“Vogliamo rappresentare gli italiani”
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Rappresentare gli italiani, questa la priorità di Antonio Bova, il candidato sindaco del centrodestra (Fratelli d'Italia e Lega) alle elezioni comunali di Bressanone, che si svolgeranno il 25 febbraio. Bova, che da anni si occupa di politica in città, critica gli ultimi governi SVP-PD per la gestione dei soldi pubblici e per la mancanza di una visione sulla città. Molto duro sulla scelta di Renate Prader come candidata sindaca di Bressanone, secondo l’insegnante non rappresenterebbe il gruppo linguistico italiano e rischierebbe di causarne una sottorappresentazione in consiglio ed in giunta.
SALTO: Quali sono le priorità della vostra lista di centrodestra a Bressanone?
Antonio Bova: La città vive una profonda dissonanza tra la gestione politica di PD ed SVP e le reali esigenze dei cittadini, il nostro obiettivo è ridare la priorità ai cittadini. La fascia media, in particolare, soffre il peso di un costo della vita e degli immobili, ormai insostenibile. Negli ultimi anni la politica non ha attuato interventi tempestivi per contrastare questa tendenza, limitandosi a misure tardive, come la recente modifica sulle zone centro-urbanistiche. Io sono dell’idea che sia un po' tardi, a Bressanone in zona 13 un alloggio di 34 metri quadrati costa 140 mila euro, siamo arrivati al paradosso che costano più le case qui che a Bolzano. E poi c’è il problema della mancata rappresentazione del gruppo linguistico italiano..
Non pensa che a livello politico gli italiani in città siano rappresentati?
Dal mio punto di vista il Partito Democratico non rappresenta totalmente il gruppo linguistico italiano, è una zona di interessi locali, lobbystici anche, che non rappresenta i cittadini. Quest’anno poi hanno deciso di candidare a sindaco una persona del gruppo linguistico tedesco, Renate Prader; questo crea una reale problematica di rappresentanza del gruppo linguistico italiano. A Bressanone siamo il 25% della popolazione, ma quasi sicuramente non ci sarà il secondo assessore italiano perché il PD candida una tedesca e questo blocca l'entrata del sesto consigliere italiano in consiglio, senza il quale non ci sarà il secondo assessore. Una città si condivide quando si governa insieme, mentre la scelta di portare Renate Prader semplicemente affievolisce la presenza del gruppo linguistico italiano in consiglio comunale e poi in giunta.
Quindi lei punta a rappresentare gli italiani?
Certamente. Quando si parla di reinserire il gruppo linguistico italiano, la mia battaglia forte è quella dell'alternanza linguistica alla presidenza del consiglio comunale. Chi si oppone a questo? A opporsi è proprio il PD, che è il partito che deve trovare una poltrona alla signora Prader.
A proposito di PD, nella vostra lista c'è anche il vice-sindaco Claudio Del Piero, che era stato eletto con il Partito Democratico, come mai questo cambio?
Claudio Del Piero proviene in realtà da democrazia cristiana. Negli ultimi anni si è trovato in aperta contrapposizione al PD locale e ne è uscito quando questo ha deciso di candidare a sindaco Renate Prader, diminuendo la rappresentanza del gruppo linguistico italiano. La richiesta che ci fanno sempre i cittadini è di unire il gruppo italiano e questo è quello che abbiamo cercato di fare, speriamo che venga capito il progetto. Del Piero aveva l'idea di fare una lista civica, ci siamo parlati ed abbiamo scongiurato questa cosa. C'è bisogno di unire il gruppo linguistico italiano e non di dividerlo.
Per quanto riguarda l’SVP, il candidato sindaco Andreas Jungmann ha detto che dopo le elezioni preferirebbe continuare a lavorare con il PD, come è stato fatto fino ad adesso. Come mai?
Dire che questo è un complimento al mio lavoro, vuol dire che ho fatto opposizione bene. Penso che sia una questione di elettorato: l'unico spauracchio che può avere la SVP è quello della propria destra, le liste Die Freiheitlichen e Jwa - Wirth Anderland a Bressanone potrebbero erodere il tessuto elettorale della Volkspartei. Per questo, per mantenere il proprio elettorato, viene detto "il PD sono i buoni, i Fratelli d'Italia sono i cattivi". Si fa leva su questo per tenersi alcuni elettori a destra, penso però che il mondo sia abbastanza cambiato, oggi noi siamo espressione del Vicepresidente della Provincia oltre che al governo del Paese. Comunque, Jungmann ha chiarito dicendo che aspetteranno i risultati delle urne.
Lei è stato un grande oppositore storicamente della Volkspartei, com'è ora trovarsi insieme in giunta provinciale?
Io mi oppongo al Partito Democratico, non alla Volkspartei. L’SVP sicuramente non è un partito di sinistra, anche a Bressanone è la parte più economica e liberale che governa, se mai è un problema loro governare col PD. Io credo che si debba cambiare, credo che negli ultimi hanno non abbiano guardato agli interessi dei cittadini, ma la nostra visione valoriale e quella della Volkspartei non sono distanti.
Quali sono i vostri obiettivi a livello locale e amministrativo come lista di centrodestra?
Dobbiamo puntare su una città vivibile, che non segue le mode, come può essere quella della pista ciclabile. A Bressanone hanno messo una ciclabile lungo l'unica arteria che raggruppa le strade, l'ex statale. Questa pista ciclabile doveva essere presente anche sulle rotonde, poi hanno visto che era troppo pericolosa e l’hanno cancellato dalle rotonde, mantenendola però sul resto della strada, creando discontinuità. Non hanno messo neanche cartelli di fine di pista ciclabile davanti alle rotonde. Il problema è che, secondo me, non c'è una coerenza in come vengono realizzati alcuni progetti in città.
A proposito di progetto in città: è tornata la questione del giardino vescovile, spazio del quale non si è ancora ben capito quale sia la sorte. Lei cosa ne pensa?
In questo caso, come in altri, il PD e l’SVP hanno giocato con questa questione del giardino vescovile come se avessero i soldi dei monopoli. Spendiamo 25 mila euro l'anno per l’affitto del terreno, ormai siamo arrivati a oltre 365 mila euro di spesa senza avere un progetto chiaro. Dal 2008, quando si affittò il giardino, ad oggi, non si è aperto niente. Io credo che dovremmo avere cura dei soldi pubblici, che sono soldi dei cittadini. Ora si tiene la struttura chiusa, si pagano 25 mila euro d’affitto e si usano i soldi del PNNR per bonificarle l’area, mentre la bonifica spetterebbe al proprietario del terreno, non sicuramente all'affittuario.
Come preferirebbe fosse gestito il terreno?
Personalmente, con la mia formazione da storico dell’arte, preferirei una visione più storica, legata al contesto del palazzo vescovile. Capisco però che in pochi andrebbero a visitarlo e che i costi di gestione di una struttura come questa sarebbero alti. Credo che se si sia deciso di andare avanti con il progetto di Heller, pur avendo alcune difficoltà, perché l’importante al momento è aprire il giardino. Non si può più veramente attendere dal 2008 fino al 2024, continuando a pagare soldi per avere un giardino chiuso, con ricorsi ed altre cose. È un tema che appassiona forse più Verdi e Team K.
Cosa intende?
Io credo che la sinistra ne stiamo facendo un tema ideologico. Una struttura come un giardino può essere sempre modificata e cambiata facilmente negli anni, però se ne discute molto. Su altre questioni di tutela, storica, artistica o architettonica, non ci si batte altrettanto, mi riferisco alla nuova biblioteca. Si è preferito fare una struttura moderna in un centro storico ed un tessuto urbano completamente medievale, noi siamo stati gli unici ad opporci a questa scelta incoerente.
Verso quale direzione sta andando la città di Bressanone?
Credo che ci sia una visione turistica e sociale su Bressanone che deve essere valorizzata. Bressanone ha perso la sua identità molti anni fa e deve ritrovarla, al momento è un po' come la bella addormentata. Gli amministratori vorrebbero tutto, ma non sappiamo bene da che parte andare.
E, secondo lei, in che direzione bisognerebbe andare?
La mia idea è che dovremmo essere la città a vocazione culturale ed universitaria in Alto Adige. Abbiamo un profondo patrimonio da sviluppare che è ancora poco conosciuto. Ciò non significa non volere altro, vuol dire riprendere le mani di una storia grande che abbiamo avuto in passato. Abbiamo strutture importanti come il Museo diocesano, che dovrebbe essere inserito bene nel contesto cittadino e non lo è. Si preferiscono fare grandi resort, grandi alberghi, ma poi la visione culturale, che è tipica della città, non si sviluppa chiaramente.
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" l'unico spauracchio che può avere la SVP è quello della propria destra, le liste Die Freiheitlichen e Jwa - Wirth Anderland a Bressanone potrebbero erodere il tessuto elettorale della Volkspartei." Der Herr Bova scheint noch nicht mitbekommen zu haben, dass die Freiheitlichen in Brixen gar nicht mehr kandidieren.