domanda sola che finisce per ronzare nelle orecchie: dividere il neofascismo per zero è possibile?
Il reato é previsto. D' altra
Il reato é previsto. D' altra parte é curioso scoprire ció che gira nelle teste, specialmente per uno come me, che non ha ancora terminato le riflessioni su come potesse nascere il nazi-fascismo e che si era dato varie spiegazioni: motivi religiosi (lotte ancestrali tra religione del padre e del figlio, tra cattolici e protestanti), educazione (HJ, Arbeitsdienst ecc.), inconscio collettivo alt-germanisch (cosí Jung) ecc. Ma ora, difronte ad una generazione nata nel lassez faire, abituata a sentirsi ripresa per ogni accenno di aggressivitá fin dall' asilo nido, possedente di ogni comoditá e coccolata fino a maggiore etá inoltrata. Cosa succede???????