Società | l'iniziativa

Resistenze a pedali

Nasce la ciclofficina popolare allo Spazio Autogestito 77 di Via Dalmazia che inaugura anche lo sportello sindacale rivolto ai riders della città.
Ciclofficina
Foto: Salto.bz

Oggi, martedì 12 gennaio, partirà allo Spazio Autogestito 77 di via Dalmazia, la ciclofficina popolare Pedale Radicale. Il progetto - presentato ieri in conferenza stampa - avrà lo scopo di fornire un supporto tecnico e meccanico ai ciclisti urbani che vogliono imparare a conoscere e riparare il proprio mezzo autonomamente ed è gestito su base volontaria da meccanici e appassionati desiderosi di mettere in condivisione la propria esperienza e passione, nell’ottica di una sempre più necessaria mobilità sostenibile da implementare.
“La bicicletta non è più un passatempo, ma uno strumento quotidiano essenziale” specifica Luca Gransinig, uno dei meccanici volontari presenti. “Lo vediamo per esempio con i riders, che utilizzano questo mezzo quotidianamente per portare avanti il proprio lavoro”.

 

“Questo progetto potrà essere un aiuto concreto alla categoria” ha spiegato la segretaria della Cgil Christine Pichler,, che affiancherà la ciclofficina con uno sportello ad hoc per i ciclo fattorini. “Quando verranno qui, troveranno anche un rappresentante che risponderà alle tante e diverse domande. Vogliamo inoltre sensibilizzare sulle battaglie sindacali che si stanno susseguendo in Italia per la rivendicazione dei diritti dei riders. Noi siamo per un contratto che tuteli il lavoratore, che tenga conto del diritto allo sciopero, ai riposi pagati e alla salute”.

 

“Non siamo auto(no)mi”

 

Lavoratori dipendenti a tutti gli effetti ma intrappolati tra le false righe di una professione autonoma che li priva delle più basilari e fondamentali forme di tutela: sono i lavoratori appartenenti alle multinazionali delle consegne a domicilio - Deliveroo, Glovo e Uber Eats, solo per citarne alcune - che ogni giorno sfrecciano tra le vie del centro per consegnare i pasti dei ristoranti, che in periodo di pandemia sopravvivono anche e soprattutto grazie all’asporto. Ma il prezzo è alto. Solo pochi giorni fa nel napoletano è balzato alle cronache l’episodio che ha visto suo malgrado protagonista un fattorino, rapinato del proprio mezzo e del proprio incasso durante una consegna. Un episodio liquidato in mezzo ai diversi casi di microcriminalità ma che ha messo in luce una delle tante condizioni di precarietà lavorativa, che comprende anche l’assenza di un mezzo di trasporto aziendale e il ricorso obbligato a uno personale.

A peggiorare la situazione è stato il contratto firmato a settembre da Assodelivery, che riunisce Deliveroo, Glovo, Uber Eats, Just Eat e Social Food, e il sindacato di destra Ugl, entrato in vigore il 3 novembre e che cristallizza la retribuzione a cottimo, tarata ovvero sul numero di consegne effettuate. L’iniziativa è stata condannata da numerosi sindacati e dalle principali piattaforme di riders autorganizzati, fino ad arrivare a diverse sentenze del tribunale del lavoro, a una circolare ministeriale che ribadisce i caratteri del rapporto lavorativo continuativo subordinato e al passo indietro di Just Eat.

Ma la strada da percorrere è ancora lunga.

“Lavorare in queste condizioni è davvero difficile - spiegano a salto.bz i riders presenti alla conferenza stampa - noi lavoriamo per quattro euro a consegna, ma quando gli ordini provengono dall’altra parte della città il poco tempo che abbiamo per effettuare le consegne durante le ore dei pasti, che si sommano ai tempi di attesa dei ristoranti, si riduce drasticamente”.

 

L’impiego dei riders nella città di Bolzano è cresciuto esponenzialmente durante i mesi del lockdown, posizionando la città autonoma al sesto posto in Italia per numero di fattorini impiegati. Una categoria essenziale che difficilmente si è vista riconosciuta come tale. Basti pensare alla dotazione di dispositivi sanitari, come guanti e mascherine, fornite dalle aziende solo dopo diverse settimane e non prima di forti reazioni scatenatesi in diverse città italiane.
“A livello contrattuale dovremmo essere assicurati per quanto riguarda l’infortunio sul lavoro - sottolinea un ciclo fattorino - ma questo avviene molto spesso solo sulla carta, l’azienda non risponde”.

 

“Un presidio sociale aperto e inclusivo”

 

“La ciclofficina e lo Spazio 77 in generale non serviranno solo da mero supporto meccanico - sottolinea il volontario e dottorando in ecologia forestale Luca De Ros - ma potrà divenire uno spazio di confronto e di riunione per i riders che portano avanti le loro istanze e noi li supporteremo. Quello che verrà a crearsi sarà dunque un presidio sociale aperto e inclusivo, in connessione con le altre attività in procinto di riprendere. Non servono competenze specifiche ma voglia di fare e mettersi in gioco”.

La ciclofficina e lo sportello sindacale saranno attivi tutti i martedì dalle 17.30 alle ore 20.30 e sarà possibile contattarli e seguire le attività attraverso i loro canali Instagram e Facebook.