Il caso di alcuni ragazzi che hanno scavalcato muri, anche pieni di storia, pur di assistere a un concerto rock, fa tornare di attualità l’antico e frusto dibattito sui costi della musica dal vivo.
Da decenni gli organizzatori musicali (quelli davvero in buona fede non sono poi tantissimi) e gli stessi musicisti sollevano grandi lamentazioni sulle spese affrontate, dal luogo del concerto alla paga di elettricisti e non, per non parlare dei cachet di chi suona o canta.
Ma davvero si pensa, soprattutto in questa estate 2023, che una ragazza o un ragazzo (ricordate “Anna e Marco” di Lucio Dalla?) possano spendere 30 o 40 euro (quando va bene…) per ciascuna serata dal vivo in chiave musicale?
Davvero organizzatori e istituzioni pubbliche che spesso vanno a braccetto su questo terreno credono che alzare i prezzi dei biglietti sia come far cassa con le multe stradali (altro capitolo da approfondire) o come fa da sempre un sistema fiscale anche locale che sembra davvero creato nella Transilvania da cartolina (o quasi) dei conti Dracula?
Viene in mente – accanto ad una serie di avvenimenti musicali gratuiti o quasi in chiave pop e rock e Merano è tra le più virtuose e coraggiose – viene in mente, dicevamo, il costo calmierato, anzi calmieratissimo, dei concerti di grandi festival come il Festival Bozen di Bolzano. O di alcune stagioni estive passate e presenti di Trento, Rovereto e – francamente salendo e anche non poco di livello artistico rispetto a Trento – la Chigiana a Siena, l’Amiata Piano Festival oppure i concerti che da anni Venezia dedica alle compositrici e autrici di musica classica.
Ma allora perché i ticket di molti concerti costano decine di euro?
Si dirà: sponsor privati e istituzioni pubbliche intervengono spesso in questi casi con iniezioni di denaro che servono a tenere basso il prezzo dei biglietti.
Vero, verissimo. Ma allora perché i ticket di molti concerti – soprattutto, va detto, nelle metropoli e non solo italiane – costano decine di euro? Chi ci guadagna pensa davvero, magari con un sorriso ebete disegnato sul viso, che dopo due o tre mesi di lavoro si possa far niente per i dodici mesi successivi? E in nome di che cosa che non è più né (turbo)capitalismo, né cavalcare inflazioni o deflazioni eccetera, eccetera?
Oppure fatelo per Anna, Marco e Lucio. Tra i quali, ancora oggi, non si riesce bene a capire chi sia il grande cantautore e chi siano i due ragazzi “che si scambiano la pelle”
L’estate (non) sta finendo. E i concerti continueranno. Quelli diciamo pop e rock continueranno ad attirarci. Ma, attenzione, molti appuntamenti con la musica classica (cameristica, sinfonica, contemporanea e non solo) sono lì che ci aspettano. Con i loro biglietti max 15 euro e spesso a 5. Con la qualità e la magia di musica interpretata da persone che la studiano da almeno dieci, venti, trenta e più anni.
Perché non seguire quei concerti, più numerosi che mai? Le nostre paghette ma anche i nostri risparmi o conti in banca ringrazierebbero molto. Oppure fatelo per Anna, Marco e Lucio. Tra i quali, ancora oggi, non si riesce bene a capire chi sia il grande cantautore e chi siano i due ragazzi “che si scambiano la pelle”. Intonati (e bellissimi) tutti e tre allo stesso modo.