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Bolzano. Che rabbia!

Prime considerazioni sul voto di ieri.

La Bolzano che protesta. Il primo dato che salta agli occhi analizzando i risultati delle comunali di ieri è che ormai è chiaro come esista e si vada affermando, in città, un sentimento diffuso di rabbia, di frustrazione, di ripulsa totale verso il sistema tradizionale dei partiti. È un comune sentire che si esprime attraverso tre diversi modi: il primo è quello dell'astensione dal voto, anche ieri rilevante rispetto al dato già bassissimo di un anno fa. Il secondo è quello dei consensi in costante ascesa al movimento di Casapound, il terzo quello dei voti che hanno premiato il Movimento 5Stelle, campione della rivolta contro il vecchio sistema partitico.

Il secondo elemento che emerge chiaramente è quello relativo agli effetti che sul voto, ma soprattutto sulla ripartizione dei seggi in consiglio ha avuto la riforma che ha introdotto la soglia del cosiddetto quoziente intero. Vi è stato un "effetto ghigliottina" che ha escluso dalla prossima assemblea tutta una serie di forze politiche, alcune delle quali storicamente radicate nella realtà cittadina, che altrimenti sarebbero entrate in aula, ma questa semplificazione non sembra affatto possa rendere più facile, proprio per gli effetti della protesta di cui sopra, la formazione di un governo cittadino solido è stabile.

Vediamo perché.

I salvati e i sommersi. Iniziamo proprio da quelle forze politiche che in consiglio non sono riuscite ad entrare. Scompare una fetta rilevante dell'opposizione di sinistra. Non solo Rifondazione, ridotta elettoralmente ai minimi termini dopo gli anni in cui aveva raccolto consensi anche attorno alla figura dell'assessore Luigi Gallo, ma anche la Sinistra  di Guido Margheri, sempre in bilico tra critica e partecipazione ai governi cittadini. Mentre era tutto sommato prevedibile l'esclusione dei Pensionati, della lista "I love my Town" e di Südtiroler Freiheit, meritano un cenno meno frettoloso gli esiti del voto che riguardano Elena Artioli e Anna Pitarelli. Non sappiamo quanto la consigliera provinciale Artioli credesse, in cuor suo, alla prospettiva di diventare "La sindaca di ferro" di Bolzano, ma se solo ci aveva sperato il risveglio da questa notte di scrutini deve essere stato particolarmente amaro. Solo 802 voti. Almeno però ora sappiamo con precisione quanto pesa politicamente Artioli, perlomeno nel capoluogo. In precedenza infatti si era sempre presentata sotto altri simboli: quello della Suedtiroler Volkspartei, quello della Lega e quello di Forza Italia. Questa volta la fuga solitaria, lasciata nelle retrovie anche la più recente adesione al movimento Liberal PD, proietta qualche inquietudine anche sul futuro politico dell'arrembante Artioli. Diverso il discorso per Anna Pitarelli che, pur esclusa dal consiglio, ottiene un discreto successo personale che potrebbe assicurarle, se ben gestito, un futuro politico.

Chiuso il discorso sui bocciati vediamo un po' di analizzare i risultati di coloro che in consiglio entreranno. Di Casapound abbiamo già detto: aumenta di oltre 1500 voti il suo bottino elettorale e porta da uno a tre i suoi seggi in consiglio rispetto ad un anno fa. (Va detto a questo proposito, e il discorso vale anche per tutti gli altri partiti di cui accenneremo, che il raffronto con i risultati del 2015, per quanto riguarda i seggi, è falsato proprio da diverso sistema di attribuzione con l'introduzione della soglia). Festa grande anche per i Pentastellati che crescono nel voto aggiungono due seggi ai quattro che già avevano conquistato l'anno scorso. Festeggia, tra i "cani sciolti" anche alla civica di Gennaccaro che dimostra di avere una solida base in città: 300 voti è un seggio in più. A sinistra, dopo la scomparsa di Rifondazione e Sel, restano solo i Verdi, anch'essi in crescita di alcune centinaia di voti ma soprattutto di ben due seggi. Ora dovranno decidere come gestire questa forza.

La Suedtiroler Volkspartei: il partito della stella alpina, nonostante la decisione di presentarsi con un candidato sindaco anche al primo turno e quindi senza alleanze precostituite non riesce a recuperare i voti persi lo scorso anno ma ottiene uno scranno in consiglio in più sempre grazie alla nuova normativa. Ora è attesa  a scelte fondamentali.

La destra: di Casapound si è già detto. Per il resto le tre forze scese in campo, anche se lo negheranno vigorosamente, si aspettavano probabilmente qualche cosa in più. La Lega Nord, che contava, come nel 2015, sull'effetto Salvini cede qualche consenso ma mantiene i suoi cinque seggi in consiglio. La formazione che ha visto alleati Alto Adige nel cuore di Urzì e Forza Italia può vantarsi di aver portato al ballottaggio Mario Tagnin , mentre la lista raccolta attorno alla figura di Giorgio Holzmann ha ottenuto due seggi. Quasi impossibile un confronto con i risultati del maggio 2015 ma sicuramente allora le liste della destra ottennero parecchi voti in più.

L'ultimo capitolo riguarda ovviamente il centro-sinistra raccolto attorno alla candidatura di Renzo Caramaschi.  Il PD accusa una lieve flessione dei consensi in termini assoluti, rispetto al 2015, che diviene più marcata, però, se si tiene conto che questa volta nella lista erano presenti gli esponenti del PSI che lo scorso anno si erano presentati da soli. Comunque il partito può consolarsi con i due seggi in più in consiglio ottenuti sempre grazie al nuovo sistema di riparto. Meno allegra la situazione per la "civica" nata in appoggio alla candidatura dello stesso Caramaschi che sconta un calo netto di quasi un migliaio di voti rispetto a quelli ottenuti un anno fa dalla lista nata per sostenere Luigi Spagnolli. Va detto però che questa poteva contare anche sul contributo della formazione di Elena Artioli.

E adesso? Ora gli scenari politici che si presentano sono due e  occorre fare molta attenzione a non confonderli. Il primo, ovviamente, è quello del ballottaggio che tra due settimane vedrà opposti Renzo Caramaschi e Mario Tagnin. Il primo dovrebbe poter contare senza troppi problemi sul conforto degli elettori delle forze di sinistra, Verdi compresi, mentre il secondo, altrettanto naturalmente, dovrebbe catalizzare il voto degli elettori di Casapound e della lista Holzmann. Sarà essenziale invece capire cosa deciderà la Suedtiroler Volkspartei, anche perché questa scelta dipenderà in buona parte l'esito dell'impresa successiva: quella di dare un governo alla città. Ci sarà un'opzione Per Caramaschi, nel solco di una più che ventennale tradizione, oppure prevarrà il "modello Laives" con la scelta per il centrodestra?

Quello che la SVP veramente vorrebbe, ballottaggio parte, è molto chiaro: una "Grosse Koalition" tra centro-destra e centro-sinistra, con il taglio delle formazioni estreme (Verdi e Casapound) per ritornare ai tempi gloriosi della prima Repubblica. Ipotesi molto difficile realizzare, almeno in base al panorama attuale.

Le strategie e gli apparentamenti per il ballottaggio, comunque, non devono indurre a errate considerazioni sulla futura formazione di una giunta comunale. Come un anno fa nessuno dei due sfidanti dispone da solo dei consensi necessari a formare una solida maggioranza. Chiunque vinca domenica 22 maggio dovrà intraprendere un faticosissimo e forse impossibile lavoro di cucitura per le possibili alleanze.

Se fossimo nei panni del commissario Penta aspetteremo ancora a fare le valigie e a disdire il contratto di affitto dell'alloggio.

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Massimo Mollica Lun, 05/09/2016 - 09:36

Bellissima, come sempre, l'analisi che fa Lei.
Personalmente l' exploit credo lo abbia fatto il movimento 5 stelle. Vero voto di protesta "apartitico". Cosa poi serva questo voto, visto che non appoggeranno nessuno e si opporranno a tutto (Laives non fa testo), non è dato a sapere. E' vero che Casapound ha guadagnato tanto ma si potrebbe dire che c'è stato un riposizionamento all'interno della destra (a discapito di Unitalia e Lista Benussi ma anche della Lega) e ciò sia quasi il suo massimo possibile. Comunque la si veda, in entrambi i casi sono voti di protesta. E la protesta viene come può anche finire. Ha tenuto bene la SVP, ma c'è da considerare che non si presentava Projekt Bozen. Meno bene il PD, visto che appunto la volta scorsa non c'erano i socialisti. Anche se c'è da dire che ora aveva tutti contro, quindi ha una sua base elettorale, al pari ella SVP. Quella base che invece la destra non ha!
Il futuro? Non sono così sicuro che gli elettori di altri partiti possano appoggiare un candidato piuttosto che un altro (piuttosto non votano), diciamo però che Caramaschi parte avvantaggiato. Mentre per la composizione dell'eventuale maggioranza ho il forte dubbio che i Verdi siano disposti a entrare. La questione Benko è diventata per loro la madre di tutte le battaglie (più che l'aeroporto). Io vedo piuttosto la possibilità che partecipi oltre al PD (9) e SVP (8), alla lista civica per Caramaschi (2) , Io sto con Bolzano (2), che dovrebbe giustificare l' ennesimo stare a guardare e pure Alleanza per Bolzano (2), laddove Holzmann aveva già anticipato la sua disponibilità a fare una "grossa coalizione". Così si otterrebbe una maggioranza risicata, che comunque scongiurerebbe il commissariamento. E non è detto che potrebbe aprire scenari futuri con un eventuale apporto, anche solo esterno, della Lega.

Lun, 05/09/2016 - 09:36 Collegamento permanente
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Martin B. Lun, 05/09/2016 - 10:34

Gute Analyse. Unvorhersehbar wie schon 2015 die Mehrheitsfindung und Stabilität derselben. Die Zuwächse von M5S, Grüne und Casapound machen die Mehrheitsfindung und eine gute Arbeit sicherlich sehr beschwerlich. Sowohl Grüne als auch Holzmann sind in der Koalition mehr Fußfesseln als sonst was. Caramaschi steht vor der Herausforderung zu beweisen, menschlich und leitend mehr drauf zu haben als Spagnolli. Ich bin skeptisch.

Lun, 05/09/2016 - 10:34 Collegamento permanente
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Dai retta a un… Lun, 05/09/2016 - 11:10

Secondo me nell'analisi manca l'evidenziare che se si guardano gli eletti nel PD sembra di essere tornati indietro di 20 anni con la DC: Repetto, Baratta, Randi...
Con tutto il rispetto per le persone, certamente degnissime, non si può proprio dire vi sia stato il tanto atteso rinnovamento, frutto della tanto sbandierata rottamazione. In realtà l'unica rottamata è stata la sinistra, letterelmente sparita, sia nei partiti più a sinistra che nel PD stesso.
Gli elettori di sinistra hanno chiaramente indicato che non amano nè i nostalgici, tanto meno il centrismo esasperato del PD. E penso per questo motivo non siano andati a votare, dimostrando di quanto bisogno ci sia di un nuovo soggetto a sinistra del PD, posto che ormai il PD rappresenta il solo centro.
L'altra grande fetta dei non votanti penso siano i giovani che davvero non trovano nel panorama politico emerso non solo nessuno che li possa rappresentare ma nemmeno nessuno che abbia seriamente tentato di farlo. Aspetto a mio parere inquietante perchè in un momento come questo il fatto che governi una gerontocrazia (non solo anagrafica) è non solo inadeguato ma anche pericoloso. Perchè il rischio è che la non partecipazione si trasformi poi in protesta di pancia a tutto vantaggio degli estremi più radicali. In parte questo lo stiamo già vivendo con il risultato di CasaPound e non può che estendersi se non si riuscirà ad intercettare efficacemente questo elettorato.
No, questo risultato non può nemmeno piacere.

Lun, 05/09/2016 - 11:10 Collegamento permanente