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“Sono un garante dell’Autonomia”

Di governo più che di lotta: il deputato Alessandro Urzì (FdI) racconta la sua metamorfosi. “Non è tempo di riformare lo Statuto. No alla lista unica del centrodestra”.

salto.bz: Onorevole Urzì, da quando è stato eletto deputato, si è fatto decisamente più silenzioso. Cosa la tiene così impegnato?

Alessandro Urzì: Mi sono trovato in un vortice che mi assorbe totalmente. I provvedimenti di inizio legislatura e di chiusura dell’anno sono impegnativi. Sono stato relatore di un primo provvedimento, la conversione in legge del decreto d’iniziativa governativa sul riordino delle attribuzioni dei Ministeri. Sto prendendo le misure della situazione nuova, oltre ad attrezzarmi di una struttura e uno staff di ausilio alla mia attività quotidiana. Un po’ meno comunicati, quindi, ma perché si lavora nel concreto dei nostri doveri.

È capogruppo di Fratelli d’Italia nella Commissione Affari Costituzionali della Camera. Lì dove si inizia a parlare di Presidenzialismo.

Ci stiamo attrezzando, come dicevo. Le istituzioni non stanno ad aspettare, i tempi sono stretti e oltre all’attività ordinaria quotidiana, ci sono all’orizzonte grandi riforme che vanno preparate adeguatamente. Bisogna studiare, bisogna conoscere l’impatto di ogni azione sul territorio nazionale e nelle diversità delle singole realtà regionali.

Lei rappresenta il Sudtirolo in una maggioranza di governo di destra, oltretutto sedendo in una commissione dove si affrontano diverse questioni attinenti l’Autonomia. Come si sente in questa nuova veste?

Come un garante. Ricordo che nessun collega della Volkspartei siede in Commissione Affari costituzionali, che è una commissione strategica. Ma non c’è nulla da temere: ci sono io a rappresentare l’Alto Adige, l'ho detto anche a Kompatscher. Sono un garante del nostro territorio, del nostro assetto, delle nostre peculiarità e opportunità, meglio investite nell’interesse di tutti e non solo di interessi particolari. Sono fiducioso e ottimista.

Nessun collega della Volkspartei siede in Commissione Affari costituzionali, che è una commissione strategica. Ma non c’è nulla da temere: ci sono io a rappresentare l’Alto Adige.

A che punto siamo con le Commissioni paritetiche dei 6 e dei 12?

Ho sentito in più occasioni il ministro Calderoli, che ha dimostrato la volontà di essere tempestivo, rapido, efficace ed efficiente. Ho un’ottima considerazione di lui, sia come ministro che come esponente della Lega: è concreto e pratico. Le Commissioni saranno operative nel più breve tempo possibile. Nel merito però non voglio dare suggerimenti al ministro su decisioni che spettano solo a lui.

Anche riguardo ai nomi?

Saranno inseriti in un quadro di collaborazione, non dico di concertazione, ma di ragionamento all’interno dell’intera coalizione.

Però non sarebbe una cattiva notizia per il suo partito se avesse un proprio rappresentante nelle paritetiche…

Indubbiamente.

 

Se dovesse darsi degli obiettivi, per la comunità di lingua italiana dell’Alto Adige che si è sempre fregiato di rappresentare e per l’Autonomia del Sudtirolo, quali vorrebbe ottenere in questa legislatura?

Una discussione franca, argomentata, documentata, il più possibile obiettiva rispetto ai temi che ciclicamente sono affiorati nel dibattito. Ma nel momento in cui si assume una responsabilità di governo, quale ha il nostro partito - e io mi ritengo una persona di istituzioni più che “politica” - non bisogna perdere d’occhio la ragione sociale generale di un’azione di governo. Essa deve riguardare tutti i cittadini. Si dovranno affrontare tanti temi senza avere atteggiamenti pregiudiziali, da parte nostra e degli interlocutori. Ora si è aperto il tavolo sulle riforme istituzionali: vanno discusse tutte le conseguenze che potranno produrre, anche sugli assetti locali.

Nel momento in cui si assume una responsabilità di governo, la ragione sociale generale dell’azione di governo riguarda tutti i cittadini.

A partire dall’Autonomia differenziata per le Regioni ordinarie?

È vista con molta cautela dai rappresentanti di alcune autonomie speciali, che temono di dover mutare assetto a causa del riconoscimento di maggiori spazi di autonomia alle regioni a statuto ordinario. Non è però il caso del Trentino-Alto Adige, che ha un’autonomia particolarmente vincolata.

Anche a livello internazionale.

Sì, questo non lo direi…

Con l’Austria c’è un ancoraggio internazionale che una Sardegna non ha.

Sì, certo. In ogni caso la tutela della minoranze linguistiche si aggancia al quadro dell’autonomia speciale, si pensi al Trentino. Ma soprattutto: che idea di Alto Adige tra trent’anni vogliamo avere? In questi giorni va di moda il tema del bilinguismo.  Un tema che mi dispiace sempre venga definito “il cavallo di battaglia dei Verdi”: da quando Alleanza Nazionale è nata (e Fratelli d’Italia ne è la prosecuzione) il tema del bilinguismo a partire dall’istituzione scolastica ha sempre caratterizzato profondamente la destra altoatesina. Che spinge per una visione plurale e plurilingue del territorio.

Il tema del bilinguismo a partire dall’istituzione scolastica ha sempre caratterizzato la destra altoatesina.

FdI non rappresenta più solo “gli italiani”?

Essere rappresentante della parte italiana porta a una maggiore consapevolezza anche degli interessi delle altre componenti linguistiche, come dell’interesse generale. Una società plurilingue è una grande sfida. Un giorno si potrebbe aprire una discussione franca e obiettiva sui quattro anni di residenza, e non parlo di proposte di legge, ma d’un piano di discussione. Lo dico così: rientra in una revisione dello Statuto che va oltre l’attualità politica. Ma ora non è tempo (né in previsione) di riformarlo.

La premier Giorgia Meloni, nel suo intervento programmatico alle Camere, ha però parlato di “ripristino degli standard di autonomia che nel 1992 portarono al rilascio della quietanza liberatoria”.

Se c’è bisogno di avere quel riferimento, in questo quadro non è nemmeno escluso possa essere compreso un ragionamento di revisione dello Statuto d’Autonomia. Si dovrà ragionare insieme, non sarà mai un atto unilaterale: parlo di uno spazio di confronto politico ideale per comprendere di cosa ha bisogno l’Alto Adige oggi, di una visione e una cura quotidiana. Faccio un esempio: il mio ordine del giorno che impegna ad affrontare l’emergenza bostrico, che sta mangiando le nostre foreste.

Un Urzì di governo e non più di lotta. Anche al governo dell’Alto Adige?

Certo, è auspicabile. Una forza politica nasce per governare, non per essere governata. Abbiamo subìto il non essere in maggioranza, non lo abbiamo scelto, pur sapendo che i nostri princìpi non sono negoziabili. E ciò varrà anche in futuro. Tutto dipenderà dal potere contrattuale: perciò ho proposto uno schema dove ognuno si presenta alle elezioni provinciali con il proprio simbolo, dopo aver condiviso un programma politico unitario, la stessa visione e l’impegno di presentarsi unitariamente alle consultazioni con la SVP. La lista unitaria costringe a rinunciare a quei singoli resti che fanno “scattare” l’elezione di consiglieri. Conviene vi siano più liste.

Convengono più liste. Una lista unitaria di centrodestra costringe a rinunciare a quei singoli resti che fanno “scattare” l’elezione di consiglieri.

La “fiamma tricolore” è stata sdoganata dalla Stella alpina?

Questo bisogna chiederlo alla Volkspartei. Posso solo dire che i rapporti personali sono ottimi, come lo erano in Consiglio provinciale, mentre sul piano politico c’è lo sforzo reciproco di capire le rispettive ragioni. La concretezza vince, in questa fase politica, e sarebbe bello che toccasse anche ambiti in cui sinora c’è stata rigidità.

È a suo agio in questo ruolo governativo, dopo anni di opposizione?

Sono consapevole delle responsabilità che riguardano l’intero paese, l’Italia tutta, anche su materie che non toccano l’Alto Adige. Ma c’è un altro livello, invece, legato al “mandato morale” assegnatomi da Giorgia Meloni, garantendomi l’elezione, ed è l’impegno che sto costruendo in questo momento. Mi piacerebbe dare qualcosa di importante all’Alto Adige, creando un clima ragionato sui temi, senza pregiudiziali.

 

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Klemens Riegler Mar, 01/10/2023 - 22:48

Herzlichen Dank dem Herrn Onorevole Urzi, dass er auch die SüdtirolerInnen in Rom vertritt, obwohl er von keiner und keinem Einzigen gewählt wurde. Was für ein Glücksfall!
Und was denken seine WählerInnen über ihren Vertreter in Rom ? Hoppla, die kennen ihn wahrscheinlich gar nicht und haben noch nie von einem Onorevole Urzi gehört.

Mar, 01/10/2023 - 22:48 Collegamento permanente
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Klemens Riegler Dom, 01/15/2023 - 10:20

In risposta a di Claus Gianotti

Es ist ja vielleicht gar nicht so schlecht, dass ein zweiter italienischer Südtiroler nach Rom gewählt wurde. Wobei er bekanntlich ja keine einzige Stimme in Südtirol erhalten hat. Eher würde ich mich als Bewohner von Vicenza aufregen, wenn einer den ich gewählt hätte, die "Südtiroler Autonomie" vertritt. Und wohl eher nicht "meine" Anliegen.

Dom, 01/15/2023 - 10:20 Collegamento permanente