Politica | La polemica

La mozione della discordia

Aspre critiche trasversali dal mondo della politica all’iniziativa dei Freiheitlichen sul sondaggio etnico nelle scuole. Ma ecco perché qualcuno la difende.
Steccato
Foto: Pixabay

È, giocoforza, una levata di scudi, quella contro la mozione dei Freiheitlichen che impegna la giunta provinciale a procedere con una “schedatura etnica” negli asili e nelle scuole per rilevare la lingua madre dei bambini al momento dell’iscrizione. Va detto che quella di poter fare una scrematura fra le iscrizioni è un’iniziativa che finora non è mai andata a segno in quanto la dichiarazione linguistica è protetta dalla privacy. Ostacolo in questo caso bypassato dal momento che la rilevazione verrebbe effettuata “previo assenso del garante per la privacy”.

Non basta comunque a smorzare le polemiche il fatto che la mozione - votata dalla maggioranza in consiglio provinciale, con la Svp schierata insieme ai secessionisti della destra tedesca e il Pd, al contrario, che si smarca con i Verdi e il centrodestra rappresentato da Alto Adige nel cuore - dichiari di voler solo “ottenere chiari dati statistici sulla realtà linguistica nell’ambito della formazione”. Il fine ultimo, dichiara Tamara Oberhofer, prima firmataria del documento, è quello di garantire il diritto all’insegnamento nella propria madrelingua.

Fra le reazioni pervenute quella dei candidati alla segreteria del Pd Alessandro Huber e Uwe Staffler. “Le famiglie rifiutino di rispondere al sondaggio etnico che marchia i bambini, rifiutiamoci tutti. Per la nostra splendida comunità questa è una vergogna. Una pagina nera. Mettiamo in pratica davvero nelle nostre vite l'insegnamento di Hannah Arendt: di fronte a certe assurdità nessuno ha il diritto di obbedire!”, afferma Huber con tanto di foto su Facebook:
 


Altrettanto caustico il commento di Staffler: “Con tutto il rispetto per le opinioni altrui non è accettabile usare i numeri di una maggioranza etnica per imporre a tutti un'impostazione retrograda e potenzialmente pericolosa per la buona convivenza nella nostra terra”.
 


Citazione fantozziana quella dell’ex segretario del Pd Antonio Frena per descrivere il tenore dell’iniziativa dei Freiheitlichen: “Il gruppo linguistico dei bambini è come la corazzata Potemkin: una boiata pazzesca”. Dice la sua anche l’insegnante della scuola d’infanzia ed ex esponente dei dem Cornelia Brugger secondo cui quella della dichiarazione della propria madrelingua al momento dell'iscrizione a scuola è “pura e becera discriminazione. Non sorprende che a presentare la mozione in Consiglio sia la destra tedesca, che vuole un Alto Adige diviso, anacronistico e chiuso. Sorprende invece il voto favorevole della Svp che mostra la sua vera natura di partito di destra. Achammer e compagni predicano convivenza e integrazione, ma nei fatti sono per dividere più che per unire”. 

Nicol Mastella, consigliera comunale di Io sto con Bolzano, esprime la sua contrarietà partendo dal piano personale: “Fino a quattro anni parlavo solo in Italiano, pur avendo la mamma “tedesca”….quindi cosa avrebbero dovuto indicare i miei come madrelingua? C'è tutta una fetta di bambini mistilingui qua fuori! Continuiamo a doverci categorizzare tra gruppi linguistici, quando la nostra stessa società ormai ci impone di guardare oltre”. Si unisce al coro Caterina Pifano, consigliera comunale dei 5 stelle a Bolzano: “La vera preoccupazione, invece di avere una unica scuola per tutti, è costruire altri muri! La politica più becera ed asservita ai suoi interessi”.

La soluzione dei secessionisti non piace nemmeno al deputato di Articolo 1-Mdp Florian Kronbichler che la definisce “un attacco al diritto dei genitori di scegliere liberamente la scuola in cui iscrivere i propri figli. La mozione spiana la strada non a una scuola divisa per madrelingua, ma a una scuola divisa per (dichiarazione di) appartenenza al gruppo linguistico. Bisogna impedire questo inizio”.

E a proposito della Südtiroler Volkspartei, il capogruppo in consiglio comunale a Bolzano Sebastian Seehauser insiste al contrario sul fatto che non si tratta di fare alcuna scrematura: “La rilevazione è uno strumento utile per assicurare la qualità dell'insegnamento a tutti i bambini, indipendentemente dal gruppo linguistico - dichiara l’esponente della Stella Alpina a salto.bz - Un sondaggio del genere dà la possibilità già prima dell’inizio della scuola di capire se c’è la necessità di intervenire per esempio con più risorse a livello didattico oppure per distribuire i gruppi in modo congruo e dunque in maniera tale da non accentuare un ‘dislivello’ linguistico. Non c'è alcuna discriminazione in questo”.